Lettonia
di Anna Bordoni
Stato dell'Europa settentrionale. Nel corso dei primi anni del 21° sec. la dinamica demografica è stata caratterizzata da un progressivo decremento della popolazione (2.375.339 ab. al censimento del 2000, 2.307.000 a una stima del 2005), determinato da due saldi di segno negativo, quello naturale (−4,66‰) e quello migratorio (−2,24‰).
L'adesione alla NATO (marzo 2004) e all'Unione Europea (maggio 2004) ha chiuso positivamente un periodo di transizione economica, politica e sociale durato quindici anni, e il Paese prosegue nel suo percorso di trasformazione. Nel 2003 e nel 2004 il PIL ha registrato una forte crescita (+7,5% in entrambi gli anni), confermata nel 2005, sostenuta dal consumo interno; nonostante gli scambi commerciali siano aumentati, le importazioni restano superiori alle esportazioni e la bilancia commerciale è fortemente passiva. Lo squilibrio ha assunto contorni strutturali: il processo di modernizzazione delle infrastrutture, infatti, nel quale la L. è impegnata, determina una forte domanda di attrezzature e impianti, prevalentemente provenienti dall'estero, mentre il Paese esporta perlopiù beni a basso valore aggiunto.
L'economia lettone possiede buone prospettive di sviluppo, il Paese però rimane il più povero tra i 10 che hanno aderito nel 2004 all'Unione Europea, con un PIL pro capite basso ed equivalente al 35% della media dei Paesi dell'Unione. In crescita i servizi di trasporto e smistamento merci nel porto di Ventspils, anche se l'apertura di un porto per navi cargo a Primorsk, nella sezione russa della costa baltica, ha fatto segnare una battuta d'arresto e reso evidente la necessità di migliori relazioni tra la L. e le compagnie statali russe per il trasporto di combustibile. Il settore dei servizi ha registrato un notevole sviluppo (nel 2005 ha contribuito alla composizione del PIL per oltre il 70%), in particolare il turismo, grazie a una significativa espansione nei collegamenti aerei tra Riga e le maggiori città dell'Europa centrale e occidentale.
Storia
di Paola Salvatori
La L. continuò a essere caratterizzata nei primi anni del 21° sec. da un'accentuata instabilità, pur nell'ambito di un costante orientamento politico moderato, prevalente fin dalla raggiunta in-dipendenza dall'Unione Sovietica (1991). La frantumazione dello schieramento nazionalista aveva infatti generato la nascita di numerosi partiti, spesso in contrasto per motivi occasionali più che ideologici, le cui alleanze governative risultavano labili e imponevano frequenti avvicendamenti.
Nel giro di tre anni (1999-2001) si susseguirono al potere quattro governi di coalizione di centro-destra, tutti ruotanti sui tre partiti principali (il Partito popolare, l'Unione conservatrice, la Via lettone), e di durata troppo breve per imprimere al Paese un'efficace politica di riforme. I problemi strutturali legati alla diffusa corruzione del-l'apparato statale, alla debolezza del sistema finanziario e alla scarsa competitività del mercato del lavoro, appesantito tra l'altro da alti tassi di disoccupazione, faticarono così a trovare soluzioni adeguate, anche se si registrò un generale miglioramento della finanza pubblica. Tale obiettivo fu perseguito costantemente dall'esecutivo (indipendentemente da chi fosse il suo premier), in vista dell'ingresso della L. nell'Unione Europea, considerato da tutti i partiti prioritario. Sempre per soddisfare le richieste provenienti dalla comunità internazionale, venne mitigata la discriminazione nei confronti delle minoranze russe, relegate ai margini della vita politica e sociale, e nel maggio 2002 venne abolito l'obbligo, per i candidati alle elezioni, di un'approfondita conoscenza della lingua lettone; quest'ultima fu però riconosciuta contestualmente come lingua ufficiale della pubblica amministrazione.
Le elezioni legislative, svoltesi nell'ottobre 2002, sancirono la vittoria del nuovo partito di centrodestra, Nuova era (26 seggi), e il tracollo dei tradizionali partiti di governo. Una vittoria significativa fu riportata dalla coalizione di sinistra Per i diritti umani in una Lettonia unita, sostenuta soprattutto dalla minoranza russa, che conquistò 25 seggi e si impose come seconda forza politica del Paese. Dietro di essa il Partito popolare (20 seggi), l'Unione dei verdi e dei contadini (12 seggi), il Primo partito lettone (10 seggi), di ispirazione cattolica, fondato nel maggio 2002, e l'Unione conservatrice (7 seggi).
Negli anni successivi la debolezza del contesto istituzionale non venne superata e si tornò ad assistere a ripetute crisi di governo e a conseguenti rimpasti; nonostante ciò il Paese ottenne nel corso del 2004 due importanti successi: divenne membro effettivo della NATO (marzo) ed entrò a far parte dell'Unione Europea (maggio).
Le elezioni politiche dell'ottobre 2006 hanno premiato i partiti della coalizione di governo, formatasi nell'aprile 2006 e guidata da A. Kalvitis (il Partito popolare, l'Unione dei verdi e dei contadini e il Primo partito lettone), ai quali è andata la maggioranza dei consensi.