Letizia Ruggeri
La silenziosa pm del caso Yara
Ha condotto una delle indagini più difficili e costose degli ultimi anni sino all’arresto del presunto colpevole e alla sua condanna in primo grado. Senza mai dare interviste.
Nata a Milano il 27 maggio 1965, Letizia Ruggeri è «orgogliosa di essere un magistrato di provincia» e tiene molto al rispetto della sua vita privata. Laureata alla Statale di Milano nel 1991, vince nel 1993 sia il concorso per commissario (4000 candidati per 100 posti) sia quello per magistrato (20.000 candidati per 300 posti, ma solo 255 superarono l’esame).
Dopo una breve esperienza presso la Polizia aerea di Linate, viene inviata quale sostituto procuratore ad Agrigento, dove si occupa – come pubblico ministero d’udienza – di omicidi di mafia e dei cosiddetti ‘stiddari’. In Sicilia sino al 1999, viene trasferita a Bergamo.
Motociclista, guida anche un fuoristrada ed è molto sportiva: nuota regolarmente e fa alpinismo, ha raggiunto 5 vette sui 4000 metri e il campo base del K2 per il trekking. Difficile che vada dal parrucchiere o dall’estetista. Vestita informalmente, s’è occupata a Bergamo di omicidi, circa una decina. Ha appena lasciato l’incarico che riguarda i ‘soggetti deboli’ (donne e minori, violenze e abusi) per passare all’anticorruzione.
È diventata nota – anche la BBC ha realizzato un docufilm sul suo lavoro – per aver indagato sull’omicidio di Yara Gambirasio.
Yara, 13enne di Brembate di Sopra, era scomparsa la sera del 26 novembre 2010. I resti della ragazzina vennero trovati in un campo di Chignolo d’Isola 3 mesi dopo, appena si sciolse la neve. Grazie al lavoro immediato dei medici legali, scelti dal sostituto Ruggeri tra i migliori d’Italia, emerse il DNA di un uomo, ribattezzato Ignoto1, che tale rimase sino all’estate del 2014, quando un’inchiesta basata sul DNA nucleare venne a capo di una tortuosa storia familiare, quella di Ester Arzuffi, sposata e madre di 2 gemelli – un maschio e una femmina – concepiti con il suo amante, un autista di autobus. Il profilo genetico del maschio coincideva con quello di Ignoto1 e il 1° luglio del 2016 venne condannato in primo grado all’ergastolo Massimo Giuseppe Bossetti, un muratore poco più che 40enne. Aveva abitato a Brembate, non lontano dalla villa dei Gambirasio, e veniva soprannominato, per la quantità di bugie che era solito dire – sia a casa sia sul cantiere – ‘Il favola’.
Nella requisitoria, Letizia Ruggeri non l’ha mai guardato in faccia. Per 2 giorni ha allineato, dilungandosi in ogni dettaglio, gli indizi che, oltre al DNA, portavano alla possibile colpevolezza dell’imputato: essere stato inquadrato dalle telecamere di Brembate in orari e luoghi compatibili con la scomparsa di Yara; aver fatto su Internet ricerche pedopornografiche; avere un furgone con sedili che perdevano le stesse fibre (stessa composizione e stesso colore) che sono state trovate sulla parte posteriore degli abiti di Yara; essere stato su un cantiere il giorno della scomparsa e dell’omicidio di Yara, che aveva su di sé tracce di calce e di residui metallici, tipici dei lavori di carpenteria; l’essersi descritto come un marito e un padre modello ma l’aver tenuto un comportamento processuale molto poco limpido, contrassegnato nelle ultime settimane, mentre la sentenza incombeva, da uno scambio di lettere porno con una detenuta.
Indagine difficile, costosa, complessa e molto divisa, quella sull’omicidio di Yara, con un gruppo di rumorosi innocentisti ai quali sono state offerte, senza contraddittorio, numerose trasmissioni televisive. Ma indagine tenuta saldamente in pugno dal magistrato Ruggeri, che ha via via affidato parte delle indagini alla polizia, parte ai carabinieri, conservando però solo all’interno del suo ufficio ogni informazione utile, senza fughe di notizie, sino al momento dell’arresto di Bossetti, il quale continua a proclamarsi innocente.
Nell’ufficio della dottoressa Ruggeri c’erano 32 fascicoli, alti come un vocabolario, su tutte le piste seguite dall’inizio, su tutti gli alibi controllati, su tutte le persone entrate e uscite dall’inchiesta, tranne una: il muratore Bossetti, padre di 3 figli, insospettabile, senza precedenti penali, per il quale Ruggeri ha chiesto e ottenuto le aggravanti della crudeltà. «Io parlo con gli atti», ha risposto a chi le chiedeva interviste.
Le tappe del processo
■ 26 novembre 2010: scomparsa di Yara da Brembate di Sopra.
■ 26 febbraio 2011: il corpo di Yara viene ritrovato in un campo a Chignolo d’Isola. Dal corpo viene isolato il DNA di un soggetto definito Ignoto1 e vengono isolati 18.000 profili compatibili. Le ricerche durano 3 anni.
■ 16 giugno 2014: viene arrestato Massimo Giuseppe Bossetti. Il suo DNA è compatibile al 99,99999987% con quello di Ignoto1.
■ 27 aprile 2015: Massimo Giuseppe Bossetti viene rinviato a giudizio per l’omicidio.
■ 3 luglio 2015: inizia il processo.
■ 1° luglio 2016: sentenza di condanna di primo grado.