Lesotho
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(App. IV, ii, p.326; V, iii, p. 184)
Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Popolazione
Nel 1998 stime ufficiali attribuivano al paese una popolazione di 2.062.000 abitanti. Il tasso di incremento demografico è molto elevato (2,6% nel periodo 1990-98); di conseguenza - date le scarse possibilità economiche - è forte l'emigrazione verso la Repubblica Sudafricana, dove il 60% della forza lavoro complessiva del L. è impegnato in attività minerarie e agricole (contro il 45% del 1987).
Come per il passato, la distribuzione della popolazione è molto irregolare: le aree più densamente popolate sono quelle occidentali, in pratica le sole terre arabili del paese, dove si concentra ben il 70% degli abitanti con densità che raggiungono anche i 200 ab./km² (la media nazionale è di 68 ab./km²). Il 74% della popolazione vive in zone rurali; l'unico centro importante è la capitale, Maseru.
Condizioni economiche
Il L. versa in condizioni di estrema arretratezza e le possibilità di sviluppo sono fortemente compromesse dal marcato squilibrio esistente tra i tassi di crescita della popolazione e quelli dell'apparato produttivo. Inoltre, le sorti del paese dipendono in modo pressoché totale dalla Repubblica Sudafricana che, oltre a offrire - come già detto - possibilità di lavoro a molti immigrati lesothiani (le cui rimesse contribuiscono a formare il 45% del PIL), interviene con cospicui aiuti finanziari. Tuttavia, in conseguenza di tale legame, il paese ha risentito, nel corso degli anni Ottanta, del periodo di recessione verificatosi oltre confine, come pure, più di recente (1996), della svalutazione del rand sudafricano, cui la moneta del L. (il loti) è legata secondo un rapporto di parità. Tale condizione di virtuale dipendenza, d'altro canto, difficilmente potrà essere eliminata, sia per la limitatezza delle risorse del L., sia per la posizione del paese, completamente circondato dal territorio sudafricano.
Nel tentativo di far superare al paese l'emergenza economica e malgrado le tensioni politiche interne, nel 1988 le autorità governative hanno varato una serie di provvedimenti economici, concordati con il FMI, per avviare programmi di sviluppo, e già a metà degli anni Novanta il reddito nazionale registrava un discreto incremento (113,6% nel 1994, 112,6% nel 1995). Nel 1996 il FMI ha concesso al paese un credito supplementare: sul piano strutturale la contropartita di questo nuovo aiuto è stato lo smantellamento della regolamentazione agricola, la riforma del sistema fiscale, il controllo della spesa pubblica e il proseguimento delle privatizzazioni.
Mais, frumento e sorgo sono le principali colture agricole, ma la loro produzione è scarsa e non consente neppure di soddisfare il consumo interno. L'allevamento fornisce gli unici prodotti destinati all'esportazione (lana, mohair, bestiame vivo), ma il sovraccarico pastorale e lo sfruttamento agricolo producono gravi fenomeni di degradazione del suolo, che restringono progressivamente la superficie destinata ad altre utilizzazioni e che si tenta di limitare con una campagna di rimboschimento. Dal sottosuolo si estraggono piccole quantità di diamanti e di altre pietre preziose, ma il settore è in declino. Le attività manifatturiere sono scarse e orientate alla trasformazione dei prodotti agricoli.
La principale prospettiva di sviluppo del paese si basa sulla sua notevole disponibilità idrica, che, grazie al grande progetto idraulico detto Lesotho highlands water scheme (la cui realizzazione complessiva è prevista per il 2020), dovrebbe favorire l'agricoltura, assicurare l'autosufficienza energetica e consentire la vendita di energia al Sudafrica. Attualmente sono stati realizzati quattro dei diversi sbarramenti previsti sul fiume Orange, nonostante la vivace opposizione delle popolazioni locali, di scienziati e di associazioni ambientaliste, che segnalano i rischi di un eccessivo depauperamento delle ricchezze idriche del L., a esclusivo vantaggio della Repubblica Sudafricana.
Storia
di Silvia Moretti
Le elezioni legislative del marzo 1993 nel regno del L., le prime dal 1970, registrarono una schiacciante vittoria del Basotho Congress Party (BCP), il partito del leader N. Mokhehle, che assunse la carica di primo ministro nel mese successivo. Nonostante gli osservatori internazionali non avessero denunciato il verificarsi di brogli, i risultati furono contestati dal Basotho National Party (BNP), il partito al potere per oltre quindici anni dopo il colpo di Stato del 1970, il quale godeva dell'appoggio dei militari golpisti che avevano governato il paese dal 1986 fino all'avvio del processo di democratizzazione voluto dal colonnello E. Ramaema.
Tra la fine del 1993 e l'inizio del 1994 un forte malcontento si diffuse nelle forze armate. Le richieste di aumento delle paghe e gli episodi di ammutinamento culminarono in alcune giornate di combattimenti tra fazioni rivali che evidenziarono una profonda spaccatura tra i sostenitori del governo di Mokhehle e i fiancheggiatori del vecchio regime. Solo nel mese di febbraio 1994, dopo un fallito tentativo di mediazione della comunità internazionale, gli ammutinati deposero le armi e avviarono un negoziato con il governo. Il 17 agosto 1994, invocando a pretesto la presunta insoddisfazione popolare verso l'operato del governo, il re Letsie iii attuò un colpo di Stato, depose Mokhehle e sciolse il parlamento, provocando l'aperta condanna da parte degli stati africani limitrofi (Botswana, Sudafrica, Zimbabwe) e della comunità internazionale. Appena cinque mesi dopo il re fu però costretto ad abdicare in favore del padre Moshoeshoe ii (25 gennaio 1995), in seguito agli scioperi generali indetti a sostegno di Mokhehle, ritornato al governo. Energiche pressioni furono esercitate dal Sudafrica che, circondando totalmente il territorio del piccolo regno, da sempre ha una forte influenza sulla vita politica del paese. Un anno dopo, il 7 febbraio 1996, in seguito alla morte di Moshoeshoe in un incidente, Letsie iii fu reinsediato sul trono.
Durante l'estate del 1996 crebbe la protesta sociale contro il governo di Mokhehle. Contemporaneamente si fecero più insistenti le voci sugli abusi e i maltrattamenti nei confronti dei detenuti da parte dei militari e le notizie sul ricorso abituale agli arresti arbitrari. Nel 1997 nuovi disordini sconvolsero la vita del paese; nel mese di febbraio, dopo aver fallito il negoziato, il governo represse con la forza il tentativo insurrezionale delle forze di polizia nella capitale Maseru.
La forte tensione nel paese sembrò compromettere anche le sorti del primo ministro Mokhehle, che nel mese di marzo fu estromesso dalla guida del BCP per decisione del comitato esecutivo del partito. Nonostante l'Alta corte del paese avesse decretato non valido l'allontanamento di Mokhehle, nuovi attacchi al suo operato, ritenuto improduttivo e inefficace, spinsero il primo ministro a formare un nuovo partito, il Lesotho Congress for Democracy (LCD), che vide l'adesione di molti membri del parlamento eletti con il BCP, partito ormai in minoranza. Nel febbraio del 1998, su richiesta di Mokhehle, il re Letsie iii sciolse l'Assemblea nazionale in vista di nuove elezioni legislative che si tennero in maggio decretando la schiacciante vittoria del LCD, al quale andarono 78 seggi su 80. I risultati delle elezioni, violentemente contestati dalle opposizioni, riaccesero le tensioni nel paese dove si intensificarono durante l'estate le manifestazioni di protesta contro il partito al governo. Su richiesta del primo ministro B. Pakalitha Mosisili, in carica dalla fine di maggio, il 22 settembre 1998 truppe sudafricane e del Botswana intervennero militarmente nel paese per riportare la calma, dopo che alcuni ufficiali dell'esercito si erano ammutinati insorgendo a fianco delle opposizioni. Restaurato l'ordine, il ritiro delle truppe fu ultimato nel maggio 1999.
bibliografia
Democratisation and demilitarisation in Lesotho: the general election of 1993 and its aftermath, ed. R. Southall, T. Petlane, Pretoria 1995.