LETAME (fr. fumier; sp. estiércol; ted. Dünger; ing. manure)
È detto anche stallatico e risulta dalla raccolta, su lettiera, delle deiezioni liquide e solide degli animali da stalla, e dalla successiva fermentazione della mescolanza: lettiera e deiezioni. La sua composizione dipenderà, dunque, dal materiale che costituisce la lettiera e dalla qualità delle deiezioni. In linea generale la prima fornisce la materia organica destinata, già in concimaia e poi nel terreno, all'umificazione; le deiezioni invece recano il maggior contributo in azoto, potassa e anidride fosforica.
Nel quadro seguente si legge la composizione media dello stallatico fresco:
Ogni azienda, peraltro, può con sufficiente approssimazione, calcolare la composizione dello stallatico, tenendo conto della composizione e peso delle lettiere impiegate e della quantità, composizione e assimilabilità dei foraggi consumati.
Nella preparazione delle lettiere trovano impiego i seguenti materiali:
Paglia. - Si adopera per lo più paglia trinciata, atta cioè ad assorbire rilevanti quantità di sostanze liquide e a fornire un letame uniforme e di agevole distribuzione sul terreno. Preferibile è sempre la paglia dei cereali, dotata di alto potere assorbente e più facilmente decomponibile, nel cosiddetto processo di maturazione.
Torba. - La torba, prosciugata fino a contenere non più del 25% di acqua, frantumata e compressa in blocchi pesanti da 1 a 1,5 quintali, si trova in commercio come materiale da lettiera; l'analisi fornisce cifre variabili da campione a campione, ma che si aggirano intorno alle seguenti:
Si giudica atta a lettiera quando assorba da sette a nove volte il proprio peso di liquidi acquosi.
Foglie. - Nelle regioni povere si utilizzano le foglie dei boschi, le quali allo stato di secchezza costituiscono un buon giaciglio per vacche e possono assorbire le deiezioni animali, a un dipresso come la paglia.
Strame di lande ed erbacce da brughiera. - Si adoperano utilmente nelle zone di landa e negli altipiani sabbiosi.
Dal momento in cui viene prodotto sino all'epoca della sua utilizzazione, il letame subisce una serie complicata di trasformazioni, che ne modificano profondamente la natura, e alle quali presiedono numerosi batterî. Così una gran parte dei suoi componenti organici, particolarmente l'urea e l'acido ippurico, si scindono in anidride carbonica e ammoniaca, mentre una piccola parte di azoto si elimina allo stato libero; nello stesso tempo anche la cellulosa si decompone in prodotti gassosi, liquidi e solidi, i quali accompagnano la cosiddetta umificazione. In un primo tempo (fermentazione) questi processi si svolgono con notevole intensità per la presenza di ossigeno, e conducono a perdite di azoto e ad innalzamento di temperatura della massa fermentante; in un secondo tempo (maturazione), quando la massa fermentante si è consolidata annullando o quasi l'azione dell'ossigeno, i processi procedono con minore intensità, entrano e restano in azione i soli fermenti aerobici, il concime diminuisce gradualmente di peso (disidratazione della sostanza organica), e: nello stesso tempo, le perdite in azoto diminuiscono notevolmente.
Batterî che agiscono sui composti azotati. - Il più noto fra questi batterî è il Micrococcus ureae, assai diffuso nell'aria e nei luoghi di stabulazione degli animali. Esso agisce sull'urea rapidissimamente, talché questa, nel colaticcio di letame, non si riscontra che in tracce. La decomposizione procede secondo lo schema:
Il carbonato di ammonio, a sua volta, è esposto all'azione dei batterî nitrificanti, che ossidano l'ammoniaca in acido nitrico e quindi in nitrati, particolarmente adatti alla nutrizione delle piante. Purtroppo questo processo non resta indisturbato, perché altri microrganismi denitrificanti in parte distruggono i nitrati. Reazioni più complesse presentano le materie proteiche sulle quali agiscono i batterî della putrefazione, assai diffusi nelle deiezioni fresche; in genere dalle proteine si passa agli amminoacidi, da queste all'ammoniaca, da quest'ultima ai nitrati. A parte dunque le inevitabili perdite di azoto che la tecnica moderna cerca di ridurre al minimo possibile, queste complesse azioni biochimiche hanno il vantaggio di trasformare i composti azotati insolubili in composti solubili, direttamente assimilabili.
Batterî che agiscono sugl'idrati di carbonio. - Ai fini del potere fertilizzante i più importanti processi di decomposizione riguardano la materia azotata. Ma la maturazione del concime è particolarmente caratterizzata dall'alterazione del materiale di lettiera e quindi dalla cellulosa, sulla quale agiscono numerosi organismi, presenti nell'atmosfera e detti aerobi o anaerobî, a seconda che agiscono in presenza o in assenza di ossigeno.
Per azione di tali batterî la cellulosa, e ogni altro carboidrato di questo tipo, dà luogo ai seguenti prodotti: anidride carbonica, acqua, idrogeno, acidi grassi (prevalentemente acido butirrico) e humus, il quale presenta un più ricco contenuto in carbonio che non i carboidrati ordinarî. Durante questo processo il concime originario perde circa 1/4 del suo peso.
Nella composizione media del letame, giunto a conveniente grado di maturazione, figurano: acqua, 52,40%; azoto, 0,48%; acido fosforico 0,26%; potassa, 0,55%; calce 0,02%; tali proporzioni, peraltro, subiscono notevoli variazioni a seconda del materiale di origine e della stagionatura. Più utile riesce l'esame dei seguenti dati, i quali illustrano la composizione di un letame fresco in confronto con un letame maturo e la quantità di materie solubili presenti nell'uno e nell'altro campione.
Attraverso, dunque, il processo di fermentazione il letame acquista dei particolari caratteri per i quali è meritamente considerato come il più efficace dei concimi, non solo come portatore di elementi fertilizzanti, ma anche come modificatore delle proprietà fisiche del terreno agrario, nei riguardi della sofficità e permeabilità. Esso ha pure importanza come ammendamento umico, in quanto fornisce al terreno nuova materia organica, destinata a subire ulteriori trasformazioni per attività biochimica del terreno stesso.
L'impiego del letame rimonta ai primordî dell'agricoltura; occorre però rilevare che la sua preparazione, uscita dai limiti del vecchio empirismo, è ora razionalmente curata, in maniera da trarne il maggior utile possibile. Le principali cure sono dirette ad attenuare le perdite di azoto, e a ciò si riesce con l'aggiunta di particolari sostanze (per lo più gesso o terra secca) o, meglio ancora, col trasporto tempestivo dalla stalla alla concimaia, dove il materiale è ammassato e tenuto in condizioni di sufficiente umidità: subisce così una più rapida fermentazione aerobica, e produce molta anidride carbonica, la quale si oppone alla decomposizione del carbonato di ammonio (v. concimi; humus).
Colaticcio. - È il liquido bruno che cola dal letame in concimaia e che rappresenta una soluzione acquosa di combinazioni azotate, potassiche e fosfatiche. Esso ha un grande valore fertilizzante e, per il carattere di assimilabilità di queste sostanze, esercita sullo sviluppo delle piante un'azione marcatamente efficace e pronta. La composizione millesimale del colaticcio, ben consumato e risultante dal letame misto, è: acqua, 991, 10, materia organica, 3,65; ceneri, 5,25 (ammoniaca, 0,52; composti ammoniacali fissi, 0,04; azoto organico, 0,05; acido fosforico, 0, 10; potassa, 2,66).
Il colaticcio, a somiglianza del letame, tende a entrare subito in fermentazione, e, se questa non viene tempestivamente arrestata, la maggior parte dell'azoto organico si perde sotto forma di prodotti ammoniacali gassosi. Per ovviare a queste perdite si può utilmente impiegare del gesso o del solfato di ferro, ma il mezzo più semplice e anche più efficace consiste nell'aggiunta di acido cloridrico o solforico nel pozzetto destinato a raccogliere il colaticcio. Le quantità da aggiungere devono essere proporzionali a quelle del colaticcio stesso e in ogni caso devono essere sufficienti per dare alla massa liquida una reazione nettamente acida. In tali condizioni resta evitata qualsiasi perdita di ammoniaca o di composti ammoniacali. Lo stesso metodo si adotta per evitare la fermentazione delle urine quando queste, invece che nel pozzetto della concimaia, siano raccolte in un serbatoio.