Dodin, Lev Abramovic
Dodin, Lev Abramovič. – Regista teatrale russo (n. Novokuzneck 1944). Rinnnovatore della tradizione registica del suo Paese, dagli anni Settanta del 20° sec. firmò i suoi primi spettacoli mettendosi in luce come giovane regista di talento. Divenuto direttore generale e artistico (1983-2002) del Malyj dramatičeskij teatr di San Pietroburgo, ha proseguito la sua attività mettendo in scena, con originali allestimenti, opere di Dostoevskij e Čechov e, dalla metà degli anni Novanta ha iniziato ad affrontare l’opera lirica: Elektra di R. Strauss (1995, Salisburgo, con Claudio Abbado), Mazepa di Čajkovskij (1999, Milano, diretta da M. Rostropovič), La Dame de pique di P.I. Čajkovskij (1999, Parigi, ripresa per la quarta volta nel 2012), Lady Macbeth di D.D. Šostakovič (2008). Dopo Il coro di Mosca (2004) di L. Petrushevskaja, uno spettacolo politico sulle condizioni di vita del periodo sovietico, nel 2006 si è confrontato con l’universo shakesperiano con Re Lear, in cui ha analizzato il dramma famigliare storico collocandolo in un tempo indefinibile, e con Pene d’amor perdute (2010), dove, avvalendosi del suo gruppo di attori del Malyj, ha energicamente e con eleganza esaltato le emozioni d’amore giovanili. Nel 2011 è tornato al mondo poetico russo allestendo gli spettacoli Tre sorelle e Zio Vanja di A. Čechov, con le scene di Aleksander Borovskij, segnati da uno struggente e vivo sentimento tragico dell’esistenza. Con Vita e destino (2011) adattando il romanzo di V. Grossman, ha ripercorso i momenti salienti della storia russa degli ultimi cinquant’anni, interrogandosi sul ruolo dell’artista nella società. Ha pubblicato (trad. ingl. Journey without end, 2005) un saggio a metà fra ricordi e riflessioni.