Letterati memorialisti e viaggiatori del Settecento - Prefazione
Del rinnovamento culturale del secolo XVIII uno dei segni è la versatilità degli scrittori e quella molteplicità dei loro interessi per la quale lo storico della letteratura avverte quanto siano inadeguati, nel costruire il quadro del secolo, gli schemi che ancora serbano una certa validità strumentale quando si giudicano e interpretano epoche letterarie fiorite sotto l'influenza di un regolato classicismo. Non solo infatti la partizione per «generi» rivela la sua debolezza, ma quasi i limiti del concetto di storia letteraria vengono a essere posti in discussione, e tra la vera e propria storia della letteratura e la più accogliente storia della cultura - con tutte le contaminazioni che questa comporta - i confini restano spesso incerti. Non per nulla l'illuminismo, nei suoi più coraggiosi rappresentanti, polemizzò contro la letteratura tradizionale, anzi contro la letteratura senz'altro, quando al culto della parola, fuori del quale non si concepisce la fatica del letterato, contrappose quello dei fatti e delle cose.
Nello scegliere e raggruppare gli autori di questo volume s'è dunque obbedito a criteri di convenienza, evitando sopra tutto di cedere a categorie estrinseche quando la personalità dello scrittore era di tale rilievo da non permettere che la si sacrificasse alla storia di un genere o di un problema: perciò qui il lettore troverà rappresentata, nelle pagine più significative, tutta l'opera di Gasparo e Carlo Gozzi e di Giuseppe Baretti. Sarebbe invero pedantesco far entrare Carlo Gozzi per la Marfisa bizzarra nel numero dei poeti burleschi, per le Fiabe nella storia del teatro, per le Memorie inutili tra gli scrittori d'autobiografie, frantumando quello che più ci interessa: il suo vivace temperamento di artista. Così, del Baretti, che pure fu a lungo legato ai rimatori berneschi, si legge in questo volume una breve scelta delle rime giovanili, significative per comprendere come da un'esperienza comune a suoi coetanei egli seppe trarre il primo avviamento alla formazione della sua personalissima prosa. Rimandiamo invece il lettore al volume degli Illuministi settentrionali per gli scritti del Bettinelli, perché se è vero che La difesa di Dante di Gasparo Gozzi volle essere una risposta alle Lettere virgiliane del gesuita, non solo i due libelli rappresentano vedute assai lontane e inconciliabili, ma tutta l'opera del Bettinelli, il cui significato trascende di gran lunga l'occasionale polemica dantesca, meglio si colloca nella storia della cultura francesizzante e illuminista dall'Algarotti agli scrittori del «Caffè».
Dalla lettura dei memorialisti e dei viaggiatori e dall'interpretazione che di essi si dà nei profili biografici e nelle introduzioni alle singole opere risulterà poi che il diverso pregio degli scrittori ne determina un diverso posto nella storia letteraria : i due memorialisti Mazzei e Casanova, per fare un esempio, non potrebbero nemmeno con la migliore indulgenza essere accostati da chi consideri il valore dei loro stili, se nello sciatto Mazzei è solo il contenuto storico e aneddotico che ci interessa, in Casanova, al contrario, la ricca vena del narratore, che dà volto e vita a tutta una società. Altrettanto, nelle relazioni di viaggio, le differenze restano sensibili anche tra coloro che osservarono un medesimo ambiente: ben poco della vita e del costume inglese è direttamente descritto nelle pagine del Martinelli, le cui Lettere restavano ancora assai vicine nella concezione al saggio critico e morale che, per lunga tradizione di origine umanistica, aveva trovato nel genere epistolare la sua maniera conveniente; nel Rezzonico invece la minuzia d'informazioni ha tutta l'aria d'un diario di turista di molta cultura, che si sentì attratto sopra tutto dalle bellezze dell'arte e del paesaggio e dalle curiosità dell'ambiente; nell'Angiolini infine sono i problemi politici, economici, sociali dell'Inghilterra che impegnano l'acuta intelligenza dell'osservatore. Tre tappe, si direbbe, nella cultura del Settecento, la quale, movendo da un interesse in parte astratto e libresco per i problemi, venne sempre più acquistando l'amore delle cose concrete, fossero esse i fenomeni di natura, i monumenti dell'arte o i costumi degli uomini, a discutere e comprendere i quali sopra tutto disponeva la profonda assimilazione delle correnti illuministiche.
Del resto, nessuno vorrebbe inquadrare i libri di viaggi in un vero e proprio genere: essi furono piuttosto un riflesso del costume e della cultura del secolo, anche se obbedirono sovente a certe convenienze letterarie. Occasionale fu codesta letteratura, fiorita spesso al margine di scritti di maggior impegno e di più ambizioso significato, tanto che nella nostra scelta, che pure ha voluto essere larga, non si trovano scrittori che lasciarono sì memorabili resoconti di viaggi, ma tennero una posizione di maggior rilievo nella storia delle lettere come critici, pensatori o artisti: l'Algarotti, Pietro e Alessandro Verri, il Bertola, le cui relazioni di viaggio si leggeranno nei volumi degli Illuministi settentrionali e dei Poeti lirici dall' Arcadia al Preromanticismo. Per la medesima ragione oltre i brani di Carlo Castone Rezzonico, il cui dilettantismo diede la prova migliore di sé nelle note del Giornale di un viaggio in Inghilterra ma le cui poesie per il loro valore di documento sono raccolte in altro volume della «Letteratura italiana», quello dedicato a Giuseppe Parini e ai poeti satirici e didascalici, abbiamo presentato il Casti tra i viaggiatori per l'intelligente Relazione di un viaggio a Costantinopoli, e non abbiamo esitato ad aggiungere alcuni brani degli Animali parlanti per la considerazione fatta dall'autore: che in buona parte la materia della sua satira politica gli era stata suggerita dalle lunghe osservazioni di viaggiatore, e, aggiungiamo noi, da un umore di giornalista che è notevole anche nel racconto del viaggio in Oriente. Giornalismo e cronaca, se pure tinti di vari umori, sono del resto nello spirito, se non di tutti, della maggior parte degli scrittori e delle opere di questa raccolta di Letterati, memorialisti e viaggiatori; e questo appunto può indicare l'unità non del tutto fittizia della scelta e la prospettiva della parziale visione del Settecento che risulterà dalla lettura di questa silloge.