GIUDA, Lettera di
È l'ultima e una delle più brevi fra le sette "lettere cattoliche" del Nuovo Testamento. L'attribuzione a Giuda deriva dalle sue prime parole: "Giuda, servo di Gesù C. e fratello di Giacomo, ai diletti in Dio Padre...". Si allude certamente a Giacomo "fratello del Signore" (v. giacomo, santo); d'altra parte tra i fratelli di Gesù troviamo con Giacomo anche G. (Matteo, XIII, 55; Marco, VI, 3). In due liste di apostoli (Luca, VI, 16; Atti, I, 13) si trova, distinto dal traditore, un "G. di Giacomo" dove sembra si debba sottintendere "fratello" piuttosto che "figlio"; molti antichi scrittori (Origene, Tertulliano, Girolamo, Ambrogio, ecc.) identificarono questo G. apostolo con Taddeo o Lebbeo (che in Matt., X, 3 e Marco, III, 18 si trovano al posto di G.; v. apostolo, III, p. 708) e affermarono essere, questo apostolo, quel fratello di Gesù, del quale ci dà notizie anche Egesippo (presso Eusebio, Hist. eccl., III, 20, 1 segg.).
L'autore premunisce i fedeli contro alcuni perturbatori, che negano Gesù e convertono la grazia di Dio in lussuria. Per tali corruttori sono riserbate pene gravissime, come avvenne per gl'Israeliti nel deserto, per gli angeli ribelli, e per Sodoma e Gomorra: essi, che bestemmiano le superiori potestà, imparino il rispetto agli angeli da Michele arcangelo, che disputando col demonio per la sepoltura di Mosè, non osò imprecare contro quello, ma disse: "Ti comandi Iddio"; mentre costoro bestemmiano ciò che ignorano. Anche Enoch settimo profeta (partendo da Adamo) predisse su cotali iniqui il giudizio divino e la punizione (vv. 1-16). Ricordino quanto fu detto dagli apostoli circa i falsi profeti, che dovranno sorgere negli ultimi tempi; preghino, si amino vicendevolmente e procurino di salvare gli erranti (17-23). A colui che può conservarli immacolati per la venuta del Figliol suo, a Dio, per mezzo di Gesù Cristo, gloria, magnificenza, imperio ora e in ogni secolo (24-25).
Questa breve lettera è simile non solo nell'argomento, ma talvolta nelle frasi, con la II Pietro, e per lo più si pensa che questa più diffusa e chiara dipenda dalla nostra; inoltre vi si trovano allusioni a fatti (la disputa per la sepoltura di Mosè) e sentenze (la profezia di Enoch) che si leggono pure in apocrifi, quali l'Assunzione di Mosè, e Enoch (v.). Per questo e per la brevità dello scritto sono scarse le testimonianze antiche; appena qualche traccia se ne trova negli scritti apostolici (Policarpo, Pseudo-Barnaba, e forse Clemente Rom.), ma dalla seconda metà del sec. II, Atenagora, Teofilo Antiocheno e il Canone Muratoriano la citano: quest'ultimo (lin. 68) la pose fra i libri semplicemente ricevuti. La ritengono canonica e l'ascrivono a G. anche Clemente Aless., Origene, Tertulliano, Eusebio, il quale dice che in moltissime chiese era ricevuta e letta (Hist. Eccl., II, 22, 25); tale rimase la tradizione fino al protestantesimo. Lutero non volle annoverarla fra i libri divini. Quasi tutti i critici acattolici (Credner, Ewald, Davidson, Holtzmann, Spitta, Jülicher, Harnack, ecc.) ne rigettano oggi l'autenticità, fondandosi sul carattere letterario che, secondo loro, non è quello di una vera lettera, bensì d'un trattatello contro le eresie e su altri argomenti; inoltre perché parlerebbe (v. 17) degli apostoli come appartenenti al passato e sarebbe posteriore a Giacomo. I cattolici non trovano tali ragioni convincenti: poté G. sotto forma di breve lettera scrivere contro eresie; gli apostoli del v. 17 sono quelli che annunciarono il Vangelo ai fedeli da G. esortati; la precedenza o meno riguardo a Giacomo non è chiara; per ciò essi non si sono discostati dall'antica tradizione sull'origine e canonicità della lettera.
Bibl.: G. Waudel, Der Brief des Judas, Lipsia 1898; B. Gheorghiu, Der Brief des Judas, Czernowitz 1901; H. Windisch, Die Kath. Briefe, Tubinga 1911; R. Knopf, Die Briefe Petri und Judä, Gottinga 1912; W. Wrede, Der Judasbrief erklärt, Berlino 1915; J. P. Van Kasteren, Der Brief van den Apostel Judas, Utrecht 1916; G. Wohlenberg, Der erste und zweite Petrusbrief und der Judasbrief, 3ª ed., Lipsia 1923; V. Ermoni, Jude (Épître de), in F. Vigouroux, Diction. de la Bible, III, coll. 1807-1813; F. H. Chase, Jude (Epistle of), in Hastings, Dict. of the Bible, II, coll. 799-806; H. Windisch, Die Kathol. Briefe, 2ª ed., Tubinga 1930.