Scandinave, letterature
L'inizio del 21° sec. è stato caratterizzato in Scandinavia da una estrema vivacità della produzione poetica, che quasi ovunque è tornata a rapportarsi alla tradizione rinnovandola e attingendone gli aspetti più fecondi, e da una rinascita del gusto per la narrazione, con lo sviluppo del realismo magico che aveva caratterizzato la prosa degli anni Novanta del secolo scorso, e allo stesso tempo con l'evoluzione di tendenze postmoderne di interpretazione della realtà. Il romanzo norvegese contemporaneo annovera fra i suoi nomi più conosciuti J. Gaarder (n. 1952), E.F. Hansen (n. 1965), che con il suo Beretninger om beskyttelse (1998; trad. it. Attimi di segretezza, 2000) ha ripetuto il successo di Salme ved reisens slutt (1990; trad. it. Corale alla fine del viaggio, 1996), e L. Saabye-Christensen (n. 1953), che ha confermato la sua posizione centrale nella narrativa norvegese realizzando con Halvbroren (2001; trad. it. Il fratellastro) un romanzo denso di misteri, caratterizzato da una storia avvincente e da uno stile realistico, e ambientato nella Norvegia del dopoguerra in cui tre generazioni di donne combattono per la loro sopravvivenza fisica e mentale. Astro nascente della moderna narrativa norvegese è E. Loe (n. 1969), che ha dato voce all'irrequietezza giovanile, al bisogno di trovare risposte all'esistenza, con il romanzo Naiv.Super (1997; trad. it. Naif.Super, 2002), diventato subito un libro di culto in Scandinavia. Uno dei maggiori innovatori dell'arte del romanzo in Norvegia può essere considerato J. Kjærstad (n. 1953), che nelle sue opere utilizza il proprio grande bagaglio culturale per catturare l'attenzione dei lettori con accattivanti storie episodiche. Attivo dal 1980, Kjærstad è stato premiato nel 2001 dal Consiglio nordico per il romanzo Oppdageren (1999, Lo scopritore), ultima parte di una trilogia incentrata sul personaggio di Jonas Wergeland, fittizia celebrità del mondo dei media e moderno Peer Gynt.
Anche la narrativa danese ha conosciuto nel 21° sec. un periodo di grande slancio. Fra gli autori di maggior spicco si deve citare J.C. Grøndahl (n. 1959), che debuttò già nel 1985 ma si è affermato definitivamente negli ultimi anni grazie ai suoi romanzi introspettivi, espressione di un'intera generazione di quarantenni al volgere del millennio, che hanno conquistato il grande pubblico e il favore della critica. Da ricordare il suo Tavshed i oktober (1996; trad. it. Silenzio in ottobre, 2003), e i successivi Virginia (2000; trad. it. 2006) e Piazza Bucarest (2004), parzialmente ambientato in Italia. Accanto a Grøndahl è impossibile non ricordare una folta schiera di autori poco più giovani, in gran parte esordienti negli anni Novanta del 20° sec., che vanno a completare con sempre maggior decisione il panorama della prosa danese del nuovo secolo. Caratteristiche di questa nuova generazione di narratori sono la frequente riscoperta del racconto breve, come ritorno alla tradizione, ma anche come unico modo per interpretare la frammentazione della realtà moderna, e l'attenzione impressionistica alle esistenze marginali, la sperimentazione stilistica, ma anche toni fiabeschi o satirici: M. Pryds Helle (n. 1965), che con Solsiden (2001, Il lato al sole) ha composto un romanzo di grande fascino fra le ombre dell'antico Egitto e l'epoca moderna, e con i racconti di Ti fingre fra eller til (2002, Dieci dita in più o in meno) ha esplorato la lingua e la vita fra realismo stilizzato e fantasia che dissolve la realtà; N.M. Aidt (n. 1963), che nonostante le ambientazioni centrate sulla quotidianità non tocca mai un vero realismo, soffermandosi piuttosto sui paradossi della vita; J. Sonnergaard (n. 1963), fra gli autori più letti intorno all'inizio del 21° sec., che con i racconti di Radiator (1997; trad. it. 2003) e di Sidste søndag i oktober (2001, L'ultima domenica di ottobre) presenta una galleria di problematici personaggi che vivono ai limiti di una società perfetta, scivolando nell'irreale; infine J. Teller (n. 1964) che in Odins ø (1999; trad. it. L'isola di Odino, 2001) fonde la tradizione dell'assurdo a quella delle saghe e in Kattens tramp (2004, I passi del gatto) cambia completamente registro componendo una storia d'amore intessuta di enigmi.
La poesia danese dei primi anni del nuovo secolo è caratterizzata dalla nascita di nuove voci che vanno ad affiancarsi a quelle di scrittori come I. Christensen (n. 1935) e H. Nordbrandt (n. 1945), P. Tafdrup (n. 1952) e S.U. Thomsen (n. 1956) in una sorta di continuità che sottolinea come, al di là delle correnti e delle generazioni, l'attuale ritorno alla dimensione estetica della poesia rappresenti soprattutto la conseguenza di una tradizione ben radicata. Autore di grande valore, fin dalle prime raccolte poetiche dell'esordio avvenuto all'inizio degli anni Novanta, è M. Søndergaard (n. 1964), intellettuale poliedrico, musicista, traduttore di J.L. Borges, saggista, poeta dal rigore formale, ma anche attento teorico del senso della creazione lirica. Fra le sue opere degli ultimi anni vanno ricordati il romanzo Tingenes orden (2000, L'ordine delle cose) e la raccolta poetica Vinci, senere (2002; trad. it. A Vinci, dopo, 2007), in gran parte ispirata ai paesaggi della campagna toscana dove per anni ha vissuto con la famiglia. Al suo fianco una serie di nomi come S. Grotrian (n. 1961), poeta visionario che ha tracciato un percorso dalla poesia concreta e brevissima a liriche di più ampio respiro; N. Lyngsø (n. 1968), critico letterario e poeta dall'orientamento teorico, legato a Søndergaard in una coppia professionale concentrata sulla poesia e sulla musica; ma anche A. Kure Andersen (n. 1962), traduttrice di G. Ungaretti, che nella sua opera coltiva l'essenzialità della forma breve.
Figura di primo piano della narrativa islandese degli ultimi anni è E. Már Guđmundsson (n. 1954), poeta, romanziere, traduttore, premiato dal Consiglio nordico nel 1995 per il suo Englar alheimsins (1993; trad. it. Angeli dell'universo, 1997), e da allora autore di altri romanzi di successo, da Fótspor á himnum (1997; trad. it. Orme nel cielo, 2003) all'ultimo Bítlaávarpiđ (2004, Il manifesto dei Beatles). Dopo la morte di H.K. Laxness, il grande 'poeta nazionale' scomparso nel 1998, testimone del progresso di una cultura e di una nazione nel corso di un secolo, la narrativa sembra percorrere strade nuove ma anche tracciare un bilancio dello sviluppo della cultura nazionale negli ultimi cento anni. Proprio la vita di Laxness è al centro della finzione letteraria di Höfundur Íslands (2001; trad. it. Il più grande scrittore d'Islanda, 2003) di H. Helgason (n. 1959), che se da un lato è un esperimento di metafinzione, con il protagonista, lo scrittore Einar J. Grímsson - facilmente riconducibile alla figura di Laxness -, che si risveglia all'interno di uno dei suoi testi, dall'altro rappresenta una sorta di analisi della storia culturale dell'Islanda del Novecento. Se la problematica centrale della narrativa islandese del 20° sec. era lo sviluppo storico, sociale, politico di una terra passata in pochi decenni dal mondo rurale a una società moderna sotto tutti i punti di vista, all'alba del nuovo secolo il distacco è segnato non già dalla negazione del passato, quanto da una sua definitiva analisi in quanto parte della storia della cultura della nazione.
La poesia islandese degli ultimi anni Novanta e dell'inizio del 21° sec. ha tra le sue figure di rilievo I. Haraldsdóttir (n. 1942), nella cui poesia è possibile seguire i molti aspetti della vita di una donna, come in Hvar sem ég verđ (2002, Dovunque andrò), in cui si ripresentano i dolorosi ricordi del passato. Notevole è anche l'opera di S. Pálsson (n. 1948), che a ventotto anni dal debutto ha pubblicato la sua dodicesima raccolta di poesie, Ljóđtímavagn (2003, Il carro del tempo della poesia), completando così un'intricata costellazione, un sistema poetico meticolosamente costruito che colloca il suo autore all'apice del modernismo islandese, grazie al suo stretto legame con la tradizione, ma anche ai suoi contatti con la cultura internazionale frequentata durante lunghi soggiorni a Parigi. Ma a fianco di autori come Pálsson non vanno dimenticati poeti giovani come S. Bragi (n. 1975) che con Ljúgđu Gosi, ljúgđu (2001, Menti Pinocchio, menti) crea una lirica dura e retorica caratterizzata da un'acuta angoscia della morte, riutilizzando gli stessi flussi di coscienza e la stessa lingua prettamente 'fisica' nel successivo romanzo Áhyggjudúkkur (2002, Le bambole dell'angoscia). Nel chiuso ambiente delle isole Færøer, dove il rapporto con la tradizione si scontra con la sfida della modernità, scrittori come H. Kamban (n. 1942), G. Hoydal (n. 1941), R. Patursson (n. 1947) e J. Nielsen (n. 1953) accettano la sfida per rapportarsi alla globalizzazione creando una lingua letteraria che amplifica i regionalismi, un'estetica nazionale che vuole affrontare il presente mantenendo il legame con il passato. Nei nove racconti di Pílagrímar (2001, Pellegrini), in gran parte ambientati nelle Færøer, il veterano Kamban coniuga il mitico universo delle isole con la sfida alla modernità in quello che è stato definito modernismo classico, mentre il poeta Nielsen compone in Brúgvar av svongum orđum (2002, Ponti di fameliche parole) una raccolta molto varia dal punto di vista tematico e stilistico, con brevi aforismi e lunghe, complesse liriche, in entrambi i casi con il frequente omaggio alla natura delle isole e il rispetto per l'eredità della tradizione.
Fin dagli anni Novanta del 20° sec. il romanzo svedese ha dimostrato di essersi liberato dal rigido realismo dei decenni passati, come dimostrano le opere di G. Tunström (1937-2000). Tuttavia la ribellione alle tendenze che fin dagli anni Settanta avevano caratterizzato la narrativa svedese, soprattutto nell'immagine che raggiungeva il pubblico europeo, appare in questi ultimi anni attenuata da nuove interpretazioni, come nella prosa di S. Combüchen (n. 1942), che del realismo sociale dà una sua personale misura. Nella sua ultima opera, Et simtur i sundet (2003, Una nuotata nello stretto), il realismo si fa romanzo psicologico che tratta in maniera soggettiva la vita esteriore, i rituali sociali e intellettuali della società moderna. Figura isolata, che in pochi anni ha raggiunto in traduzione un successo non eguagliato in patria, è invece B. Larsson (n. 1953), filologo e traduttore, appassionato navigatore e autore di romanzi marinari, da Long John Silver (1995; trad. it. La vera storia del pirata Long John Silver, 1998) a Drömmar vid havet (1997; trad. it. Il porto dei sogni incrociati, 2001), che hanno segnato in Svezia l'inizio di un nuovo filone esotico, mentre Det onda ögat (1999; trad. it. L'occhio del male, 2002) si è rivelata un'attualissima opera collettiva che analizza il drammatico problema moderno della violenza generata dall'intolleranza. Incredibile fenomeno letterario, tra epos e realismo magico, è invece Populärmusik från Vittula (2000; trad. it. Musica rock da Vittula, 2002) dell'esordiente M. Niemi (n. 1959), romanzo ambientato nella provincia svedese in cui la musica rock rappresenta una rottura con le abitudini dei rozzi taglialegna, in un'atmosfera grottesca ed esilarante.
Nel panorama della poesia svedese degli ultimi anni non può essere dimenticata la presenza di E. Ström (n. 1947), che con la sua opera ha anticipato le tendenze della giovane generazione, mentre lei stessa è artista in continuo rinnovamento, alla ricerca dei limiti della lingua e delle possibilità della parola. Nella raccolta Revbensstäderna (2002, Le città costole), che segna il suo ritorno alla poesia dopo il romanzo Bröd (1999, Pane), i suoi versi hanno un carattere intenso, fisico, nel descrivere la condizione umana nel mondo di oggi: la lunga esperienza della sua attività di medico, abbandonata in seguito per dedicarsi completamente alla scrittura, l'ha portata a riversare nella poesia uno spirito di osservazione e un rapporto con la realtà del tutto personali.
Caratteristica della letteratura svedese del decennio a cavallo del 21° sec., come di quella norvegese, danese e islandese, è inoltre la nascita - o meglio la rinascita, se si prende in considerazione l'enorme successo internazionale delle opere di Sjöwall e Wahlöö negli anni Sessanta e Settanta - di un giallo nordico. Se il thriller scientifico Frøken Smillas fornemmelse for sne (1992; trad. it. Il senso di Smilla per la neve, 1995) di P. Høeg (n. 1957) ebbe un successo travolgente negli anni Novanta, ripetuto con De stille pige (2006; trad. it. La bambina silenziosa, 2006) esponenti di primo piano di questa forma di romanzo, che in Scandinavia più che altrove assume vero valore letterario, sono fra gli altri gli svedesi H. Mankell (n. 1948), J. Guillou (n. 1944) e Th. Kanger (n. 1951), i norvegesi G. Staalesen (n. 1947) e F. Skagen (n. 1936), i danesi L. Davidsen (n. 1950) e N. Lillelund (n. 1965), l'islandese A. Indriđason (n. 1961), il feringio J. Isaksen (n. 1950), che con cicli di romanzi ambientati in gran parte in Scandinavia hanno inserito il lontano Nord nella geografia del thriller europeo, spaziando dal giallo politico al poliziesco puro alla storia di spionaggio, accomunati da un'originalità dei temi e, oltre che dalle consuete caratteristiche del genere, da un diffuso interesse per problemi sociali ed esistenziali.
bibliografia
Nordisk Litteratur-Nordic Literature, dal 1997 (anche in formato elettronico: www.nordic-literature.org).
L. Bukdahl, Generationsmaskinen. Dansk litteratur som yngst 1990-2004 (La macchina generazionale. La letteratura danese più giovane 1990-2004), København 2005.
T.E. Sigurdardottir, Litteraturlandskabet i Island (Il paesaggio letterario in Islanda), in Dansk noter (Danese, note), 2005, 2.
Litteratur i Nord (La letteratura nel Nord), a cura di J. Fossum Grønn, København 2005-2006 (anche in formato elettronico: www.norden.org).
J. Glauser, Skandinavische Literaturgeschichte, Stuttgart 2006.