LEVICO (A. T., 24-25-26)
Cittadina della Valsugana (provincia di Trento), ormai restaurata dai danni sofferti durante la guerra, situata a 507 m. s. m., sopra l'enorme conoide del Rio Maggiore, immissario del Lago di Levico, sulla sinistra del Brenta e ai piedi del monte Fronte, fra vigneti (165 ha.) e campi (869 ha.) coltivati a gelsi, cereali e tabacco. Il centro attraversato dalla Via Regia Trento-Bassano, si divide in due parti, la città vecchia e la nuova; possiede una bella chiesa parrocchiale di stile lombardo a tre navate (1871-1877). L'area del comune è di 62,89 kmq. Importanti sono le malghe comunali e i boschi (3388 ha.) i quali ultimi forniscono annualmente 7000 mc. circa di legname. Il lago vicino, gli ameni dintorni e il clima mite (luglio, 19°,4) rendono Levico un soggiorno estivo frequentatissimo. Deve il suo moderno sviluppo alle sorgenti minerali (v. appresso). Gli abitanti del comune erano 6709 nel 1921 (di cui 4546 nel centro capoluogo), 5857 nel 1931. Situata sulla ferrovia della Valsugana, Levico dista 39 km. da Trento e 70 da Bassano.
Le acque arsenicali-ferruginose fredde di Levico, conosciute fin dal sec. XVIII, scaturiscono dal monte Fronte, a 1500 m., nel territorio di Vetriolo donde sono canalizzate agli stabilimenti di cura. Le acque sono di due specie: le deboli e le forti, le quali differiscono tra loro per il diverso contenuto d'arsenico e di ferro. Esse sono usate tanto per bagni quanto per bevanda nelle seguenti malattie: anemia e clorosi, pseudoleucemia, scrofola e linfatismo, forme gottose croniche, postumi di malaria, dermatosi, affezioni ginecologiche, esaurimento nervoso. Vì si contano tre stabilimenti di bagni. I pittoreschi dintorni si prestano a belle gite ed escursioni. La stagione, dal maggio all'ottobre, è assai animata.
Il combattimento di Levico (23 luglio 1866). - A coadiuvare i volontarî di Garibaldi che, ai primi di luglio 1866 puntavano su Trento per le montagne Bresciane, la 15ª divisione regolare comandata dal generale Medici veniva avviata per la Val Sugana. Giunto a Bassano, il Medici seppe che gli Austriaci tenevano fortemente le Strette di Cismon e di Primolano, perciò decise di aggirarli. Ciò diede luogo ai combattimenti del 22 luglio, in seguito ai quali il nemico ripiegò su Borgo. Attaccati e respinti gli Austriaci anche da questa località la mattina del 23, il Medici proseguì la marcia per impadronirsi subito di Levico. Infatti alle ore 18 della medesima giornata, ordinò alla sua divisione di avanzare su tre colonne. Quella centrale costituita dal grosso (reggimenti 27° e 62° e due batterie) lungo la rotabile, preceduta da un'avanguardia (28° fant., il 25° batt. bersaglieri, 2 squadroni e i batteria); quella di destra per una mulattiera a mezza costa del monte Pannarolo, costituita dal 23° batt. bersaglieri e quella di sinistra per S. Silvestro e Santa Giuliana, dal 61° fanteria. L'avanguardia, giunta alle ore 21 all'altezza di Selva, cioè a un chilometro da Levico, si femiò e distaccò in esplorazione un plotone di cavalleria. Il nemico che fino allora non aveva dato alcun segno di vita, avvertito il movimento, diede l'allarme con alcune scariche di fucileria che valsero a precisare le posizioni dei difensori. Allora il generale Medici dispose che il 28° avanzasse frontalmente e che il 25° batt. bersaglieri si stendesse in catena per accerchiare il paese. Dietro al 28° reggimento pose di rincalzo il 27° e tenne il 62° in riserva. Ordinò inoltre che nessuno rispondesse al fuoco e che, conquistato il paese alla baionetta, non si procedesse nell'inseguimento. Alle ore 22 fu dato il segnale d'attacco. Gli Austriaci (due battaglioni, Hertmann e Martini, giunti il 21 da Verona) si difesero a fucilate, ma, incerti dove concentrare i loro sforzi, quando il 28° fanteria e il 25° battaglione bersaglieri penetrarono nell'abitato, si ritirarono sulla via di Pergine. Poco prima di mezzanotte la posizione di Levico era completamente occupata.