LÉVI-STRAUSS, Claude, Gustave
Antropologo francese, nato a Bruxelles il 28 novembre 1908. Compiuti gli studi a Versailles, si laurea in filosofia alla Sorbona ed entra in contatto con la scuola sociologica francese; dopo un breve insegnamento nei licei (1931-1933), nel 1934 si trasferisce in Brasile come docente di sociologia all'università di San Paolo (fino al 1938). Nel contempo è a capo di alcune spedizioni tra gl'Indios del Mato Grosso e dell'Amazzonia (1935-1939), da cui nascono La vie familiale et sociale des Indiens Nambikwana (1948; trad. it., Torino 1970) e Tristes tropiques (1955; trad. it., Milano 1960). Tornato in Francia nel 1939, è costretto due anni dopo a rifugiarsi negli Stati Uniti a causa delle persecuzioni antisemite, e qui dapprima è professore alla New School for Social Research di New York (1942-1945) e poi consigliere culturale presso l'ambasciata di Francia negli SUA (1946-1947). Tornato in Francia, diviene direttore di studi (Vª sezione) all'École pratique des hautes études (1950-1974) ricoprendo la cattedra di storia delle religioni comparate dei popoli senza scrittura. Dal 1959 è professore titolare di antropologia sociale al Collège de France. È membro dell'Accademia di Francia (1973) e di numerose altre accademie internazionali. L'esperienza americana consentì a L.-S. di venire a contatto con la scuola di F. Boas, subendo l'influenza di A. Kroeber e di L. White e soprattutto della linguistica strutturale di R. Jakobson e N. Trubetzkoy. Lo studio dei sistemi di combinazione dei fonemi gli ha permesso di elaborare modelli di analisi strutturale dei rapporti sociali.
In Les structures élémentaires de la parenté (1947; trad. it., Milano 1969) egli integra la teoria dello scambio rituale di M. Mauss con quella dei sistemi di parentela, interpretati come i sistemi fonologici, cioè come elaborazione del pensiero inconscio, rispondente a regole generali. Il principio strutturale della comunicazione è alla base della sua teoria, secondo cui la realtà sociale è strutturata sulla comunicazione delle donne, dei beni e dei messaggi, regolata dalle norme matrimoniali e dai sistemi di parentela, economici e linguistici. Proprio la funzione simbolica del linguaggio rivela la struttura inconscia soggiacente a ogni istituzione. Quindi l'inconscio appare come la sede delle strutture universali trasmissibili biologicamente, il cui studio è compito dell'etnologia, mentre quello dei processi è compito della storia.
L'individuazione delle metastrutture universali richiede l'analisi delle sovrastrutture, cioè dei miti e dei più complessi sistemi concettuali. Questi temi, delineati ne L'anthropologie structurale (1958; trad. it., Milano 1966), sono sviluppati organicamente nelle opere successive. In Le totemisme aujourd'hui (1962; trad. it., ivi 1964) e in La pensée sauvage (1962; trad. it., ivi 1964), articolati sul principio dell'unità psichica del genere umano, il totemismo e il sistema delle caste sono visti come sistemi logici al di fuori della realtà storica ed economica. Il rifiuto dell'événementiel a favore dell'analisi della struttura inconscia trionfa nei quattro volumi della collana Mythologiques: Le cru et le cuit (1964; trad. it., Milano 1966), Du miel aux cendres (1966; trad. it., ivi 1970), L'origine des manières de table (1968; trad. it., ivi 1971), L'homme nu (1972; trad. it., ivi 1974). In essi la mitologia e il linguaggio si rivelano come degl'insiemi articolati sui principi delle opposizioni e delle corrispondenze, costituenti un immenso sistema di analogie, regolate da leggi universali.
Bibl.: L. Sebag, Marxisme et structuralisme, Parigi 1964; J. Piaget, Le structuralisme, ivi 1968 (trad. it., Milano 1968); U. Eco, La struttura assente, Milano 1968; S. Moravia, La regione nascosta, Firenze 1969; F. Remotti, Lévi-Strauss. Struttura e storia, Torino 1971.