LETTO (gr. κλίνη, lat. lectus; fr. lit; sp. lecho; ted. Bett; ingl. bed)
Etnologia. - Molti primitivi dormono sul suolo della capanna, benché raramente sulla nuda terra: ciò avviene, se mai, dove gruppi particolarmente primitivi abitano regioni molto asciutte, come è di taluni clan di indigeni australiani e dei Boscimani del Kalahari. Altrove un giaciglio individuale è preparato con foglie (Pigmei), o corteccia d' albero (Australia di NO.) o pelli (America australe): molto diffuse allo stesso scopo in tutta la zona tropicale e subtropicale sono le stuoie, la cui lavorazione aveva raggiunto grande sviluppo soprattutto nell'Asia sud-orientale, nell'Insulindia e nell'Oceania. Nell'Asia anteriore e in talune regioni dell'America (Rocciose, Ande) si è avuto invece un notevole sviluppo nella tessitura di tappeti, coperte, cuscini.
Ma fuori dell'area di persistenza delle culture più primitive, appena si entra nell'ambito delle popolazioni dotate di una certa sedentarietà, s'incontra la tendenza a sollevare dal suolo il giaciglio, e ciò, come s'intende facilmente, soprattutto nei paesi umidi. Rientra in questa categoria la piattaforma-tettoia dei Pigmoidi asiatici (Andamanesi, Negritos), che si può dire una capanna ridotta al puro giaciglio: nell'Africa interna (Sudan orientale, regione dei Grandi Laghi, Zambesi) il letto è dato, sovente, da una piattaforma fissa, talora assai alta, costruita nell'interno della capanna. Il problema dell'elevazione del giaciglio dal suolo è risolto poi implicitamente nel caso delle capanne su palafitte: questa è anzi la ragione per cui nell'area di predominio di queste (Indocina, Insulindia; Oceania) si sono poco diffuse altre forme di giaciglio fisso o mobile, che pure vi sono conosciute (amache e letti della Nuova Guinea). Nell'Africa negra, invece, dove è poco diffusa la casa su pali, si nota una larga distribuzione sia della piattaforma fissa già menzionata, sia dei letti trasportabili nelle forme elementari della kitanda (Sudan occidentale e Congo) e dell'angareb dell'Africa orientale. Nell'America tropicale umida, lo stesso ufficio è compiuto dall'amaca. Tanto nel caso delle alte piattaforme fisse dell'Africa interna, come in quello dell'amaca, è frequente l'uso della fumigazione contro le zanzare, mediante un fuoco acceso al disotto.
Un tipo particolare di giaciglio, che sembra caratteristico degli ambienti aridi, ove siano in uso le costruzioni di argilla, e delle regioni fredde e pure in prevalenza asciutte, è dato dal banco sopraelevato di terra o di muratura addossato a una parete della capanna: si trova nel Sudan e in Egitto, e in ambedue i casi, il banco è riscaldabile mediante un fuoco acceso in una parte di esso. Questa forma, che si è infiltrata in un paese assai caldo, ha legami evidenti con i banchi fissi adiacenti alla stufa e coi letti preparati sulla stufa dei paesi slavi e finnici dell'Europa orientale. E una forma analoga esiste nel k'ang, grande banco riscaldabile in muratura delle case della Cina settentrionale e della Mongolia. Il piano sopraelevato di legno, fissato alle pareti, rappresenta la forma primitiva di letto nella zona temperata e fredda del nord, e il suo equivalente si ritrova nell'interno dell'iglu (igloo) eschimese e nelle capanne dell'America Settentrionale. Il letto costituito da una più piccola e più leggiera piattaforma mobile sembra un'invenzione delle antiche civiltà occidentali, a giudicare dalla sua assai grande diffusione anche in Africa e nell'Asia anteriore: ma forme indipendenti di esso si sono trovate nella Melanesia e fra gl'Indiani delle praterie nordamericane (Arapaho) e delle Ande (catre della Bolivia). Il primo mobile usato in relazione al giaciglio è, però, il poggiatesta, di uso generale nell'Africa, nell'Asia orientale e in una parte dell'Indonesia e dell'Oceania. V. poggiatesta.
Antichità classica. - Il racconto della costruzione del letto di Ulisse nel XXIII libro dell'Odissea (vv. 190-210) ci dà una idea di ciò che fossero i letti di lusso nell'età micenea: un mobile di legno, riccamente lavorato a traforo nei montanti, intarsiato d'oro, d'argento e d'avorio, con rosse cinghie di cuoio per reggere il materasso, ricoperto di pelli e di ricchi tappeti. Sembra che più tardi, nell'età greca, il letto abbia avuto un più largo uso di quel che non avesse nell'età preellenica: esso non servì infatti soltanto per dormire o per riposare, ma anche come sedile su cui stavano gl'invitati a banchetto - costume che sembra derivare dall'Oriente -, e infine ebbe un uso funerario in quanto su di esso si esponeva il defunto nella próthesis.
Polluce distingue un tipo di letto di lusso (κλίνη) e un tipo più semplice e di uso più comune (κράββατος; χαμεύη; σκίμπους). Le diverse parti del mobile erano: i montanti (ἐνηλατα, πόδες), le pareti (τροίχοι), le cinghie (κέρια) e le fasce, a prescindere dal materasso, dai cuscini e dalle coperte. Il letto era generalmente di legno, ma bronzee erano le lamine con le quali si decorava, e metallici erano spesso i piedi, quando di questo materiale non erano addirittura tutte le parti del mobile. Per ciò che riguarda le forme, più che le fonti letterarie, ci sono di sussidio quelle monumentali, cioè i letti o i frammenti di letti pervenutici, e le riproduzioni che di essi sovente ci offrono le pitture, i rilievi, le terrecotte, che ci permettono anche di seguire l'evoluzione del mobile attraverso i secoli.
Le rappresentazioni di carattere funerario, che si osservano sui vasi attici del periodo geometrico, ci mostrano i letti sontuosi che si usavano nelle prothéseis dei defunti nei sec. VII e VI a. C.
Per ciò che riguarda il sec. VI, sempre in base ai monumenti, noi possiamo distinguere principalmente due tipi. L'uno, di origine probabilmente occidentale, è caratterizzato dalla forma dei piedi che, da principio lavorati al tornio, furono poi imitati nei letti di metallo. Le forme sono massicce e i sostegni sono costituiti da più membri, mentre i regoli sono decorati da fregi.
L'altro tipo, di origine orientale, ha piedi a sezione rettangolare, a mo' di asse, che presentano la parte anteriore riccamente decorata: in alto generalmente è un Capitello ionico, mentre verso la metà si osservano delle volute tra loro legate da un anello. I piedi poggiano su di una specie di gradino. Nei letti di questo tipo dovremo forse riconoscere dei prodotti derivanti dall'arte industriale ionico-asiatica.
Ambedue le forme si ritrovano in Etruria, dove, però, si riscontra anche un terzo tipo, dalle gambe tornite e rotonde, con un rigonfiamento centrale che importa una sagoma convessa.
Nel sec. V, come ci dimostrano i rilievi di Ǧölbaşi (Trisa) e diverse pitture vascolari, predomina il primo tipo già descritto e con sobria decorazione; questa sobrietà, che è caratteristica dell'epoca successiva alle guerre persiane, si suole attribuire all'influenza di Sparta, dove si fabbricavano dei letti che venivano esportati anche in talune città del Mar Nero. Pertanto, nella seconda metà di detto secolo, il mobile diventa più ricco, e comincia allora ad apparire con una certa frequenza quell'appoggio, situato ad una delle estremità, che ricevette il nome di klintērion (κλιντήριον, lat. fulcrum) e che, quando si trovava su ambedue le estremità, faceva dare al letto l'epiteto di amfikéfalos. Non possiamo dire tuttavia che in questa età il tipo ionico sia scomparso completamente, ma esso dovette costituire il letto funerario per eccellenza, mentre l'altro tipo è quello che generalmente si ritrova nelle scene conviviali, dove accoglie, di solito, due persone.
Quanto abbiamo detto per il sec. V vale, in certo modo, anche per il seguente, come attestano i rilievi funerarî attici e talune pitture vascolari italiote. Nell'epoca ellenistica ritorna l'uso dei letti lussuosi, ma non è più la forma ionico-attica, usata ormai soltanto per le theoxeníai e per le klínai funerarie, quella che li rappresenta, bensì il tipo che prima era stato il più comxune, cioè quello con le gambe lavorate al tornio e con appoggi alle estremità, il quale, adesso, viene per lo più eseguito in metallo e si arricchisce di decorazioni, di sculture, di intarsî. Le membrature, spesso lavorate a parte, assumono sagome pesanti e massicce, dovute a influsso orientale, e tra queste vediamo apparire nei sostegni delle sfingi, che giustificano il nome di sfingipodi che ebbero talvolta questi letti (Ateneoi. Esempî di letti ellenistici abbiamo in alcuni trovamenti di Priene, e spesso in piccole terrecotte le quali riproducono tali lavori di toreutica. Contro il barocchismo di queste forme sembra reagire un secondo tipo ellenistico, rappresentato da esemplari ritrovati nella Russia meridionale, e da incisioni su ciste etrusche, dove i sostegni sono più snelli, più sottili i regoli, mentre gli appoggi laterali hanno forme sinuose, e recano spesso delle appliques figurate, l'uso delle quali, sorto forse sulla fine del secolo II, si diffuse in seguito. Generalmente i motivi decorativi di questi fulcra sono desunti dal ciclo dionisiaco (Dioniso, teste di Sileno, protomi equine), ma talora rìcorrono anche immagini di Artemide cacciatrice e di Afrodite, Eroti, ecc.; un interessante fulcrum tarentino presenta un gruppo di Polifemo ebbro, Odisseo e la ninfa Etna. Frammenti di decorazioni di letti ellenistici metallici si sono rinvenuti nella Grecia propria, in Asia Minore, nella Siria, in Egitto e in Italia.
Gli esempî trovati in Italia ci dimostrano che il tipo del letto ellenistico penetrò nella nostra penisola sostituendosi non tanto ai letti cubiculari, che dovettero serbare in genere la loro primitiva semplicità, quanto a quelli tricliniari, prima costituiti da semplici assi di legno, a piano inclinato. Talora questi letti decorati dovettero fungere come letti funerarî. Se i letti romani adottarono forme e decorazioni di quelli ellenistici, se ne distinsero tuttavia per una minore finezza nell'esecuzione e per una minore eleganza. Ignoriamo quali fossero precisamente i diversi luoghi di fabbricazione dei letti di età ellenistica, ma forse non ha torto chi identifica questi letti bronzei, riccamente decorati, coi letti deliaci di cui parla Plinio. Certamente però, oltre che a Delo, dovettero esistere altre fabbriche, in Oriente e in Occidente. Gli scrittori latini parlano anche di letti punicani, più semplici forse nelle forme e non diversi da quei letti libi dei quali discorre Virgilio, mentre a proposito dei letti di lusso sono sovente ricordati letti inargentati, inaurati, testudinati, eborati. A quest'ultima categoria di letti decorati è da assegnarsi un ricco esemplare rinvenuto a Norcia. E però da tener presente che anche Timeo aveva parlato di letti agrigentini con lamine ossee applicate al fusto, chiamandoli παράκολλοι χαμεύναι.
Nel sec. I d. C. la klínē romana si distingue per la forma del fulcrum che, come appare in alcuni sarcofagi rappresentanti klínai funerarie, assume una forma allungata e diritta, pur serbando l'uso di una testa animalesca all'estremità.
Questi letti romani di età imperiale, in generale, sono più bassi di quelli greci, sebbene i piedi siano ancora torniti e con membrature sagomate alternate. Il tipo dei sarcofagi suddetti continua nel sec. II e nel III d. C. e riproduce talora fedelmente i particolari del materasso su cui giace il defunto; ma, ad ogni modo, il letto romano non ha l'interesse di quello greco il quale, per i suoi particolari tectonici e decorativi, mostra di avere strette relazioni con la grande arte e riassume tutta l'abilità e l'eleganza che erano state raggiunte nella fabbricazione del mobilio.
Oriente. - Le pitture funerarie dell'Antico Egitto, e i ritrovamenti archeologici, sino ai più recenti e cospicui della tomba di Tut‛anḥamôn, ci permettono i formarci una idea abbastanza esatta del letto egiziano: esso era di legno, con una delle estremità, dove poggiare la testa, rialzata e dietro la quale ricadeva un lungo cuscino. I piedi del letto erano spesso lavorati in modo da raffigurare teste di animali (leoni, sciacalli, ecc.). Alcuni letti erano in forma di tori, di sciacalli, di sfingi; ma il tipo normale, d'uso sia domestico, sia funerario, era generalmente semplice di linea, e traeva il valore dal pregio del legno e dalle applicazioni di metalli preziosi. Oro e argento, bronzo e pietre preziose ornavano anche i letti assiri e babilonesi.
Medioevo ed età moderna. - Le rappresentazioni figurate sono i soli monumenti per la storia medievale del letto, di cui l'uso determinava la forma e doveva mantenere i tratti principali già prima fissati.
Di letti sontuosi e di umili, anche prima del sec. XIII, dànno saggio affreschi, miniature e sculture: ricordiamo, per l'Oriente, la miniatura bizantina del "letto di Salomone" nelle "Omelie del monaco Giacomo" (Parigi, Bibl. Nat.; Roma, Bibl. Vat.), del sec. XII, e le rappresentazioni della Κοίμησις della Madonna; per l'Occidente, i disegni del Sacramentario di Warmondo a Ivrea (secoli X-XI), figurazioni nei capitelli del chiostro di S. Orso ad Aosta (sec. XII), gli affreschi della leggenda di S. Alessio (secoli XI-XII) in S. Clemente al Celio.
A partire dal sec. XIII l'iconografia permette di stabilire che fin da allora il letto, presso le nostre classi facoltose, aveva già ripreso aspetto architettonico e pregio d'arte; gli affreschi di Giotto ad Assisi ce lo presentano (Benedizioni di Isacco) costruito in legno tornito, cinto di cortinaggi. D'altra parte non mancano descrizioni della complessa apparecchiatura del letto già nel sec. XII, con uno sgabello per salirvi, con coperte diverse e guanciali. Nelle opere d'arte del Trecento già si ritrovano forme di letto assai variate (affreschi di Simone Martini in S. Francesco ad Assisi, di Giotto a Padova, ecc.).
Le classi meno abbienti, a seconda del grado loro, anche in Italia dormivano su giacigli fatti di semplice paglia o su pagliericci distesi per terra, ovvero alzati sopra tavolati e graticci sostenuti da casse o trespoli. Ed è assai rustico il letto di legno, del sec. XIV, poi decorato di pitture, che si conserva a Pistoia in S. Maria delle Grazie.
Nei primi anni del Quattrocento la forma del letto, come mobile, appare definitivamente costituita. Essa consta del suo originario corpo centrale, o lettiera, intorno al quale eran disposte le predelle o cassapanche, in numero di tre oppure di quattro, a seconda che il letto si trovasse accostato alla parete oppure - come più spesso avveniva - in mezzo alla stanza. Le cassapanche poggiavano direttamente sul pavimento, oppure su di una pedana: servivano per riporre, nel loro interno, indumenti e arredi, per poggiare oggetti e per sedersi sopra al loro coperchio. La lettiera aveva un fondo di tavole, o di rete di fune, sul quale posavano il pagliericcio e il materasso; era sostenuta da quattro piedi, oppure, priva di essi, simile a una cassa.
Il letto nuziale aveva un aspetto imponente.
Gli esemplari più modesti di letto comune tenevano ancora, nel sec. XV, della loro origine occasionale, posticcia, come dovevano essere, i "letti da campo" ricordati dagl'inventarî; ma l'unione della lettiera con le cassapanche divenendo sempre più schietta e organica e facendosi più frequente, finì per costituire una perfetta e definitiva unità strutturale. Da capo e da piedi del letto, così costituito, si alzarono le spalliere: più alta quella anteriore, più bassa quella posteriore. La prima, con l'evolversi del gusto, durante il Rinascimento, finì per diventare un complemento decorativo, facendosi sempre più ricca; simile, dapprima, alle alte spalliere dei troni e degli scanni e infine, nei secoli XVI e XVII, voltata sopra il luogo del capo, ín guisa di testiera o di baldacchino.
Quando la lettiera era alzata su quattro zampe, si usava talvolta tenere sotto di essa una specie di divano chiamato lettuccio o carriola (forse perché munito di rulli o di piccole ruote) da tirarsi fuori a volontà quando se ne voleva far uso per sdraiarsi durante il giorno. La foggia dei "lecti colla carriola" pare che sia invalsa nella seconda metà del sec. XV. La parola lettuccio, in quel secolo e dopo, stette a significare anche una cassapanca, specie di divano, che, come oggi avviene di questo mobile, poteva trovarsi anche in altre stanze che non fossero la camera da letto, e che serviva per le sieste diurne o come giaciglio di ripiego per ospiti e famigli.
Nel Cinquecento andò scomparendo l'uso di circondare la lettiera di predelle e si addivenne così alla forma di letto quale, press'a poco, è in uso tuttora, costituito dalla sola lettiera, con sostegni visibili; e la parola letto si usò, da allora, per significare l'intero mobile.
Nel sec. XVI le spalliere avevano ceduto il posto alle colonne, alzate sull'asse delle zampe, in taluni esemplari inframmezzate da balaustri o da ringhiere a intaglio. In questo caso esse colonne non superavano in altezza il petto d'uomo; ma qualche volta erano assai più alte e sorreggevano una trabeazione o cornicione, sormontati a lor volta dal cielo o baldacchino, il cui culmine spesso terminava, a mo' di fastigio, in un "vaso" o in un'altra qualsiasi figurazione decorativa, scolpita nel legno o modellata in altra materia analoga a quella del letto. Anche le colonne erano intagliate; qualche volta presero anche forma di cariatidi. Fra le colonne erano appesi pesanti cortinaggi la cui sontuosità era analoga a quella del letto. La seconda fase del Rinascimento introdusse per poco un gusto classicamente severo anche nella forma del letto. Seguitarono invece ad avere sempre maggior voga le forme e i motivi fastosi; finché col prevalere del costume e del gusto francesi - dalla seconda metà del sec. XVI alla prima metà del XVIII -, lusso e fastosità attingono il massimo dello splendore e dell'intemperanza.
Nella seconda metà del sec. XVIII la decocazione del letto accompagna il trapasso di tutta l'arte dalle forme ampollose e tronfie del tardo Barocco e dalla sua fastosità appariscente alla delicata femminea frivolezza del Rococò, esplicantesi attraverso a una reale lussuosità di materiali e ad una tecnica raffinata.
Dopo lo stile neoclassico dell'Impero napoleonico e quello romantico della Restaurazione, l'aspetto strutturale-decorativo del letto, come quello degli altri mobili, seguì le vicende e le aberrazioni dell'eclettismo ottocentesco e delle effimere mode stilistiche, compresa quella del floreale e del liberty.
Nel sec. XIX invalse e prese largo piede l'uso della costruzione di letti di ferro. Letti di ferro, detti "alla siciliana" usavano già nei secoli XVI-XVII (Milano, Casa Bagatti-Valsecchi), riccamente ornati, di metallo battuto. L'industria del sec. XIX ne lavorò prima con ferro pieno e massiccio, in seguito con tubi vuoti, in forme forgiate a fuoco in varî disegni, con spalliere spesso modellate a volute e girali, in disegni complicati. Al tondello e al tubo di ferro si aggiunse più tardi la lamiera; e allora si fabbricarono letti di ferro anche verniciati in modo da contraffare il legno. Ma l'uso del letto di ferro (se ne fecero anche di ottone) si diffuse soltanto presso le classi di media condizione e i ceti più poveri, le classi facoltose preferendo sempre quello di legno.
Era introdotta intanto un'innovazione importantissima agli effetti della pulizia e dell'igiene: la sostituzione del pagliericcio col saccone a molle e con la rete metallica.
Il gusto odierno, cosiddetto razionale, cerca di dare al letto, come alle altre forme del mobilio, un'organicità strutturale.
Le tecniche della decorazione furono per il letto le stesse che per gli altri mobili e seguirono il gusto e gli stili, nella loro evoluzione lungo i secoli. (V. tavv. CLVII-CLX).