LETTONIA.
– Demografia e geografia economica. Storia. Cinema. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Isabelle Dumont. – Stato dell’Europa settentrionale. Con 2.041.111 ab., secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs) del 2014, di cui un terzo concentrati nella sola capitale, Riga, la popolazione della L. è composta al 61,4% da lettoni (erano il 77% nel 1935 e hanno poi subito un continuo calo, fino a raggiungere un minimo del 52% nel 1989, per poi risalire al 57,7% nel 2000), al 26% da russi, al 3,4% da bielorussi, al 2,3% da ucraini, al 2,2% da polacchi e all’1,2% da lituani (di cui lo 0,3% di ebrei e di Rom e lo 0,1% di tedeschi ed estoni). Nel 2013, il saldo demografico negativo di −22.357 unità (−8095 per il saldo naturale e −14.262 per il saldo migratorio) ha confermato il calo della popolazione, che continua dal 1990 e che ha avuto un picco nel 2010, con −45.899 unità (Latvijas Statistika, 2014).
Dopo l’ingresso nell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord e nell’Unione Europea (UE) nel 2004, il 1° gennaio 2014 la L. è entrata nell’eurozona (v. euro, area). L’ingresso, previsto in origine per il 2008 è stato rinviato al 2014 a causa dell’eccessiva inflazione e del mancato rispetto dei cinque criteri fissati dal Trattato di Maastricht, in seguito alla crisi finanziaria globale esplosa nel 2008. A dicembre di quello stesso anno, l’ex ‘tigre baltica’ in difficoltà ha ricevuto infatti l’aiuto della UE e del Fondo monetario internazionale (FMI): si è trattato di un piano di assistenza di 7,5 miliardi di dollari distribuiti su tre anni che prevedeva una drastica riduzione della spesa pubblica. L’andamento del PIL è passato da +10% nel 2007 a −18% nel 2009 (2,7% nel 2014), mentre il tasso di disoccupazione dal 6% nel 2007 al 18,7% nel 2010 (10,3% nel 2014).
L’economia della L. si è ripresa poi grazie alle esportazioni, rese più competitive non da una svalutazione della moneta, quanto invece da una drastica diminuzione di spese e stipendi e da un aumento della tassazione. L’attività economica lettone si concentra soprattutto sulla produzione di componentistica elettronica e sui servizi finanziari e di trasporto, in particolare nel settore petrolifero. La maggior parte degli scambi commerciali sono realizzati con l’UE. La peculiarità del suo settore bancario è legata all’importanza dei depositi dei non residenti, che rappresentano più della metà del totale dei depositi bancari.
Storia di Riccardo Mario Cucciolla. – Dopo le dimissioni di Aigars Kalvitis, il 20 dicembre 2007 il Parlamento approvò un nuovo governo guidato da Ivars Godmanis del partito Via lettone (LC). Per far fronte alla dirompente crisi economica, a partire dal 2008 l’esecutivo applicò una serie di misure di austerità, tagliando la spesa pubblica e invocando il sostegno finanziario del Fondo monetario internazionale e dell’Unione Europea. Gli interventi furono duramente contestati soprattutto dalle fasce più deboli della popolazione e provocarono violenti scontri nella capitale Riga nel gennaio 2009. Il mese successivo Godmanis rassegnò le dimissioni e il 12 marzo Valdis Dombrovskis, leader del partito di centrodestra Nuova era (JL), formò un nuovo governo sostenuto da una coalizione di cinque partiti.
Le precarie condizioni socioeconomiche – con un tasso di disoccupazione al 20% – e il malcontento dovuto all’austerità per onorare gli impegni con UE e FMI furono sfide complesse per il governo e crearono delle fratture nella coalizione. Alle elezioni del 2 ottobre 2010, vinse l’alleanza di centrodestra Unità – cui partecipavano JL, Unione civica (PS) e Società per un’altra politica (SCP) –, e Dombrovskis fu confermato alla guida di un governo che ottenne anche il sostegno dell’Unione dei verdi e dei contadini (ZZS). Il verde Andris Bērziņš divenne presidente della L. l’8 luglio 2011, battendo l’uscente Valdis Zatlers.
Dopo che il 23 luglio il 94,3% dei cittadini votò a favore dello scioglimento del Parlamento in un referendum, il 17 settembre 2011 si tennero nuove elezioni: ad aggiudicarsi la maggioranza relativa dei seggi (31 su 100) furono i filorussi del Centro dell’armonia (SC), ma una coalizione di centrodestra formata da Unità, Partito della riforma (RP) e Alleanza nazionale (NA) riuscì a costituire un nuovo esecutivo, presieduto per la terza volta da Dombrovskis. Il 27 novembre 2013, a pochi giorni dal tragico crollo del tetto di un supermercato a Riga in cui morirono 54 persone, Dombrovskis rassegnò le sue dimissioni. Il 22 gennaio 2014 fu nominata primo ministro Laimdota Straujuma, a capo di una coalizione di centrodestra riconfermata con le elezioni del 4 ottobre 2014. Il 3 giugno 2015, il Parlamento lettone elesse come presidente della Repubblica Raimonds Vējonis.
In politica estera, la L. rafforzò il proprio impegno atlantista ed europeo, ratificando il Trattato di Lisbona nel maggio 2008 e adottando l’euro il 1° gennaio 2014. Dopo aver formalizzato i confini nel marzo 2007, la L. inasprì invece i rapporti con la Russia a seguito del fallimento del referendum del febbraio 2012 sul conferimento di uno status ufficiale alla lingua russa, voluto dalla minoranza russofona, e dopo aver assunto una posizione molto critica contro Mosca in merito alla crisi ucraina del 2014.
Cinema di Grazia Paganelli. – Il cinema lettone nacque sull’onda del successo che il cinematografo ottenne in tutta Europa nei primi anni del Novecento. Negli anni Venti, dopo l’indipendenza, divenne molto popolare poiché raccontava storie dell’immediato passato, vicende civili e militari della guerra d’indipendenza appena conclusa. Il suo destino, però, sarebbe stato quello di cambiare spesso nel corso degli anni, adattandosi sempre ai diversi regimi e alle ‘necessità’ del momento.
Durante l’occupazione sovietica dei tre Paesi baltici, divenne infatti una priorità e per questo la L. ricevette generosi finanziamenti per realizzare soprattutto documentari. Nacque la ‘scuola del documentario poetico di Riga’ attorno alla quale lavoravano registi che, formatisi nel le scuole di cinema di Mosca e di San Pietroburgo, riflettevano prima di tutto sulle potenzialità del linguaggio cinematografico. Herz Frank, Juris Podnieks, Uldis Brauns, Ivars Kraulītis rappresentavano la generazione fondativa dello sguardo lettone, capace di immagini sapienti nella rappresentazione di un presente urgente e universale al tempo stesso. Basta vedere film come Par 10 minūtēm vecāks (1978; Più vecchio di 10 minuti) di Frank e Vai viegli būtjaunam? (1986; È facile essere giovani?) di Podnieks per il documentario, oppure Povest o latyshskom strelke (1958; Storia di fucilieri lettoni) di Pavel Armand per il cinema di finzione per rendersi conto del fatto che l’aspetto formale, in termini di costruzione dell’inquadratura, ritmo e raffinatezza del sonoro, costituisce l’aspetto più importante delle opere dei registi lettoni.
Con la fine dell’occupazione sovietica nel 1991, il cinema cadde in una profonda crisi economica. Venne a mancare il supporto dello Stato, ma questo non arrestò la sua energia. L’industria cinematografica, fortemente ridimensionata, si affidò soprattutto all’iniziativa privata e rifiorì adeguandosi alle esigenze moderne del mercato e ai cambiamenti del pubblico. Il sostegno arrivò anche dalle coproduzioni con altri Paesi europei, sia in materia di cinema di finzione, sia per quel che riguarda l’animazione, settore questo molto prolifico, soprattutto nell’ambito dei pupazzi animati.
Tra i registi più significativi ed eclettici di questi ultimi anni va citata Laila Pakalnina, molto nota e celebrata internazionalmente. Il suo lavoro, che alterna il documentario al cinema di finzione (Kurpe, 1998, La scarpa; Pitons, 2003, Il pitone; Kilnieks, 2006, L’ostaggio), si distingue per l’ironia e per l’insolito modo con cui coglie e descrive le cose semplici: una discarica (Leiputrija, 2004, La terra dei sogni), un vecchio che trascorre alla fermata del l’autobus il suo tempo (Teodors, 2006), diventano, nei suoi film, punti di riferimento attraverso i quali interrogare una realtà che è sempre, al tempo stesso, paradossale e semplice, poetica e crudele.
Tra i film più recenti e di ampio successo in patria, vanno citati Rigas sargi (2007, I difensori di Riga) di Aigars Grauba, sulla guerra di indipendenza del 1919, Kolka Cool (2011, Il freddo di Kolka) di Juris Poskus, My family tree (2013) di Una Celma, Mammu, es tevi mīlu! (2013, Mamma, ti voglio bene!) di Jânis Nords, Modris (2014) di Juris Kursietis.
Bibliografia: Una diagonale baltica, a cura di G. Paganelli, Firenze 2008, pp. 17-63.