LESSICOLOGIA
. Differenziatasi dalla lessicografia nel corso di questo secolo, la l. si è sviluppata soprattutto come studio della struttura e della storia del lessico, in opposizione alla lessicografia intesa come tecnica della compilazione dei dizionari.
Per la linguistica, il problema teorico del lessico è essenzialmente quello semantico-strutturale (v. semantica; strutturalismo, in App. III, 11, pp. 692 e 860), sia per quanto riguarda il significato come tale, sia per quanto riguarda la strutturazione dell'intero lessico. Per la linguistica generativo-trasformazionale, in particolare, il lessico tende a divenire il terreno di confronto dei diversi modelli, "lessicalisti" o "semanticisti", a seconda se lessico o semantica siano considerati più importanti per la "generazione" delle frasi grammaticali di una lingua.
Il lessico è, prima di tutto, la somma delle conoscenze raggiunte da una determinata comunità storico-linguistica, l'espressione globale e collettiva del lavoro di creazione concettuale che precede, accompagna e segue qualunque altra conquista umana.
Appaiono già nell'antichità i primi importanti tentativi di vocabolario strutturale, come la Fabbrica del mondo (1538) di F. Alunno da Ferrara (v.), la Tipocosmia (1561) di A. Citolini, la Copia delle parole (1562) di G. Marinello, le Frasi toscane (1566) di G. Stefano da Montemerlo. Soppiantato ben presto dal dizionario alfabetico, che risponde a esigenze più pratiche e rigorose della società postrinascimentale, il vocabolario strutturale non cesserà d'interessare filosofi e studiosi (come da ultimo N. Licciardello in Italia), che nella sua realizzazione cercheranno la prova della possibilità di ridurre tutto il sapere ad alcuni concetti primitivi, da cui tutti gli altri deriverebbero per filiazione. I risultati di queste ricerche sono talvolta ancora validi, soprattutto dal punto di vista pratico, come dimostra il successo conseguito dal Thesaurus inglese di P. M. Roget e dal Wortschatz tedesco di F. Dornseiff.
I difetti teorici che inficiano tali ricerche sono soprattutto due: l'idea che la struttura del lessico sia una sorta di mosaico che si sovrappone alla realtà, e quella, già menzionata, che il lessico sia riducibile a un piccolo numero di concetti elementari. Da questi difetti non è esente la prima scuola linguistica che investiga le strutture lessicali (Wortfeldtheorie), che fa capo a J. Trier e si sviluppa negli anni Trenta, e la cui ultima filiazione è lo schema concettuale creato da W. von Wartburg e R. Hallig nel 1952. Né se ne allontanano le ricerche attuali sugli universali semantici, un'ingenua elaborazione del concetto di eguaglianza degli uomini presso culture arretrate. Un importante passo avanti nel superamento di questa concezione è stato fatto con l'applicazione al lessico della teoria fonologica dei tratti distintivi (fondata da R. Jakobson sulla scia delle conquiste della scuola di Praga, e basata sul concetto di classificazione "incrociata"), applicazione che riceve il nome di "analisi componenziale". Prodotto del lavoro di un gruppo di antropologi americani negli anni Cinquanta, anche l'analisi componenziale trova tuttavia un serio limite nella frammentarietà e incompletezza delle analisi (parentele, colori, piante e simili), e in una visione assolutistica delle gerarchie lessicali.
Il lessico si compone di lemmi che, a loro volta, sono definiti da tratti distintivi. Definire un lemma significa contrapporlo agli altri lemmi. Se il confronto è parziale, anche la definizione è solo parzialmente corretta. Di qui la condizione preliminare che un'analisi corretta di qualunque lemma implica necessariamente l'analisi comparata di tutto il lessico, una condizione che solo i moderni strumenti elettronici permettono di soddisfare. Se, per es., sulla base dell'intuizione o di un confronto parziale, si definisce il 'miagolare' come "suono caratteristico del gatto", si ottiene un risultato che solo a prima vista può sembrare soddisfacente. Nel lessico italiano esistono infatti altri due "suoni caratteristici del gatto": 'soffiare' e 'far le fusa', ciò che impone un'analisi più precisa di tutti e tre i termini.
L'insieme di lemmi che hanno in comune uno stesso tratto costituiscono il "dominio" di quel tratto, gerarchicamente "dominato" dal tratto stesso. In questo tipo d'insieme il tratto dominante non ha la stessa funzione logico-sintattica: 'nitrire' 'strigliare' e 'accoppiata' appartengono tutti e tre al dominio del cavallo, ma nel primo questo è soggetto, mentre nel secondo è oggetto, infine nel terzo è complemento.
I lemmi che hanno in comune due o tre tratti, tutti nella stessa relazione logico-sintattica, formano un sistema lessicale, i cui membri sono i tradizionali sinonimi (v. sinonimia): in 'abbaiare', 'latrare', 'ringhiare', ecc., i tratti 'cane' e 'suono' sono comuni e sono nella stessa relazione di soggetto e predicato. Un dominio si compone sempre di sistemi, in cui il tratto dominante appare alternativamente come soggetto, predicato, oggetto e complemento, sempre in combinazione con altri tratti che rivestono le altre funzioni. Il dominio del cavallo, per es., si compone di sistemi come 'movimenti del c.', 'suoni del c.', 'parti del corpo del c.', 'malattie del c.', 'bardatura del c.', 'veicoli a c.', 'guidatori di veicoli a c.', 'corse a c.', scommesse alle corse di c.', 'gruppi di c.', 'gruppi di uomini a c.', e moltissimi altri. La struttura del lessico è incrociata, non a mosaico. Ogni tratto che compone un lemma collega infatti il lemma al proprio, sempre diverso dominio: 'nitrire', 'abbaiare', 'miagolare' sono, sì, membri dei tre diversi domini del cavallo, del cane, del gatto, ma sono anche membri comuni dello stesso dominio del suono. Con cui cambia anche la gerarchia strutturale dei tratti: nei domini dei tre animali citati è l'animale che domina il suono, nel dominio del suono è questo che domina quello. L'intuizione che il lessico sia riducibile a un insieme limitato di unità che ne rappresentino la struttura portante non è, in sé, errata. Solo, essa va rovesciata perché diventi scientificamente valida. Il lessico non si riduce a elementi più semplici (ogni lemma potendosi analizzare nei suoi tratti, e ogni tratto in altri ancora, in un rinvio senza fine) ma, al contrario, agli elementi più complessi, che sono quelli dominanti di ogni epoca e che coincidono con le scienze, le tecniche e le ideologie (un insieme anch'esso incrociato), ognuna delle quali ha la propria organizzazione gerarchica. Il cosiddetto vocabolario comune, che in un lessico moderno non coincide con alcuna specializzazione scientifica, è in realtà il prodotto di osservazioni scientifiche e classificazioni antiche, ricostruibili storicamente in un quadro antropologico o psicogenetico.
Il lessico è una costruzione assolutamente circolare, in cui ogni tratto è, per definizione, anche lemma. Non ogni lemma, tuttavia, figura necessariamente come tratto. È solo lo sviluppo storico, infatti, che determina il successo di un concetto e il suo coagularsi come centro irradiatore di un nuovo insieme di lemmi. I lemmi che non sono ancora divenuti tratti rappresentano il "confine mobile" degl'insiemi lessicali, paragonabili a spirali le cui basi si ramificano in vaste zone del lessico, e i cui vertici sono, come si è detto, i lemmi non ancora riciclati dall'evolversi sociale. Lo scambio di funzione fra lemma e tratto è da ritenersi l'essenza della natura del lessico, che ne fa uno strumento rigidamente strutturato e, nello stesso tempo, sempre suscettibile di mutamenti.
Bibl.: P. M. Roget, Thesaurus of English words and phrases, Londra 1852; F. Dornseiff, Der deutsche Wortschatz synonymisch geordnet, Berlino 1933 (edd. successive: Der d. Ws. nach Sachgruppen); O. Oliveri, I primi vocabolari italiani fino alla prima edizione della Crusca, in Studi di Filologia italiana, VI (1942), pp. 64-192; C. Messi, Contributi alla storia della più antica lessicografia italiana, in Atti del R. Ist. Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, CII, ii (1942-43), pp. 589-620; B. Migliorini, Che cos'è un vocabolario?, Firenze 1951; R. Hallig, W. von Wartburg, Begriffssystem als Grundlage für die Lexikographie. Versuch eines Ordnungsschemas, Berlino 1952; T. Gipper, H. Schwarz, Bibliographisches Handbuch zur Sprachinhaltsforschung, Colonia-Oplanden 1962; Cognitive anthropology, a cura di S. A. Tyler, New York 1969; L. Zgusta e altri, Manual of Lexicography, L'Aia-Parigi 1971; H. C. Conklin, Folk Classification. A topically arranged bibliography of contemporary and background references through 1971, New Haven 1972; G. Folena, Nicolò Licciardello lessicosofo, Trieste 1972; Wortfeldforschung. Zur Geschichte, und Theorie des sprachlichen Feldes (a cura di L. Schmidt), Darmstadt 1973; M. Alinei, La struttura del lessico, Bologna 1974; id., Le strutture semantiche del lessico italiano, in Atti del V Convegno del Centro per lo studio dell'insegnamento all'estero dell'Italiano, Trieste 1975.