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TROTZKIJ, Lev Davydovič

di Fritz EPSTEIN - Enciclopedia Italiana (1937)
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TROTZKIJ (Trockij secondo la trascrizione più esatta), Lev Davydovič (effettivamente Leiba Bronstein)

Fritz EPSTEIN

Uomo politico e scrittore bolscevico, nato il 7 novembre 1879 a Janovka presso Elizavetgrad (governatorato di Cherson).

L'attività svolta dal Tr. nelle associazioni di lavoratori della Russia meridionale condusse al suo arresto (1897); nel 1899 fu esiliato per quattro anni a Vercholensk (Siberia orientale). Dalla Siberia venne a contatto con la redazione della socialdemocratica Iskra (La Scintilla), avente sede in Ginevra, cioè con Plechanov, Lenin, Akselrod, Martov, ecc. Fuggito dalla Siberia, giunse a Londra nell'autunno del 1902. Al congresso socialista del 1903 che segnò la scissione del partito socialdemocratico russo, il Tr. inclinò piuttosto al partito del Martov e dei menscevichi, ai quali anche in seguito rimase individualmente più vicino che non all'ala bolscevica. Tornò in Russia durante la prima rivoluzione (1905). Dopo l'arresto del Chrustalev-Nosar′, divenne presidente del consiglio operaio di Pietroburgo, e collaborò con i bolscevichi nel senso indicato da Lenin. Esiliato per la seconda volta in Siberia, a Berezov (governo di Tobolsk), gli riuscì nuovamente di evadere nel 1907. Negli anni seguenti si trattenne a Vienna dove pubblicò con A. Joffe la Pravda (La Verità), a Zurigo e a Parigi. Partecipò al congresso della II Internazionale a Stoccarda (1907) e a Copenaghen (1910). Su richiesta del governo russo fu bandito nel 1916 dalla Francia, ove redigeva il foglio Naše Slovo (Il nostro verbo). Attraverso la Spagna raggiunse nel 1917 gli Stati Uniti, ove con il Bucharin pubblicava il giornale Novyj Mir (Mondo Nuovo). Quando volle recarsi in Russia, dopo la rivoluzione del febbraio, fu trattenuto due mesi nel Canada, sicché giunse solo il 4 maggio 1917 a Pietrogrado. Sostituì nel settembre 1917 Čeidze alla presidenza del consiglio di operai e soldati di Pietrogrado, e come tale prese una parte decisiva alla rivoluzione dell'ottobre. Contrariamente allo Zinov′ev e al Kamenev, in quel periodo sostenne incondizionatamente Lenin. In qualità di primo commissario del popolo per gli affari esteri, il Tr. fu capo della delegazione russa alle trattative per la pace di Brest-Litovsk (1917-18). Assunse quindi il commissariato del popolo per l'esercito e la marina. In questa carica (febbraio 1917-gennaio 1925) il Tr., creando l'esercito rosso, preparò il successo militare dei sovieti durante la guerra civile e l'intervento.

Già vivente Lenin, ma specialmente dopo la sua morte, il Tr. divenne la personalità più discussa del partito, patrocinando la corrente d'opposizione rivolta contro "l'indirizzo direttivo" del partito. Il Tr. favorì la cosiddetta opposizione "operaia", sostenuta dai sindacati contro il predominio degli "intellettuali", mirando a una "democratizzazione" della vita del partito. Quando il Tr. dovette rinunziare al commissariato per l'esercito, fu nominato, dopo un passeggero esilio (Alma Ata) capo dell'ufficio di elettrificazione, poi presidente del comitato centrale per le concessioni del consiglio superiore d'economia (giugno 1925). Nella lotta acuitasi sino a divenir personale circa la politica economica del partito, il Tr. soccombette. Contemporaneamente il fallimento dei movimenti rivoluzionarî in Bulgaria e in Germania (1923), in Estonia (1924) e in Cina (1927) condusse alle lotte d'orientamento in seno all'internazionale comunista, in cui si rispecchiò nella sua forma più decisiva il contrasto tra il gruppo Stalin e quello Tr. Nel 1926-27 lo Stalin, sostenuto dalla burocrazia del partito, manovrò in modo da escludere il suo avversario da tutte le cariche dello stato e del partito. Il 23 ottobre 1926 il Tr. fu escluso dall'"ufficio politico", il 27 settembre 1927 dalla commissione esecutiva del Komintern, il 23 ottobre dal comitato centrale del partito, e finalmente l'11 novembre fu espulso dal partito stesso. Poco dopo fu confinato a Vernyj, alla frontiera cinese del Turkestan. Dal febbraio 1929 fino al 1933, visse in Turchia; dopo di allora in Francia e in Norvegia. In seguito alle risultanze del processo di Zinov′ev (agosto 1936), il governo sovietico ne chiese l'estradizione al governo norvegese; l'estradizione non fu concessa, ma Tr. venne internato. Nel gennaio 1937 si trasferì a Città del Messico. Con decreto del 20 febbraio 1932 gli è stata tolta la cittadinanza sovietica.

Le cause essenziali che diedero origine alla caduta di Tr. sono due: questione direttiva del partito e il problema: rivoluzione mondiale o Russia bolscevica in un mondo capitalista. Il Tr. è contrario alla concezione propugnata da Lenin e dallo Stalin, che la rivoluzione russa e il bolscevismo possa venir assicurato solo dall'unione e dalla conciliazione (smyčka) degli operai e dei piccoli e medî agricoltori. Da marxista ortodosso, Tr. insiste sull'azione direttiva del proletariato industriale cittadino; contesta la possibilità di una dittatura coordinata del proletariato operaio e agricolo. Questo concetto ne fece già un oppositore della "nuova politica economica" di Lenin che voleva conciliare i contadini con lo stato sovietico. Il Tr. sostenne sempre la necessità di una rapida industrializzazione del paese per assicurare la dittatura del proletariato industriale e la socializzazione dell'agricoltura. All'idea di un'organizzazione del socialismo entro i limiti dell'U.R.S.S. idea fatta trionfare in Russia dallo Stalin, il Tr. oppose la teoria della rivoluzione "permanente". Il Tr. rimase fermo al programma francamente internazionale di Lenin agli albori del dominio bolscevico, quando Lenin vedeva nell'avvento al potere del proletariato russo solo un mezzo necessario per promuovere la rivoluzione internazionale. La rivoluzione deve essere, per la stessa sua essenza, internazionale e sotto la crescente pressione delle masse dei lavoratori espandersi in tutti i paesi, sino a divenire rivoluzione mondiale, trasformando il mondo in una federazione di repubbliche socialiste.

Di varia cultura, maestro nella polemica giornalistica per temperamento e acutezza dialettica, il Tr. criticò aspramente lo Stalin e le sue direttive. Commentando l'odierna evoluzione, il Tr. si pronuncia decisamente a favore della continuazione della rivoluzione mondiale. Accanto al libro The World Crisis del Churchill l'opera del Tr. sulle rivoluzioni del febbraio e dell'ottobre sono il maggior documento di storia autobiografica contemporanea; essa rivela a un tempo tutti i suoi pregi e le sue debolezze specialmente il suo sovrano soggettivismo e il suo dottrinarismo spesso rigido e scolastico. La sua opera è un vero manuale della teoria rivoluzionaria, ispirata a una concezione del materialismo storico assai lontana dallo schematismo deterministico. Nella sua rappresentazione storica il Tr. intende sotto "oggettività storica" coscienziosità di metodo, che cerca a sostegno delle sue aperte, evidenti simpatie e antipatie, un appoggio nell'onesta investigazione dei fatti, nello stabilire i rapporti reali tra essi, nella scoperta della legittimità dei loro effetti.

Opere principali (quando esiste, è citata la traduzione tedesca): Die Sowjet-Macht und der internationale Imperialismus (1918); Von der Oktober-Revolution bis zum Brester Friedensvertrag (1918); Terrorismus und Kommunismus (anti-Kautsky), Vienna 1920; Zwischen Imperialismus und Revolution. Die Grundfragen der Revolution an dem Einzelbeispiel Georgiens (Amburgo 1922); Meine Flucht aus Sibirien (Berlino-Schöneberg 1922); Literatur und Revolution (Vienna 1924); Über Lenin (Berlino 1924); Vojna i Revoljucija, I, II (Mosca-Leningrado 1925); Graždanskaja vojna (Mosca-Leningrado 1926); Die Fälschung der Geschichte der russischen Revolution (Berlino 1928); Die wirkliche Lage in Russland (Hellerau 1928); Mein Leben. Versuch einer Autobiographie (Berlino 1930; trad. it., Milano 1930); Die permanente Revolution (Berlino 1930); Geschichte der russischen Revolution, I, Februar-Revolution (Berlino 1931; trad. it., Milano 1936), II, Oktober-Revolution (Berlino 1933); The selected works of Leon Trotsky (New York, in corso di pubblicazione, dal 1936).

Bibl.: E. Hurwicz, Staatsmänner und Abenteurer. Russische Portraits von Witte bis Trotzki, 1891-1925, Lipsia 1925; V. Lenin, O Trockom i trockizme (sbornik statej), Leningrado 1925; G. Dimitriev, Die Tragödie Tr., Berlino 1925; S. Gonikman, Desjat let. Očerk istorii trockizma v VKP (b), Charkov 1928; P. Fervacque, La vie orgueilleuse de Trotski, Parigi 1929; E. Jaroslavskij, O novejšej evoljucii trockizma, Mosca 1930; M. Vol'fson e N. Meščerjakov, art. Trockij e Trockizm, in Malaja Sovetskaja Enciklopedija, VIII (1931), pp. 952-58; J. Hampden Jackson, Leon Trotsky, in Twelve Jews, Londra 1934, pp. 252-269; R. Goul, Les grands chefs de l'armées soviétique, Parigi 1935; Harold J. Laski, Trotsky, in Great Contemporaries, Londra 1935; N. Popov, Outline History of the Communist Party of the Soviet Union, I, II, Londra 1935.

Vedi anche
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Vocabolario
lev
lev ‹lèf› s. m., bulg. [propr. «leone»; v. leu] (pl. leva). – Unità monetaria della Bulgaria.
levare
levare v. tr. [lat. lĕvare «alleviare, alleggerire, alzare», der. di lĕvis «leggero»] (io lèvo, ecc.). – 1. a. Lo stesso che alzare, nel suo primo e più generico sign., cioè sollevare in alto: l. le mani, le braccia, gli occhi; l. il capo,...
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