Lete (Letè)
Primo dei due fiumi del Paradiso terrestre, nasce dalla stessa sorgente del secondo fiume, l'Eunoè, posta, secondo il Coli, in Oriente (i due fiumi sorgono e si articolano nel loro corso come il Tigri e l'Eufrate, così descritti da Boezio [Cons. phil. V I 3-4]: " Tigris et Euphrates uno se fonte resolvunt / et mox abiunctis dissociantur aquis "). Scorre dal sud al nord e con l'Eunoè fa " sulla spianata come una ghirlanda che la divide in una zona circolare esterna " (Coli). D. immagina d'imbattersi nel L. mentre attraversa la foresta del Paradiso terrestre: lo definisce un rio, dalle picciole onde, dall'acqua dotata di una trasparenza fuori del naturale, dalle rive coperte di piante e fiori, sulle quali si muove Matelda (Pg XXVIII 25-33, 35, 47, 62, 70 e 85), che, sollecitata dal poeta, dà un'ampia e ordinata spiegazione dell'idrografia purgatoriale (XXVIII 85-144). D. immagina ancora che sulle acque del fiume si specchi la processione del Paradiso terrestre (XXIX 64 ss.) e che egli vi si tuffi e beva l'acqua dell'oblio delle colpe (XXXI 88-105, XXXIII 94-99). Il suo corso però non si esaurirebbe nell'ambito del Paradiso terrestre, perché, nonostante le obiezioni del Ciafardini, la maggior parte dei commentatori crede che il ruscelletto della natural burella (If XXXIV 130) sia lo stesso L. che precipita nel Cocito le sue acque, quasi a trasferire nella sede sua propria, l'Inferno, il peccato di cui ha dato il pieno oblio.
Tale è infatti la funzione che D. attribuisce al fiume. Così anche nel L. classico (Λήθη, Lethe), sin da Aristofane (Rane 185) e da Platone (Repubblica X 621), anche in rapporto alle dottrine della metempsicosi, per cui si abbeveravano in esso, per dimenticare il loro passato, le anime destinate ad altri corpi. Ma un fonte dell'oblio, oltre che della memoria, era anche nella simbologia orfica; di fiumi che scorrono nel Paradiso terrestre, come il L., parla la Genesi; a fiumi consimili si accenna pure sia nell'Apocalisse, sia in molta letteratura cristiana (da Tertulliano a Draconzio) e medievale (dall'Huon de Bordeaux ai Bestiarii di Filippo di Thuan). Secondo l'Asín Palacios, con le identiche proprietà di quelli danteschi del Purgatorio, scorrono due fiumi nel Paradiso terrestre musulmano. A sua volta il Nardi cita Isidoro, che ricorda un passo di Plinio, dove si parla di due fiumi della Beozia, anch'essi dotati delle stesse virtù del L. e dell'Eunoè (" alter memoriam, alter oblivionem adfert ", Etym. XIII XIII 3). Non meno specifiche le ascendenze letterarie latine menzionate dal Ciafardini: la Tebaide di Stazio: " Ulterior Lethes accepit ripa " (I 297); " quod innumero Lethaea examine gaudet / ripa, meae vires, mea laeta insignia " (XI 82-83); il De Raptu Proserpinae di Claudiano: " Stagnaque tranquillae potantes marcida Lethes / aegra soporatis spumant oblivia linguis " (I 80-81); e l'Eneide: " virgulta sonantia silvae / lethaeumque domos placidas qui praenatat amnem " (VI 704-705).
Quanto ai valori simbolici o allegorici, che si presume siano stati attribuiti da D. al fiume, le interpretazioni di maggiore rilievo sono in chiave cristologica e mistico-liturgica. Al riguardo, secondo il Pascoli, D. " nel suo Letè fonde le due idee di S. Bernardo; le due idee del fonte di vita che dalla ferita di Gesù morto è sgorgato a farci salvi, e del fonte di misericordia, nel quale ci laviamo dai nostri peccati "; secondo Tilde Nardi, il poeta applica al L. il concetto battesimale purificatore dell'acqua, di cui si hanno larghe tracce nell'Enarratio in Psalmos di s. Ambrogio; secondo il Quaglio, il L. è per D. un approdo figurale, una tappa fondamentale della sua " personale conquista di perfezione umana " e di " processo di redenzione, verso la contemplazione del Creatore ".
Bibl.-E. Coli, Il Paradiso terrestre dantesco, Firenze 1897, 200-203; G. Pascoli, Sotto il velame, Messina 1900, 217 ss., 369 ss.; A, Graf, Il c. XXVIII del Purgatorio, Firenze 1902 (rist. in Lett. dant. 1237-56); M. Asín Palacios, La escatologia musulmana en la D.C., Madrid 1919; E. Ciafardini, L'idrografia dell'Inferno e del Purgatorio, in Studi in onore di F. Torraca, Napoli 1922, 260-306; A. Graf, Il mito del Paradiso terrestre, in Miti, leggende e superstizioni del Medio evo, Torino 1925, 1-54; B. Nardi, Il mito dell'Eden, in Saggi di filosofia dantesca, Milano 1930, 346 ss.; A. Chiari, Il preludio del Paradiso dantesco, Milano 1947; A.E. Quaglio, Il c. XXVIII del Purgatorio, in Lect. Scaligera II 1037-1061; T. Nardi, Il c. XXVIII del Purgatorio, Torino 1963; F. Mazzoni, Il c. XXXI del Purgatorio, in Lect. Scaligera II 1139-1184.