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LETTERA

di Stefano La Colla - Enciclopedia Italiana (1933)
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LETTERA (fr. lettre; sp. letra; ted. Buchstabe; ingl. letter)

Stefano La Colla

Il significato primitivo del lat. littĕra (gr. γράμμα) è quello di segno che indica uno dei suoni che compongono le parole di una lingua e che è uno degli elementi dell'alfabeto.

Il plurale litterae, seguendo l'esempio del gr. γράμματα, servì a indicare la comunicazione scritta che una persona indirizza a un'altra (fr. lettre; sp. carta; ted. Brief; ingl. letter), detta con altro nome, preso dal gr. ἐπιστολή "invio, messaggio", epistŭla. Litterae furono poi chiamati gli scritti di ogni genere, quindi la letteratura; e anche in questa estensione di significato le lingue neolatine seguirono l'esempio del latino. Per le lettere credenziali v. credito: Lettere di credito; diplomatica; per la lettera di cambio v. cambiale.

Le ricerche in Babilonia e in Assiria hanno, tra l'altro, portato alla scoperta di lettere che rimontano alla fine del III millennio a. C. Le lettere egiziane più antiche sono note in copia: così la lettera del faraone Pjôpe (Pepi) II, che allora aveva otto anni (verso il 2360 a. C.), al governatore di Elefantina Hawwefhor (comunemente chiamato Harchuf) perché gli porti il pigmeo da lui catturato nel paese di Pwêne (Punt). Di epoca più recente sono i formularî epistolari ricopiati o compilati per esercizio dagli scribi. Le lettere per lunghi percorsi erano scritte su papiri, arrotolati in modo che il nome del destinatario rimanesse all'esterno e quindi legati e sigillati. Invece, per le comunicazioni di minore importanza si usavano cocci (óstraka). Le lettere trovate a Tell el-'Amārnah, del sec. XIV a. C. e che costituiscono il carteggio diplomatico dell'Egitto con i sovrani dell'Asia Minore, sono invece scritte su tavolette di terracotta, con caratteri cuneiformi e in lingua babilonese.

Le lettere babilonesi risalgono parimenti alla fine del III millennio a. C. Esse erano scritte su tavolette di argilla che venivano poi fatte seccare al fuoco o al sole. Per evitare che venissero lette da estranei, esse venivano involte in uno strato di argilla fresca, sul quale s'imprimeva il sigillo del mittente e il nome del destinatario. Dall'epoca di Hammurabi è arrivata sino a noi persino una lettera di amore di un certo Gimil-Marduk a una dama Bibiva.

Omero conosceva l'uso delle lettere (Iliade, VI, 168 segg.: episodio di Bellerofonte) e da quel passo risulta che le lettere si mandavano chiuse: si doveva trattare, come presso i Fenici, di tavolette di legno. Quest'uso, adottato poi dai Romani, si mantenne del resto sino alla fine dell'evo antico. Le tavolette erano legate a due (díptycha), a tre (tríptycha) o più (polyptycha), avevano le facce incavate e ricoperte di uno strato di cera su cui si scriveva con lo stilo; esse venivano legate con una cordicella e sigillate col sigillo del mittente. Per le lettere si usarono anche papiri, su cui si scriveva con il calamo e l'inchiostro, che venivano ripiegati o arrotolati e quindi assicurati con una cordicella. La pergamena invece fu cominciata a usare per scrivervi lettere solo verso la fine dell'antichità. Sulla parte esterna si scriveva il nome del destinatario, raramente il luogo di destinazione; le lettere s'iniziavano col nome del destinatario e quello del mittente e con un'espressione di saluto. Durante tutto l'alto Medioevo le lettere furono scritte quasi esclusivamente su pergamena; ed erano inviate al destinatario, arrotolate o ripiegate, annodate e sigillate. Dal sec. XII circa si cominciò a fare uso della carta di stracci; essa veniva inviata ripiegata più volte tanto per il lungo quanto per il largo, in modo da diminuirne l'ampiezza. La pergamena si continuò a usare per le lettere di sovrani, che dovevano essere conservate a lungo, per il valore giuridico o storico del loro contenuto. Ma a poco a poco l'uso della carta soppiantò completamente la pergamena. Fino a tempi recenti le lettere, scritte in generale su carta di grande formato, erano piegate quattro o cinque volte in un senso e tre volte in un altro; quindi i lembi rimasti liberi erano chiusi per mezzo di ostie o di ceralacca, e sigillate, mentre sulla faccia esterna si scriveva l'indirizzo del destinatario; oppure, la lettera era semplicemente piegata in tre, nel senso della larghezza; e quindi un lembo veniva appiccicato all'altro per mezzo di ostie o della ceralacca. Talvolta, per evitare che la lettera si macchiasse durante il trasporto, veniva avvolta in un foglio di carta bianca e resistente. Da quest'uso venne la busta (fr. enveloppe; sp. sobre; ted. Umschlag; ingl. cover); il primo esemplare di busta sarebbe del 1668; e nel 1789 ne era già abbastanza comune l'uso in Francia; ma il primo vero fabbricante di buste sarebbe il commerciante di carta inglese Brewer, di Brighton, che nel 1820 ne aveva appunto intrapreso la produzione in grande. Da allora le buste si diffusero per tutto il mondo civilizzato. Nei primi tempi esse erano prodotte a mano, ma nel 1845 l'inglese De la Rue inventò una macchina per fabbricare buste, perfezionata poi sino alle più recenti macchine, che possono produrre da 3000 a 5000 buste all'ora.

Vedi anche
Giovanni Vérga Vérga, Giovanni. - Scrittore (Catania 1840 - ivi 1922). Autore di novelle e romanzi, il cui stile e linguaggio hanno rinnovato profondamente la narrativa italiana, Verga, Giovanni è considerato il più autorevole esponente del verismo. Raggiunse la notorietà con alcuni romanzi, Eva e Tigre reale (1873) ... Dino Campana Poeta (Marradi 1885 - Castel Pulci, Firenze, 1932). Figlio di un maestro elementare, rivelò presto indole inquieta e straordinaria sensibilità. Dopo il liceo a Faenza, frequentò corsi di chimica all'univ. di Bologna e a Firenze. Ma, incapace di adattarsi alla normalità (per le sue stravaganze ebbe a ... Francesco Petrarca Petrarca (lat. Petrarca), Francesco. - Poeta e umanista (Arezzo 20 luglio 1304 - Arquà, od. Arquà Petrarca, Francesco, tra il 18 e il 19 luglio 1374). Nato ad Arezzo da Eletta Canigiani e da ser Pietro di ser Parenzo dell'Incisa in Valdarno, che era stato bandito da Firenze nel 1302 per dissidî personali ... Egitto Egitto  Stato dell’Africa nord-orientale, che si estende anche in territorio tradizionalmente considerato asiatico, a E dell’istmo di Suez (penisola del Sinai). Il nome deriva da quello dell’antica città di Menfi, in babilonese Hikuptah, divenuto in greco Αἴγυπτος. Confina a NE con Israele e, per un ...
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Vocabolario
lèttera
lettera lèttera (o léttera) s. f. [lat. lĭttĕra; come sinon. di epistŭla il latino adoperava il pl. littĕrae; cfr. il gr. γράμμα, pl. γράμματα, nei due sign]. – 1. a. Ciascuno dei segni con cui si rappresentano graficamente i suoni delle...
letterato¹
letterato1 letterato1 (ant. litterato) s. m. e agg. (f. -a) [dal lat. litteratus, der. di littĕra «lettera»]. – 1. Chi si dedica attivamente allo studio della letteratura e svolge abitualmente o professionalmente attività letteraria (come...
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