lettore
Nel senso proprio di " colui che legge ", il termine ricorre spesso nella Commedia, nella forma del vocativo, quando D. si rivolge, appunto, ai suoi l.: If VIII 94 Pensa, lettor, se io mi sconfortai / nel suon de le parole maladette; Pg VIII 19 Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero; Pd X 7 Leva dunque, lettore, a l'alte rote / meco la vista; e ancora: If XVI 128, XX 19, XXV 46, XXXIV 23, Pg IX 70, X 106, XVII 1, XXIX 98, XXXI 124, XXXIII 136, Pd V 109, X 22, XXII 106. Per il valore di questi e di altri appelli al l. (If IX 61-63, XXII 118, Pd II 1 ss., XIII 1 ss.) v. la voce relativa (APPELLO AL LETTORE).
Il senso di " insegnante ", " professore ", " maestro " (v. LEGGERE) è documentato in Cv II I 5 Lo terzo senso si chiama morale, e questo è quello che li lettori deono intentamente andare appostando per le scritture, ad utilitade di loro e di loro discenti, e in Fiore CXLVIII 6.