Baltiche, letterature
Estonia
Alla fine degli anni Ottanta del 20° sec. sulla scena letteraria estone comparvero gruppi indipendenti di scrittori, soprattutto poeti, uniti da comuni obiettivi, che si opponevano all'Unione degli scrittori, fino a quel momento l'unica organizzazione ufficiale. Fra questi gruppi si ricordano in particolare Hirohall, Wellesto, Eesti Kostabi Selts, e i più tardi Erakkond (1996), NAK (1997), TNT (1998). Nello stesso periodo, mentre da un lato comparivano cooperative editrici che rompevano definitivamente il monopolio statale, dall'altro il drastico taglio al finanziamento pubblico della cultura privava gli scrittori del minimo sostentamento: ne è derivata una perdita d'influenza della letteratura e la sua conseguente marginalizzazione. La situazione è decisamente migliorata con l'istituzione, nel 1994, dell'organismo pubblico Eesti Kultuurkapital (Fondo estone per la cultura), che distribuisce aiuti, sotto forma di borse, a scrittori e traduttori. Fra i generi letterari predomina la prosa (il romanzo e, in subordine, il racconto), mentre si assiste a un declino della poesia. Il risveglio nazionale ha anche favorito l'uso letterario dell'estone del Sud (võro-seto), una variante linguistica differente dallo standard (basato sui dialetti settentrionali), a partire dal romazo erotico Paat (1998, Il battello) di Ü. Kauksi (n. 1962) e dai testi teatrali di Madis Kõiv (n. 1929). Le linee di evoluzione tematica privilegiate nella recente produzione letteraria estone sono apparentemente contraddittorie: da una parte si assiste allo sforzo di riappropriazione della storia nazionale e dall'altra si persegue un processo di sprovincializzazione. Prevale pertanto il romanzo storico, memorialistico e autobiografico, dominato dalle vicende della deportazione, della resistenza, della collettivizzazione e dell'omosessualità: Seitsmes rahukevad (1985, La settima primavera di pace) e Ajaloo ilu (1991, La beltà della storia) di V. Luik (n. 1946), Maria Siberimaal (1988, Maria in Siberia) di H. Kiik (n. 1927), Väljakaevamised (1990, Esumazioni) di J. Kross (n. 1920), Vanaema mõis (2000, Il maniero della nonna) di J. Paju (n. 1939). Un respiro internazionale, invece, si realizza scegliendo un luogo d'azione diverso dalla patria e riducendo al minimo, o persino desacralizzando, ogni riferimento esteriore e diretto al proprio Paese: ne sono un esempio Piiririik (1993, Terra di confine) di E. Tode (n. 1962), Ivan Orava mälestused (1995, Le memorie di Ivan Orav) di A. Kivirähk (n. 1970), Ebanormaalne (2000, Anormale) e Iseseisvuspäev (1998, Il giorno dell'indipendenza) di K. Kender (n. 1971), Inglinägu (2001, Volto d'angelo) di M. Oder (n. 1979) o ancora Ikka veel Bagdadis (1996, Sempre a Baghdād) di J. Ehlvest (n. 1967). La poesia è rappresentata da autori noti, ma anche da nuovi nomi: Öölinnud, öömõtted (1998, Passeri notturni, pensieri notturni) e un'antologia di poemi di J. Kaplinski (n. 1941); Eesti eleegia ja teisi luuletusi (1997, Elegia estone e altri poemi) e Unest, lumest (2005, Del sogno, della neve) di J. Talvet (n. 1945); Alateadvus on alatasa purjus (2000, L'inconscio è sempre ebbro) di A. Ehin (n. 1940); Kaalud ei kõnele (2000, Le bilance non parlano) di E. Mihkelson (n. 1944); Ussisõnad (2001, Incantesimi) di M. Vallisoo (n. 1950); Soon (2000, La vena) di T. Soomets (n. 1969).
bibliografia
P. Lilja, La littérature estonienne contemporaine, in Nouvelle école. Les écrivains, 1990, 46, pp. 55-58; A. Chalvin, L'évolution de la littérature estonienne depuis le rétablissement de l'indépendance, in Estonie, Lettonie, Lituanie: 10 ans d'indépendance recouvrée, Paris 2002, pp. 167-79; J. Kronberg, Estonian literature in dialect, in Elm, 2004.
Lettonia
La letteratura lettone contemporanea si caratterizza per una spiccata tendenza surrealistica e ironico-carnascialesca che promuove l'interazione fra mito, realismo magico e attualità storica, determinando spesso frammentarietà e sconnessioni nella narrazione, come testimoniano alcune novelle di A. Bels (n. 1938; Saulē mērktie, 1996, I bagnati nel sole), di E. Ermansons (n. 1940; Cilvēks ar bērnu ratiņiem, 1994, L'uomo col passeggino), e ancora il romanzo scritto da tre autori, L. Medne (n. 1956), V. Spāre (n. 1953), J. Zvirgzdiņš (n. 1941), il cui titolo Odu laiks (1989), volutamente ambiguo, può esser tradotto in due modi: Il tempo delle zanzare, oppure Il tempo delle odi. Non si sottrae alla generale tendenza la riflessione sugli anni del regime sovietico affrontata da A. Pelēcis (1920-1995) nel romanzo Sibīrijas grāmata (1990, Il libro della Siberia). Alle medesime tematiche, ma con un'impostazione memorialistica, aderisce S. Kalniete (n. 1952) con Ar balles kurpēm Sibīrijas sniegos (2001, Con le scarpe da ballo nella neve siberiana). Fra gli autori teatrali emergono E. S̆ņore (n. 1954) e M. Zālīte (n. 1952), redattrice del periodico letterario Karogs (La bandiera), che ha riscosso ampio successo con la commedia Margaret (1998) ispirata al Faust. Attraverso la messa in scena di opere storiche, come quelle di A. Čaks (1901-1950), si riscopre intanto il passato nazionale. Fra i giovani autori che hanno esordito nel panorama letterario della Lettonia indipendente si distinguono L. Mukutpāvela (n. 1962), autrice di romanzi (Šampinjonu derība, 2002, Il testamento dei funghi), di racconti (Cilpas hronika, 2002, Cronica del cappio) e di drammi (Cilvēks no dīka, 2001, L'uomo dello stagno), il prolifico P. Bankovskis (n. 1973; Laiku grāmata, 1997, Il libro del tempo; Padomju Latvijas sieviete, 2000, La donna lettone-sovietica; Misters Latvija, 2002, Signor Lettonia), I. Ābele (n. 1972), cimentatasi in prosa e poesia, nonché in opere teatrali. In poesia rappresentano questi anni A. Aizpuriete (Virs̆u debesīs, 2003, Nelle nubi delle edere; Vēstulu vējš, 2004, Vento di lettere), I. Zandere (Melnās čūskas maiznīca, 2003, Il forno del serpente nero) e M. Zihmanis (Atminu lauskas, 1990, Frammenti di memoria).
bibliografia
G. Berelis, Latviešu literatūras vēsture (Storia della letteratura lettone), Riga 1999; Jaunākā latviešu literatūra 2001 (Nuova letteratura lettone), Riga 2002; Jaunākā latviešu literatūra 2002, Riga 2003.
Lituania
Con la restaurazione dell'indipendenza nel 1990 si sono finalmente stampate, o ristampate, opere prima censurate o destinate all'oblio nei fondi speciali delle biblioteche e ci si è preoccupati di ritessere il rapporto con le comunità di esuli. Ben presto le cooperative-editrici hanno superato la fase artigianale dei loro inizi e, nei casi migliori, sono divenute case editrici a tutti gli effetti concorrendo con le vecchie case editrici statali in gravi difficoltà economiche. Nella letteratura lituana si va intanto delineando una marcata differenziazione stilistica e per generi. Nella narrativa lo spartiacque fra prima e dopo il 1990 è simbolicamente rappresentato da R. Gavelis (n. 1950), già autore di Vilniaus pokeris (1989, Poker a Vilnius), soprattutto con il suo Jauno žmogaus memuarai (1991, Memorie di un giovane uomo, un romanzo in 14 lettere scritto nel biennio 1987-88), in cui sono analizzati diversi aspetti della società lituana nel momento di massimo vigore dei Fronti popolari nei Paesi baltici: ricco di memorie personali e di riflessione storica, in esso l'autore s'interroga anche sul ruolo dello scrittore e dello scrivere in quella difficile fase di transizione che ancora perdura. J. Kunčinas (1947-2004), già raffinato traduttore, ha invece dato magistralmente voce ai senzatetto, agli alcolisti e ai disadattati in genere della nuova società 'regolata' dal mercato nei suoi romanzi Tūla (1993) e Baltųjų surių naktis (1995, La notte dei bianchi formaggi). Altri autori più giovani, in prosa o in versi, mostrano una maggiore capacità di adattamento. Z. Čepaitė (n. 1957) esprime la nostalgia del lontano e un cupio dissolvi dell'ego individuale, ma anche della comunità nazionale, fatto questo decisamente nuovo (Paulinos kelionė, 1996, Il viaggio di Paulina); J. Ivanauskaitė (n. 1961) aggredisce la tradizionale morale della foemina sovietica lithuana e ne descrive il processo di liberazione (Agnijos magija, 1995, La magia di Agnija). Decisamente intellettuale l'approccio narrativo di G. Radvilavičiūte (n. 1960), che parte dai minimi dettagli quotidiani per arrivare a riflessioni generali. Emergono inoltre S. Parulskis (n. 1965), poeta e narratore, e M. Ivaskevičius (n. 1973), drammaturgo. Le ultime generazioni di poeti si possono distinguere schematicamente fra novi - E. Ališanka (n. 1960), A. Marčenas (n. 1960), J. Keleras (n. 1961), K. Navakas (n. 1964), G. Grajauskas (n. 1966), A. Ílepikas (n. 1966) - e novissimi - A. Ališauskas (n. 1970), N. Abrutytė (n. 1972), R. Stankevičius (n. 1973) - che approfondiscono questioni linguistiche e osservano il mutato orizzonte sociale tratteggiando una poetica che è ancora in gran parte a venire.
bibliografia
Naujos idėjos ir formos Baltijos ššalių literatūrose (Nuove idee e forme nelle letterature baltiche), Vilnius 1999; V. Kubilius, Litauische Literatur auf dem Wege zur Freiheit, in Res Balticae, 2001, 7, pp. 131-45.