Omosessuale, letteratura
Quella di l. o. o gay (i due termini verranno qui usati, semplificando, come sinonimi) è una discussa categoria trasversale che congiunge l'Atene di Platone alla Roma di Catullo, la Firenze di Michelangelo alla Londra di W. Shakespeare, per citare soltanto alcuni autori fondamentali. Si tratta di una letteratura dai margini felicemente fluidi (e proprio in questo sta la sua attualità, oggi che vanno cadendo molti 'confini' politici, economici, culturali, identitari). Per es., il grado di coinvolgimento biografico diretto ed esplicito nell'esperienza omosessuale è di solito totale o parziale, ma può essere anche scarso o nullo. Qui ci si addentra sul terreno scivoloso (ma comunque troppo poco percorso nel nostro Paese) del rapporto tra vita e opera; eppure sembra chiaro che la caratterizzazione culturale dell'omosessualità nell'Italia unita non potrà essere compresa a fondo senza leggere Gli occhiali d'oro (1958) di G. Bassani, Aracoeli (1982) di E. Morante, Il suicidio di Angela B. (2003) di U. Casadei. Molte opere letterarie, inoltre, non trattano l'omosessualità direttamente ma la costeggiano e la interpellano da vicino. Così nell'ultimo romanzo di G. Flaubert, Bouvard et Pécuchet, uscito postumo nel 1881 (trad. it. 1927), lo strettissimo sodalizio amicale tra gli eroi eponimi, che ha il suo apice nel progetto di adottare insieme due bambini, è impensabile al di fuori di un contesto storico che vede le prime elaborazioni di un'identità omosessuale moderna, e include le esperienze omosessuali di Flaubert stesso. Non si tratta ovviamente di proporre, per una sorta di imperialismo esegetico, letture in cui qualsivoglia testo 'diventa gay', ma solo di sottolineare che ogni omosessualità è stata parte integrante (benché spesso sottaciuta) di un'epoca e di una cultura, e con esse ha stretto anche legami di complicità e di scambio, sia pure entro un contesto socioculturale (il patriarcato) che è stato sempre più o meno omofobo, e spesso in modo feroce.
Del resto l'omofobia ha lasciato tracce profonde su temi, motivi e strategie della letteratura gay. Qualche esempio: il tema ricorrente della (in)visibilità deriva in buona parte dalla possibilità (tipica del gay più che dell'ebreo o del nero) di celare la propria identità. Il motivo del travestimento ha tra le sue radici l'assimilazione dell'omosessuale al sesso opposto (in forma di 'checca' o di 'virago'). La ricerca di un'identità forte (attraverso gli elenchi di predecessori letterari gay, le rielaborazioni di miti come quelli di Ganimede e Narciso, e la ripresa di forme come il dialogo platonico e l'elegia, o di modalità stilistiche come il barocchismo) è anche una reazione contro l'isolamento, la condanna etica, e il tradizionale quanto arbitrario nesso tra omosessualità e infecondità. Eppure proprio il fatto che l'omosessualità costituisse, rispetto alle norme fondamentali della nostra struttura sociale e culturale omofoba, un limite estremo - dunque un luogo fortemente caricato di senso - ha fatto della sua tematizzazione in ambito letterario uno spazio di elaborazione profondamente significativo, in grado di rivelare verità fondamentali anche a tutti coloro che all'omosessualità si sentivano completamente estranei.
In Occidente ciò accadde in modo particolarmente evidente a partire dalla fine del 19° secolo. La tesi formulata da M. Foucault, secondo cui in quel momento storico l'omosessualità avrebbe cessato di essere semplicemente una pratica per divenire una vera e propria identità, va probabilmente corretta e situata entro un processo più lento e complesso. Ma una cosa è certa: alle soglie del Novecento la tematica omosessuale acquisì una centralità culturale e letteraria cruciale. Due fattori, l'uno politico, l'altro artistico, si rivelarono indubbiamente determinanti. La questione (non priva di contraddizioni) dell'identità e dei diritti della persona, già posta con forza dalla Rivoluzione francese e dal movimento romantico, elaborata dapprima sul piano della nazione, della classe sociale, del genere sessuale (con il femminismo), venne ora estesa al campo dell'orientamento sessuale. Al tempo stesso si affermò la corrente letteraria decadente e modernista, con la sua insistenza sull'autonomia della forma e (quanto ai contenuti) sulla dimensione psicologica. Si apriva così uno spazio culturale entro il quale l'omosessualità aveva moltissimo da dire. Tra il 1870 e il 1950 la letteratura gay annoverò figure come H. James, P.-M. Verlaine, J.-N.-A. Rimbaud, O. Wilde, A. Gide, M. Proust, Th. Mann, E.M. Forster, U. Saba, A. Palazzeschi, J. Cocteau, C.E. Gadda, F.G. Lorca, S. Penna, W.H. Auden. Fondamentale fu l'apporto delle donne che scrivevano di omosessualità. Con alcune eccezioni (in primo luogo Saffo), l'antico intreccio di misoginia e omofobia aveva ostacolato la scrittura lesbica; in quegli anni essa venne invece alla ribalta con S.-G. Colette, G. Stein, W.S. Cather, V. Woolf, M. Yourcenar e altre ancora.
La seconda metà del Novecento ha inaugurato una fase più complessa. Sulla scia della prima ondata di attivismo omosessuale, fiorita all'inizio del secolo e soffocata dalla crisi politica internazionale degli anni Trenta, è nato il movimento gay (poi rafforzato dalla necessità di battersi apertamente contro la tragedia dell'AIDS) e hanno preso forma, grazie anche all'eredità di intellettuali come M. Mieli, nuovi ambiti disciplinari (purtroppo tuttora poco diffusi in Italia) come la teoria gay-lesbica, la teoria queer, gli studi di genere, gli studi culturali. Negli ultimi decenni del 20° sec. molti scrittori - per es., gli americani D. Leavitt ed E. White, gli inglesi Th. Gunn, A. Hollinghurst e J. Winterson, gli italiani P. Cavalli, A. Busi, P.V. Tondelli -ci hanno restituito un'immagine innovativa, dettagliata e anche spietata, della vita gay nell'epoca della sua 'liberazione'. Ma paradossalmente l'omosessuale, proprio mentre vede lentamente riconosciuti - almeno in Occidente - i suoi diritti e la sua dignità, pur restando discriminato va perdendo il punto di vista 'privilegiato' dell'escluso: la posizione dello scrittore gay è sempre più spesso quella del portatore di una differenza, non di una radicale diversità. Per questo oggi la l. o. - recuperando dai suoi predecessori del secondo dopoguerra (J. Genet, P.P. Pasolini, J. Baldwin, Y. Mishima, G. Vidal, A. Ginsberg) la capacità di interpellare a tutto campo la realtà contemporanea - si è impegnata a esplorare temi come il rapporto tra le culture in un mondo globalizzato (J. Hagedorn, H. Kureishi, S. Selvadurai) o l'impatto delle biotecnologie e della bioetica, spesso colto in chiave fantastica (W. Burroughs, U. Le Guin, S. Delany, C. Barker). E poi le nuove disuguaglianze socioeconomiche, il rapporto tra i generi (ricco di questioni irrisolte nonostantela lunga storia di solidarietà tra movimento gay e femminismo), il nuovo statuto dell'arte in un'epoca in cui il 'privilegio della forma' modernista appare sempre più discutibile.
bibliografia
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Generi di traverso. Culture, storie e narrazioni attraverso i confini delle discipline, a cura di A. Bellagamba, P. Di Cori, M. Pustianaz, Vercelli 2000.
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Si veda anche il sito internet G. Dall'Orto, La gaia scienza (www.giovannidallorto.com).