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LETAME

di Francesco SCURTI - Riccardo OLIVERI - - Enciclopedia Italiana (1933)
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LETAME (fr. fumier; sp. estiércol; ted. Dünger; ing. manure)

Francesco SCURTI
Riccardo OLIVERI

È detto anche stallatico e risulta dalla raccolta, su lettiera, delle deiezioni liquide e solide degli animali da stalla, e dalla successiva fermentazione della mescolanza: lettiera e deiezioni. La sua composizione dipenderà, dunque, dal materiale che costituisce la lettiera e dalla qualità delle deiezioni. In linea generale la prima fornisce la materia organica destinata, già in concimaia e poi nel terreno, all'umificazione; le deiezioni invece recano il maggior contributo in azoto, potassa e anidride fosforica.

Nel quadro seguente si legge la composizione media dello stallatico fresco:

Ogni azienda, peraltro, può con sufficiente approssimazione, calcolare la composizione dello stallatico, tenendo conto della composizione e peso delle lettiere impiegate e della quantità, composizione e assimilabilità dei foraggi consumati.

Nella preparazione delle lettiere trovano impiego i seguenti materiali:

Paglia. - Si adopera per lo più paglia trinciata, atta cioè ad assorbire rilevanti quantità di sostanze liquide e a fornire un letame uniforme e di agevole distribuzione sul terreno. Preferibile è sempre la paglia dei cereali, dotata di alto potere assorbente e più facilmente decomponibile, nel cosiddetto processo di maturazione.

Torba. - La torba, prosciugata fino a contenere non più del 25% di acqua, frantumata e compressa in blocchi pesanti da 1 a 1,5 quintali, si trova in commercio come materiale da lettiera; l'analisi fornisce cifre variabili da campione a campione, ma che si aggirano intorno alle seguenti:

Si giudica atta a lettiera quando assorba da sette a nove volte il proprio peso di liquidi acquosi.

Foglie. - Nelle regioni povere si utilizzano le foglie dei boschi, le quali allo stato di secchezza costituiscono un buon giaciglio per vacche e possono assorbire le deiezioni animali, a un dipresso come la paglia.

Strame di lande ed erbacce da brughiera. - Si adoperano utilmente nelle zone di landa e negli altipiani sabbiosi.

Dal momento in cui viene prodotto sino all'epoca della sua utilizzazione, il letame subisce una serie complicata di trasformazioni, che ne modificano profondamente la natura, e alle quali presiedono numerosi batterî. Così una gran parte dei suoi componenti organici, particolarmente l'urea e l'acido ippurico, si scindono in anidride carbonica e ammoniaca, mentre una piccola parte di azoto si elimina allo stato libero; nello stesso tempo anche la cellulosa si decompone in prodotti gassosi, liquidi e solidi, i quali accompagnano la cosiddetta umificazione. In un primo tempo (fermentazione) questi processi si svolgono con notevole intensità per la presenza di ossigeno, e conducono a perdite di azoto e ad innalzamento di temperatura della massa fermentante; in un secondo tempo (maturazione), quando la massa fermentante si è consolidata annullando o quasi l'azione dell'ossigeno, i processi procedono con minore intensità, entrano e restano in azione i soli fermenti aerobici, il concime diminuisce gradualmente di peso (disidratazione della sostanza organica), e: nello stesso tempo, le perdite in azoto diminuiscono notevolmente.

Batterî che agiscono sui composti azotati. - Il più noto fra questi batterî è il Micrococcus ureae, assai diffuso nell'aria e nei luoghi di stabulazione degli animali. Esso agisce sull'urea rapidissimamente, talché questa, nel colaticcio di letame, non si riscontra che in tracce. La decomposizione procede secondo lo schema:

Il carbonato di ammonio, a sua volta, è esposto all'azione dei batterî nitrificanti, che ossidano l'ammoniaca in acido nitrico e quindi in nitrati, particolarmente adatti alla nutrizione delle piante. Purtroppo questo processo non resta indisturbato, perché altri microrganismi denitrificanti in parte distruggono i nitrati. Reazioni più complesse presentano le materie proteiche sulle quali agiscono i batterî della putrefazione, assai diffusi nelle deiezioni fresche; in genere dalle proteine si passa agli amminoacidi, da queste all'ammoniaca, da quest'ultima ai nitrati. A parte dunque le inevitabili perdite di azoto che la tecnica moderna cerca di ridurre al minimo possibile, queste complesse azioni biochimiche hanno il vantaggio di trasformare i composti azotati insolubili in composti solubili, direttamente assimilabili.

Batterî che agiscono sugl'idrati di carbonio. - Ai fini del potere fertilizzante i più importanti processi di decomposizione riguardano la materia azotata. Ma la maturazione del concime è particolarmente caratterizzata dall'alterazione del materiale di lettiera e quindi dalla cellulosa, sulla quale agiscono numerosi organismi, presenti nell'atmosfera e detti aerobi o anaerobî, a seconda che agiscono in presenza o in assenza di ossigeno.

Per azione di tali batterî la cellulosa, e ogni altro carboidrato di questo tipo, dà luogo ai seguenti prodotti: anidride carbonica, acqua, idrogeno, acidi grassi (prevalentemente acido butirrico) e humus, il quale presenta un più ricco contenuto in carbonio che non i carboidrati ordinarî. Durante questo processo il concime originario perde circa 1/4 del suo peso.

Nella composizione media del letame, giunto a conveniente grado di maturazione, figurano: acqua, 52,40%; azoto, 0,48%; acido fosforico 0,26%; potassa, 0,55%; calce 0,02%; tali proporzioni, peraltro, subiscono notevoli variazioni a seconda del materiale di origine e della stagionatura. Più utile riesce l'esame dei seguenti dati, i quali illustrano la composizione di un letame fresco in confronto con un letame maturo e la quantità di materie solubili presenti nell'uno e nell'altro campione.

Attraverso, dunque, il processo di fermentazione il letame acquista dei particolari caratteri per i quali è meritamente considerato come il più efficace dei concimi, non solo come portatore di elementi fertilizzanti, ma anche come modificatore delle proprietà fisiche del terreno agrario, nei riguardi della sofficità e permeabilità. Esso ha pure importanza come ammendamento umico, in quanto fornisce al terreno nuova materia organica, destinata a subire ulteriori trasformazioni per attività biochimica del terreno stesso.

L'impiego del letame rimonta ai primordî dell'agricoltura; occorre però rilevare che la sua preparazione, uscita dai limiti del vecchio empirismo, è ora razionalmente curata, in maniera da trarne il maggior utile possibile. Le principali cure sono dirette ad attenuare le perdite di azoto, e a ciò si riesce con l'aggiunta di particolari sostanze (per lo più gesso o terra secca) o, meglio ancora, col trasporto tempestivo dalla stalla alla concimaia, dove il materiale è ammassato e tenuto in condizioni di sufficiente umidità: subisce così una più rapida fermentazione aerobica, e produce molta anidride carbonica, la quale si oppone alla decomposizione del carbonato di ammonio (v. concimi; humus).

Colaticcio. - È il liquido bruno che cola dal letame in concimaia e che rappresenta una soluzione acquosa di combinazioni azotate, potassiche e fosfatiche. Esso ha un grande valore fertilizzante e, per il carattere di assimilabilità di queste sostanze, esercita sullo sviluppo delle piante un'azione marcatamente efficace e pronta. La composizione millesimale del colaticcio, ben consumato e risultante dal letame misto, è: acqua, 991, 10, materia organica, 3,65; ceneri, 5,25 (ammoniaca, 0,52; composti ammoniacali fissi, 0,04; azoto organico, 0,05; acido fosforico, 0, 10; potassa, 2,66).

Il colaticcio, a somiglianza del letame, tende a entrare subito in fermentazione, e, se questa non viene tempestivamente arrestata, la maggior parte dell'azoto organico si perde sotto forma di prodotti ammoniacali gassosi. Per ovviare a queste perdite si può utilmente impiegare del gesso o del solfato di ferro, ma il mezzo più semplice e anche più efficace consiste nell'aggiunta di acido cloridrico o solforico nel pozzetto destinato a raccogliere il colaticcio. Le quantità da aggiungere devono essere proporzionali a quelle del colaticcio stesso e in ogni caso devono essere sufficienti per dare alla massa liquida una reazione nettamente acida. In tali condizioni resta evitata qualsiasi perdita di ammoniaca o di composti ammoniacali. Lo stesso metodo si adotta per evitare la fermentazione delle urine quando queste, invece che nel pozzetto della concimaia, siano raccolte in un serbatoio.

Vedi anche
concime Miscuglio di sostanze, naturali o artificiali, capace di conferire al terreno agrario gli elementi che stimolano lo sviluppo delle piante. Si suddividono in concimi animali (letame, guano, residui animali in genere); concimi vegetali (residui di vegetali in genere); concimi minerali o chimici, costituiti ... agricoltura L’arte e la pratica di coltivare il suolo allo scopo di ottenerne prodotti utili all’alimentazione dell’uomo e degli animali e materie prime indispensabili per numerose industrie (cotone, lino, semi oleosi ecc.). In senso lato include anche l’allevamento del bestiame e la silvicoltura. Nello studio dell’agricoltura ... barbabietola Pianta (Beta vulgaris) appartenente alla famiglia Chenopodiacee con fusto alto alcuni decimetri, foglie ovate, fiori piccoli, verdi, in glomeruli di spighe lunghe e lasse, solitarie o in pannocchia; il frutto è un achenio globoso con un seme del pari globoso. Deriva da una forma, ritenuta come specie, ... zootecnia Scienza che si occupa dell’origine, evoluzione, produzione, miglioramento e razionale sfruttamento degli animali domestici utili all’uomo. Le funzioni economiche degli animali sono: produzione di lavoro, di carne e grasso, di latte, di peli e pelli, di pellicce, di uova, di penne e di piume. La zootecnia ...
Altri risultati per LETAME
  • letame
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Vocabolario
letame
letame s. m. [dal lat. laetamen, der. di laetare «concimare» (e questo da laetus «lieto», in origine «fertile»)]. – 1. Concime di natura organica mista, derivante dall’insieme delle deiezioni solide e liquide degli animali domestici e dalla...
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letamico letàmico agg. [der. di letame] (pl. m. -ci). – Di letame: massa letamica.
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