Giapponese, letteratura
La trasformazione del romanzo in un prodotto di mercato, parte di un'economia basata sul consumo e sulla produzione di massa, già emersa in Giappone negli ultimi anni del secolo scorso, resta tra i fenomeni più immediatamente percepibili e condizionanti anche nei primi anni del successivo secolo. Ne deriva la necessità per gli scrittori di esplorare sempre nuovi temi, di creare a un ritmo veloce opere facilmente fruibili e 'consumabili', che si nutrono di interscambi con altri prodotti culturali come la musica, il fumetto, la televisione e i mezzi informatici, ricevendo da questo continuo dialogo stimoli che ne mutano la fisionomia.
Da questo punto di vista, significativo è il recente Densha otoko (L'uomo del treno) che, pubblicato nel novembre del 2004, ha venduto 550.000 copie, aprendo inoltre nuove strade all'editoria giapponese. Stampato su linee orizzontali e letto da sinistra a destra, il racconto ha come 'protagonista' un giovane otaku, termine che nella sua valenza più semplicistica indica un ragazzo per cui l'universo dei fumetti, del computer e dei videogiochi ha sostituito ogni rapporto con il mondo reale; concretamente, tuttavia, i veri protagonisti di questo romanzo sono i messaggi di posta elettronica che il ragazzo manda in rete nel tentativo di ritrovare una sconosciuta che ha per caso incontrato in treno, ottenendo una valanga di risposte da parte delle più diverse persone. Nato, con ogni probabilità, da messaggi di posta elettronica realmente inviati a una chat room giapponese e curato da un autore o da un gruppo di autori che si nascondono sotto lo pseudonimo di Nakano Hitori, il libro, costellato dai pittogrammi usati nei messaggi via Internet e scritto in un linguaggio 'telematico', spesso indecifrabile per i non iniziati, ha avuto un enorme successo, trovando spazio immediato in versioni a fumetti, cinematografiche e televisive.
Nel panorama letterario generale la spinta verso l'omologazione con i modelli offerti dalle culture occidentali rimane costante, ma a essa si affiancano segnali di diverso tipo. Come sottolinea Iwabuchi Kōichi, dell'università di Waseda, in una serie di studi dal titolo programmatico (Transnational Japan, 2001; Recentering globalization: popular culture and Japanese transnationalism, 2002; Global prism, 2003), il Giappone, che fino agli anni Novanta del 20° sec. è stato soprattutto esportatore di tecnologie, a partire da quel periodo è divenuto centro propulsore di modelli e tendenze culturali che hanno investito e investono i Paesi dell'Asia e, seppure in misura minore, anche l'Occidente.
In passato l'impronta giapponese nel contesto internazionale era soprattutto riscontrabile, oltre che nell'ambito della danza butō, nella cultura popolare del fumetto (manga) e del cinema di animazione (anime); in tempi successivi si è manifestato un nuovo fenomeno di portata enorme non solo per quanto riguarda i profitti dell'industria culturale. Esso è costituito dal successo senza precedenti che nei Paesi dell'Asia, in particolare a Taiwan, a Hong Kong e a Singapore, stanno riscuotendo i teledrammi giapponesi, divenuti elementi in grado di condizionare mode e comportamenti. La cultura popolare giapponese tende ad assumere in questo contesto un carattere che è stato definito transnazionale, grazie alla sua capacità di penetrazione attraverso una letteratura in un certo modo tradizionale che, pur con vistosi cedimenti al gusto popolare, si presenta non priva di ambizioni artistiche e intellettuali.
Un esempio tra i più evidenti è quello che è offerto dalle opere di Murakami Haruki (n. 1949), il cui successo in Giappone è confermato da una regolare immissione sul mercato di romanzi prodotti con ritmo annuale, che diventano immediati best seller; allo stesso tempo però essi ottengono un'accoglienza entusiastica anche in Europa e negli Stati Uniti, superando il successo di Yoshimoto Banana (n. 1964), che ha offerto il primo rilevante esempio di una l. g. e allo stesso tempo internazionale. Le opere di Murakami sono diventate inoltre best seller in Russia, nella Corea del Sud, in Mongolia e a Hong Kong. Concentrati sul mondo contemporaneo, i racconti di Murakami fluiscono impercettibilmente in una dimensione fantastica, abitata da figure che sembrano emigrare da un romanzo all'altro; inoltre la ricerca di atmosfere degne di un racconto poliziesco o di un film dell'orrore, e la scelta di mescolare banalità quotidiane e problemi filosofici o pseudofilosofici, vengono calate in una realtà che parla un linguaggio 'universale' e nella quale si possono riconoscere tutti quei lettori che, grazie alla globalizzazione, con lo scrittore condividono background socioculturale, codici e simbologie. Allo stesso tempo, come ha messo in risalto il traduttore russo di Murakami, D. Kovalenin, il successo di questi romanzi si può spiegare anche con il fatto che essi mantengono una parvenza sufficientemente esotica per essere attraente, con la quale rivestono ciò che è in sostanza una variante dei canoni standard della letteratura contemporanea. Tale esotismo viene colto in modo affatto particolare in Paesi in cui anche l'Occidente è un'alterità ben conosciuta, ma pur sempre carica di dissonanze. L'interesse per la musica, da quella classica al jazz, al rock, resta un motivo dominante che percorre i romanzi di Murakami e che viene a costituirne uno dei poli di maggior attrazione: da questo punto di vista, lo scrittore condivide una stessa scelta con altri autori che nutrono la propria arte con esperienze extraletterarie e soprattutto musicali, da Tsuji Hitonari (n. 1959), compositore e cantante di musica rock, oltre che chitarrista solista, a Machida Kō (n. 1962), cantante rock e attore, a Uchida Shungiku (n. 1959), autrice di manga e vocalist in una band di musica latino-americana. Pur senza eguagliare la popolarità di Murakami, questi scrittori costituiscono, assieme ad altri come Abe Katsushige (n. 1968) o Gen Getsu (n. 1965), il nucleo più originale del romanzo giapponese contemporaneo. Un discorso a parte merita Hirano Keiichirō (n. 1975) che, ancora studente all'università di Kyōto, ha vinto nel 1999 il premio Akutagawa riservato a esordienti, per il suo romanzo Nisshoku (Eclisse di sole), allineandosi ad altri illustri predecessori come Ishihara Shintarō (n. 1932) e Ōe Kenzaburō (n. 1935), vincitori dello stesso premio quando ancora frequentavano l'università. Ciò che tuttavia ha fatto di Nisshoku un 'caso' letterario non è stata tanto la giovane età dell'autore quanto piuttosto il linguaggio 'difficile' in cui è scritto il suo romanzo. Controcorrente rispetto alla tendenza letteraria che ha proposto una lingua sempre più vicina al colloquiale, disseminata di slang e di parole inglesi o anglogiapponesi, Hirano sceglie per il suo Nisshoku - che peraltro si apre con una citazione del maestro di retorica latino Lattanzio e parla di un monaco cristiano nella Francia del 15° sec., percorsa dall'ondata delle dottrine 'eretiche' - uno stile rigoroso, intellettualistico, arricchito da un lessico sinogiapponese di difficile lettura, che ha fatto subito parlare di lui come di un 'nuovo Mishima Yukio'. In un linguaggio altrettanto prezioso e raffinato è scritto anche Ichigetsu monogatari (1999, Storia della prima luna), breve romanzo lirico e struggente ambientato in un mondo fuori dal tempo popolato di fantasmi e sogni, mentre il brevissimo Tojikomerareta shōnen (Il ragazzo chiuso a chiave), incluso nella raccolta Shitariochiru tokeitachi no hamon (2004, Cerchi d'acqua di orologi che cadono goccia a goccia), si presenta come un palindromo dalla doppia, possibile lettura.
Il successo della letteratura scritta da donne rimane uno dei punti fermi degli sviluppi più recenti. Sembra ormai superata la polemica che da tempo teneva impegnate molte scrittrici, insofferenti verso l'etichetta di joryū bungaku ("corrente, letteratura femminile"); entrata nell'uso fin dai lontani anni Trenta del Novecento, essa aveva identificato le opere scritte da donne, accompagnandosi però a un implicito giudizio di valore che ne faceva una produzione in sostanza secondaria, esteticamente inferiore, sentimentale, di limitato peso intellettuale. La polemica, già presente negli anni Ottanta, si è intensificata a partire dal 1992, dopo la pubblicazione di un libro di grande successo scritto da tre donne, la sociologa Ueno Chizuko (n. 1948), la scrittrice Tomioka Taeko (n. 1935) e la psicologa Ogura Chikako (n. 1952), intitolato Danryū bungakuron (Studio sulla letteratura maschile). Nel saggio le autrici sostengono che, così come non esiste una letteratura definita convenzionalmente 'maschile', non c'è ragione di parlare di una letteratura 'femminile', tanto più che a questa definizione si è sempre affiancato il tentativo, da parte della cultura ufficiale, di sottovalutarne i risultati. A distanza di poco più di dieci anni, il termine joryū bungaku sembra ormai destinato a scomparire da giornali, riviste e saggi critici, ma la presenza femminile all'interno della produzione in prosa resta vivace e abbondante, attestandosi con altrettanta esuberanza nel campo del cinema, dei manga e degli anime. Dalla metà degli anni Novanta sono sempre più numerose le autrici insignite di premi e riconoscimenti, testimonianza che la scrittura femminile si è aperta un ampio spazio all'interno del panorama letterario: nomi di punta sono quelli di Yuikawa Kei (n. 1955), Eguni Kaori (n. 1964), la già citata Uchida, Kawakami Hiromi (n. 1958), fino alle giovanissime Kanehara Hitomi (n. 1983) e Wataya Risa (n. 1984), vincitrici entrambe nel 2004 del citato premio Akutagawa. Kanehara è stata subito proclamata 'l'icona della cultura underground giapponese' per il suo Hebi ni piasu (2005; trad. it. Serpenti e piercing, 2005), dove la predilezione per situazioni eccentriche, grottesche o anormali trova la sua proiezione fisica nei piercing e nei tatuaggi di cui si compiacciono i giovani protagonisti. Wataya è autrice di Insutōru (2001; trad. it. Install, 2006), un'ulteriore lettura di un mondo adolescenziale autistico che rifiuta la scuola per trovare spazio solo nella realtà virtuale di un computer. Di tutt'altro segno sono i racconti di Kawakami, da Hebi o fumu (1999, Calpestare un serpente), che procede in bilico fra un approccio surrealistico e motivi di sapore psicanalitico, fino a Sensei no kaban (2000, La borsa del sensei), dove l'esile, inconsueto rapporto che si viene a creare fra una donna di trentasette anni e il suo insegnante di un tempo, di trent'anni più anziano di lei, sembra offrire il pretesto per descrivere una realtà sommessa, fatta di piccoli locali nascosti in stradine secondarie, mercatini dell'usato, tradizionali gite per ammirare la fioritura dei ciliegi o cercare funghi, un mondo eccentrico e malinconico che trova riscontro nella figura dell'anziano sensei (maestro) che dà il titolo al romanzo, nelle sue piccole manie e idiosincrasie. Fra le altre scrittrici che si sono imposte nello stesso periodo si ricordano due nomi: Kirino Natsuo (n. 1951), autrice di Out (1997; trad. it. Le quattro casalinghe di Tokyo, 2003) dove, abbandonando la sua predilezione per i racconti polizieschi, passa a esaminare il percorso attraverso cui tranquille casalinghe decidono di uscire dalla loro quotidiana routine per divenire complici di un omicidio, e di Yawarakana hōhō (1999, Morbide guance), costruito sul difficile percorso sentimentale di una donna stretta fra adulterio e sensi di colpa; e Takamura Kaoru, autrice di Redi Jōkā (1999, Lady Joker), che nella cornice di un romanzo poliziesco inserisce i temi della corruzione e dei legami fra le grandi corporazioni e il mondo della malavita. La scrittrice ha poi dato una nuova svolta alla propria scrittura attraverso l'ambizioso Haruko jōka (2002, Canto d'amore per Haruko) che ripercorre la storia del Giappone dagli anni Trenta al dopoguerra attraverso i ricordi della protagonista e le lettere che ha scritto al proprio figlio. Un'ampia fascia di scrittrici, infine, che trova in Yuikawa la portavoce ideale, privilegia un approccio meno impegnato, più disinvolto e leggero, in racconti e romanzi che sfruttano al meglio una struttura agile e veloce e che, riprendendo i temi convenzionali del ruolo femminile nella società giapponese, della posizione della donna all'interno della famiglia o dell'ambiente di lavoro, propongono soluzioni anticonformiste, spregiudicate, di sfida al perbenismo, mettendo in scena donne libere sessualmente, decise a gestire la propria vita e a seguire i propri impulsi senza conformarsi a nessun modello preconfezionato, o, meglio ancora, sostituendo alla retorica 'mistica del sacrificio' imposta alle donne, nella realtà come nella finzione letteraria, una disinvoltura o un cinismo che sembravano prerogativa della controparte maschile.
Nel 2001 il premio Akutagawa è stato assegnato a Natsu no yakusoku (La promessa dell'estate) dello scrittore dichiaratamente transessuale, Fujino Chiya (n. 1962), evento salutato come manifestazione di un fenomeno più generale di capovolgimento dei generi. Fenomeno che, in campo letterario, sembra trovare eco non tanto nella presenza di romanzi che esplorano il tema dell'omosessualità, quanto piuttosto nel numero crescente di opere (di letteratura, ma anche di saggistica) i cui protagonisti deliberatamente adottano l'abbigliamento o il linguaggio del sesso opposto. Si tratta di un fenomeno assai rilevante in una società dove, nonostante i cambiamenti linguistici avvenuti nel corso del tempo, sussistono differenti forme specificamente recepite come prerogativa dell'uno o dell'altro sesso.
bibliografia
Japanese book news, 2000-2005: K. Iwabuchi, Recentering globalization: popular culture and Japanese transnationalism, Durham-London 2002.
M. Saitō, Bungakuteki shōhingaku (La merce letteraria), Tōkyō 2004.
Nihon gendai shōsetsu daijiten (Grande dizionario della letteratura giapponese contemporanea), a cura di K. Asai, M. Satō, Tōkyō 2004.
Letteratura giapponese, a cura di L. Bienati, A. Boscaro, 2° vol., Dalla fine dell'Ottocento all'inizio del terzo millennio, a cura di L. Bienati, Torino 2005.