Cinese, letteratura
di Maria Rita Masci
Il panorama culturale cinese, a partire dagli anni Novanta del 20° sec., è caratterizzato da un particolare innesto di elementi contraddittori. Un'economia di mercato sostanzialmente capitalista viene regolata da un Partito unico che si dichiara marxista-leninista, mentre nella società in rapida evoluzione dominano il consumismo, la corsa verso la ricchezza, i mezzi di comunicazione di massa e le nuove tecnologie. Si aggiungano a questo una rivalutazione di alcuni aspetti della tradizione (anche allo scopo di 'glorificare il passato nazionale') e modelli occidentali spesso assorbiti acriticamente. Il risultato è un ibrido, definito politicamente 'socialismo di mercato alla cinese', e culturalmente socialismo postmoderno.
Su questo sfondo si è operato un profondo cambiamento del ruolo dello scrittore e della letteratura. Con l'affermarsi della cultura di massa lo scrittore ha perso la tradizionale funzione di portavoce di istanze sociali ed etiche e si è sancito il divorzio tra artista e società. A tal punto che una stella del cinema o un cantante pop hanno un valore maggiore del più appassionante degli scrittori, la televisione domina le serate e l'immaginario proponendo una cultura da soap opera mutuata da Hong Kong e Taiwan. L'affermarsi della logica di mercato ha contemporaneamente messo in evidenza il valore di un'opera narrativa calcolato in base alla vendibilità piuttosto che alla qualità letteraria contribuendo in tal modo a diffondere il mito del consumo come modello dominante rispetto a quello dell'impegno.
La narrativa ha risentito in misura rilevante del mutare dei tempi. Negli anni Ottanta era stata protagonista della rinascita e aveva incarnato nella forma e nei contenuti le principali tendenze della riflessione del momento. Dagli anni Novanta in poi gli autori sono alla ricerca di una nuova identità individuale dal sapore moderno, in un contesto contraddittorio, orientato, da un lato, verso una marcata occidentalizzazione, e, dall'altro, verso un'affermazione e una rivitalizzazione di valori endogeni, che paradossalmente attingono, per ragioni opposte, o dalla cultura classica o dai canoni dell'era maoista.
Dal punto di vista creativo gli scrittori hanno intrapreso strade molto diverse. Al diffuso ripiegamento su sé stessi, che ha dato luogo a una narrativa intimista, frammentaria, attenta al dettaglio, hanno fatto da contraltare sia la nascita di opere che hanno per oggetto l'osservazione del presente, sia testi orientati verso la narrazione di un lontano passato, prerivoluzionario, ignoto allo stesso scrittore.
La letteratura del 21° sec. ha segnato il passaggio dai temi storici alle profondità psicologiche, dall'estetica dell'utopia a quella del dettaglio. Gli autori partono da sé stessi: non a caso una caratteristica della produzione di questo periodo è l'identità tra scrittore e narratore. Han Dong, per es., in Xi'an gushi (1995, Storia di Xi'an) interviene in prima persona: "Insegno e nel tempo libero scrivo. Come il lettore avrà capito, all'inizio ero poeta e come tale ho acquistato una certa fama. La poesia però non dà da vivere, e io diventavo sempre più povero e triste. Allora ho deciso di dedicarmi alla narrativa e ho scritto questo pezzo su Xi'an".
Simili interventi metanarrativi, benché chiaramente mutuati dall'avanguardia della fine degli anni Ottanta, hanno tuttavia un carattere molto più controllato e moderato. L'equilibrio dei rapporti intimi è il fulcro della narrativa di Han Dong, e anche se lo scrittore racconta storie ambientate all'epoca della Rivoluzione culturale, il contesto storico e sociale risulta del tutto assente, e l'individuo è posto al centro della narrazione.
L'avvento della figura del romanziere, che racconta sé stesso e procede così al proprio 'svelamento', ha determinato anche l'affermarsi di una letteratura femminile con caratteristiche del tutto nuove rispetto al passato.
Il caso di Mian Mian è indicativo di questo nuovo approccio e inaugura una corrente che comprende gli autori nati dopo gli anni Settanta e le scrittrici definite dalla critica le 'belle donne'. La sua prima raccolta, La la la (1997; trad. it. Nove oggetti di desiderio, 2001), è stata pubblicata a Hong Kong e da lì si è diffusa in modo non ufficiale in Cina. Qualche anno dopo i suoi racconti hanno trovato spazio sulle riviste letterarie della Repubblica popolare cinese e sono stati pubblicati, a poca distanza, la raccolta di racconti Mei ge hao haizi dou you tang caichi (2000, I bambini buoni avranno le caramelle) e il romanzo Tang-Candy (2000, Caramelle), quasi immediatamente proibito. Queste opere hanno diffuso in Cina la fama di Mian Mian quale scrittrice maledetta e ribelle, incarnazione della 'giovinezza crudele' e del malessere di un sottobosco giovanile che mal si concilia con il dominante ottimismo della Cina delle riforme. Pur godendo di una libertà mai sperimentata in precedenza, che consente ai giovani di sviluppare senza costrizioni la propria personalità e sessualità, il percorso individuale non è per questo meno doloroso. Mian Mian racconta il mondo underground del rock urbano, storie d'amore laceranti, complicati incontri sessuali, violenza, gioventù consumata tra alcol, droga e suicidi. La vita, le ansie, le durezze e le difficoltà che racconta la pongono lontano tanto da Mao quanto dai giovani del 1989. Insieme a Zhou Weihui, Ding Tian, Wei Wei e a molti altri, appartiene alla generazione definita dai critici cinesi come autori 'nati dopo gli anni Settanta'. Nati in una società spartana, negli anni Novanta hanno vissuto il boom economico e il dilagare del consumismo. A scuola era stato insegnato loro che i bisogni collettivi avevano la precedenza su quelli del singolo, tuttavia sono cresciuti in una realtà che sollecita la soddisfazione dei desideri individuali. Questo drammatico cambiamento ha generato in loro un senso di mutevolezza dei valori, di instabilità, di centralità del presente e di soggettività.
Zhou Weihui si è imposta all'attenzione della stampa nazionale e internazionale per Shanghai baobei (1999; trad. it. Shanghai baby, 2001) e per l'accesa polemica che la oppone alla stessa Mian Mian. Shanghai baobei è stato pubblicato in Cina ed è diventato immediatamente un best seller. Protagonista è Coco, aspirante scrittrice, divisa fra l'amore per un sensibile ma impotente giovane cinese, Tian Tian, e una relazione fortemente erotica con un uomo d'affari tedesco sposato, Mark. Il fragile Tian Tian diventa eroinomane e morirà, mentre l'amante tedesco lascerà la Cina per tornare dalla sua famiglia. Coco resta sola a misurarsi con la creazione letteraria. Il romanzo è stato quasi subito proibito per le descrizioni di sesso ma ciò non ha arrestato il crescere della sua fama che anzi di tali proibizioni si nutre.
La diffusione di Internet (v.) ha giocato un ruolo importante nella creazione letteraria, consentendo a molti autori di far circolare le proprie opere fuori dal sistema editoriale ufficiale e di renderle accessibili ai naviganti, che superano la cifra di cento milioni. Il circuito così creato ha poi finito per influenzare anche il mercato del libro. Vale qui la pena di ricordare due casi, Mu Zimei e Murong Xuecun.
Mu Zimei ha tenuto una rubrica sul sesso sulla rivista City pictorial, ma ha conquistato una fama senza precedenti quando ha inaugurato un blog dove racconta le sue numerosissime esperienze erotiche. Lo scalpore e l'interesse suscitati hanno convinto uno dei maggiori siti cinesi a ospitarla dopo che lei ha volontariamente chiuso il suo blog, raggiungendo dai venti ai trenta milioni di visitatori. Per sfruttare l'enorme successo del fenomeno, una casa editrice le ha commissionato un libro che ha preso la forma di un diario intitolato Yiqingshu (Ashes of love), che racconta cinque mesi della sua vita, dal giugno al novembre 2003. Il libro è stato presto proibito e il blog cancellato, ma il clamore intorno alla vicenda sarebbe durato ancora a lungo. Le qualità letterarie del libro sono molto discutibili, la lingua risente dello stile del blog e si caratterizza per le frasi brevi, le affermazioni lapidarie, la mancanza di qualsiasi introspezione. Tuttavia rivela i fermenti sociali cinesi, le aspirazioni libertarie, le possibilità di emergere che offre Internet.
Murong Xuecun è il più celebre autore virtuale cinese. Il suo romanzo Chengdu, jin ye qing jiang wo yiwang (2003, Chengdu, dimenticati di me stanotte) descrive la vita dei moderni colletti bianchi nella capitale della regione del Sichuan, e inaugura una tendenza che contagerà altri autori, aprendo la strada a una serie di libri a connotazione urbana come Wo de Beijing (2003, La mia Pechino), Shenzhen yi ye qing (2003, Un amore di una notte Shenzhen) o Chongqing gu'nan guan (2003, Cuori solitari a Chongqing). Chengdu è stato pubblicato nel 2002 su un sito letterario e, in seguito al grande successo virtuale, la casa editrice Baihua zhou nel 2003 lo ha proposto in volume. Anche in questo caso si tratta di un'opera controversa, che tocca alcuni nervi scoperti della società cinese. Il protagonista Chen Zhong è un uomo che ha abbandonato gli ideali di gioventù per rincorrere le soddisfazioni materiali anche a costo di ferire e tradire gli amici. Alla fine della storia la moglie lo abbandona e lui muore nel corso di una lite nella notte di capodanno. Il triste ritratto che emerge è quello di una generazione inserita, non marginale ma che, priva di qualunque ideale, vive a un livello confuso e ansioso i rapporti interpersonali e quelli professionali. Si respira una perdita di senso, di consistenza, che conduce inevitabilmente alla caduta, alla tragedia. L'acritica adesione al mito del benessere materiale come risarcimento dei tanti drammi subiti sia nell'era rivoluzionaria sia in quella delle riforme con la repressione del movimento di Tian an men, comincia qui a mostrare il lato oscuro, l'altra faccia della medaglia: la mancanza di veri valori sostitutivi, la rimozione del passato, il disimpegno politico, la fine della solidarietà.
Agli inizi del 21° sec. sono emersi scrittori giovanissimi, adolescenti nati negli anni Ottanta che hanno catalizzato l'attenzione soprattutto degli studenti. Il più celebre, vera e propria star del genere, è Guo Jingming, che, con il suo Huan cheng (2003, La città fantastica), ha venduto oltre un milione di copie. Il libro è la costruzione artificiale di un mondo astratto dove trionfano sentimenti puri e semplici. A iniziare il filone è stato Han Han con il romanzo San men chong (2000, Le tre porte), che segue l'itinerario del giovane Lin Yuxiang attraverso i vari gradi scolastici. La freschezza dello sguardo, la totale irriverenza non disgiunte da un forte senso dell'ironia hanno fatto dell'appena diciassettenne Han Han un vero prodigio. Chun Shu, con Beijing wawa (2002; trad. it. Ragazza di Pechino, 2003), ripropone il cliché della 'ragazza maledetta' inaugurato da Mian Mian aggiornandolo alle ansie di una diciassettenne.
Il panorama della letteratura cinese del 21° sec. è sempre più variegato, consentendo l'affermarsi di autori e tematiche narrative un tempo giudicate inaccettabili. Nel 2003 la casa editrice Zhuhai chubanshe ha pubblicato in quattro volumi le opere complete di Cui Zi'en, presentandolo apertamente in copertina come autore omosessuale. Il suo romanzo Taose zuichun (1994, Labbra color pesca), pubblicato per la prima volta a Hong Kong nel 1994, quando l'argomento dell'amore gay costituiva ancora in Cina un assoluto tabù, ha potuto cominciare a circolare anche nella Repubblica popolare, dove solo da poco l'omosessualità non è più considerata una malattia. Il libro è costruito attraverso una serie di monologhi di personaggi maschili che si misurano con la diversità sessuale: chi la scopre, chi la rifiuta, chi ne fa un vanto. Tutto colpisce di questo romanzo: l'argomento, la struttura originale, la lingua precisa e poetica, l'inventiva, la ricchezza delle immagini e delle situazioni, ma soprattutto la capacità di raccontare i sentimenti, raggiungendone profondità e complessità, di toccare temi esistenziali come la morte, Dio, la sofferenza, le relazioni d'amore, la solitudine, con una sensibilità che ne fa scoprire nuove implicazioni. La maturità della scrittura di Cui è un'esperienza unica nel panorama della letteratura cinese del 21° sec., anche perché sembra provenire dal nulla: non una corrente letteraria a cui collegarlo, non la ripresa di uno stile narrativo tradizionale e neppure un modello straniero del quale riconoscere l'impronta. Sorprende che il primo romanzo gay prodotto nella Cina popolare del dopo Mao non sia un pamphlet rivendicativo, né un cahier de doléance, né un gesto provocatorio, ma semplicemente un bellissimo libro.
Un altro genere che ha fatto la sua comparsa è quello della satira sociale. Se negli anni precedenti non era mancata una narrativa di denuncia, circoscritta ad ambiti ufficialmente accettati, come, per es., la lotta alla corruzione, Yan Lianke, con il romanzo Shou huo (2004, Subire la vita) e la novella Wei renmin fuwu (2005, Servire il popolo), abbatte un nuovo tabù, non senza conseguenze. La novella è stata pubblicata sulla rivista Huacheng nel marzo 2005; immediatamente proibita, è riapparsa tuttavia quasi subito in vari blog su Internet. Wei renmin fuwu era il titolo di un celebre discorso di Mao Zedong del 1944, l'espressione diventò uno degli slogan fondanti del regime e ben presto, dal momento che il Partito era considerato il rappresentante del popolo, venne a significare che l'obbedienza al Partito era il mezzo per mettersi al servizio del popolo. Nella novella l'antico slogan viene ironicamente interpretato come la richiesta di servigi sessuali avanzata dalla giovane moglie di un alto quadro militare all'attendente del marito.
Nel 2000 il premio Nobel per la letteratura è stato assegnato per la prima volta a uno scrittore di lingua cinese, Gao Xingjian (v.), personalità eclettica che deve molto, nella costruzione della sua poetica, alla cultura occidentale.
Anche nella poesia si riscontra il passaggio dalla fase eroica a quella introspettiva e di ricerca. La rinascita poetica della fine degli anni Settanta del 20° sec., con gli autori menglong, o 'oscuri', come li avevano definiti i detrattori, che rompono con il passato real-socialista, lascia il posto a una nuova generazione e a un nuovo sentire. "I fatti di Tiananmen hanno infranto il narcisismo e il puerile egoismo individuale dei giovani […] hanno fatto perdere ogni valore a molta poesia che aveva l'apparenza della rivolta […]. I poeti hanno capito che era finita la poesia come movimento" (Pozzana, Russo 1996, p. 233). La diversità della ricerca porta a una differenziazione delle correnti; fra esse le più importanti sono la 'Ricerca delle radici', alla quale si può ricondurre Ouyang Jianghe, che cerca di reinterpretare lo spirito della cultura tradizionale e di ridefinire l'identità cinese nell'ambito del mondo moderno; il 'Flusso della vita', con un autore come Xi Chuan, ossessionato dalla parte più nascosta della psiche umana; il 'Flusso di coscienza', il cui esponente più originale è Yu Jian, che nelle sue poesie, ballate di antieroi, racconta la vita quotidiana dell'uomo comune. Il suo Ling dang'an (1994, Dossier 0) prende le mosse dal dossier che lo Stato tiene su ogni cittadino per ripercorrere le tappe fondamentali della vita di un uomo, vista come deformata ruota dell'ingranaggio e al tempo stesso come esistenza unica e irripetibile.
Bibliografia
Xi Chuan, Risposte a un questionario, in Nuovi poeti cinesi, a cura di C. Pozzana, A. Russo, Torino 1996.
Zhang Zhichong, Shiji mo de xuanhua (Clamore di fine secolo), Jinan 1998.
Liu Xiaobo, Xinling ai le biancheng routi huange (Le gioie e i dolori dello spirito si trasformano nel canto del corpo), Hong Kong 2000.
Wang Jifang, Duanlie (La rottura), Nanjing 2000; Zhang Yiwu, Postmodernism and chinese novels in the Nineties, in Boundary 2, Postmodernism in China, ed. Zhang Xudong, Arif Dirlik, Durham 2000.