LEVOCA
LEVOČA (ted. Leutschau; ungherese Lőcse)
Città della Rep. Slovacca, capoluogo del distr. di Spiš (ted. Zips).Situata nella Slovacchia orientale sui primi contrafforti degli Alti Tatra, su un altopiano a m. 750 ca. d'altezza e a km. 12 di distanza dalla valle del fiume Hernád, L. fu nel Medioevo centro e sede del comitato di Zips. Sul sito di un villaggio più antico (Alt Leutschau), distrutto dall'invasione mongola del 1241-1242, già nel 1243 è menzionata la presenza di colonizzatori sassoni, il cui primo stanziamento sul territorio, secondo il racconto dei cronisti, si era verificato intorno alla metà del 12° secolo. La posizione del primo insediamento rurale, con i resti della parrocchiale di S. Nicola, è stata individuata a livello archeologico nella zona sudorientale della città odierna. Questa già nel 1271, nei privilegi concessi ai Sassoni di Zips, è ricordata come civitas provinciae capitalis. In occasione della conferma dei privilegi da parte del re Carlo I d'Ungheria, nel 1321, la città venne cinta di mura e ottenne contemporaneamente il diritto al commercio, nel 1364 il privilegio di città regia e nel 1402 il diritto di scalo sulla via commerciale verso la Polonia. I diritti acquisiti dai Sassoni di Zips furono ordinati nel 1370 nel c.d. Zipser Willkühr.La storia della regione è trattata nella c.d. Cronaca di Georgenberg, della metà del sec. 15°, e riassunta in altre cronache, come quella di Gáspár Hain (fino al 1684), e in annali (il primo esempio è quello di Conrad Sperfogel, del 1515-1537). La maggior parte dei documenti dell'archivio cittadino andò distrutta nell'incendio che devastò la città nel 1550. Del 1557 è il più antico 'inventario delle case' che si sia conservato, in cui si trovano elencati quattrocentoquarantasette edifici.Sia pure parzialmente modificate in epoca tardomedievale e moderna, le mura che circondano la città, insieme con le torri e parte del fossato, risalgono al sistema difensivo costruito al principio del 14° secolo. Vi si aprivano originariamente due porte principali, una a E, la porta Superiore, e una a S-O, la porta Inferiore, e due postierle, una a S-E, postierla di Menhard, e l'altra, la c.d. porta del Convento, aperta a O nei pressi dell'insediamento francescano e ancora conservata.L'impianto urbano appare regolare, con una piazza del mercato rettangolare, il c.d. Ring, su cui si ergono la parrocchiale, il palazzo civico, risalente al sec. 15°, e quello che un tempo era l'edificio della mercatura. Intorno alla piazza è ancora possibile riconoscere la ripartizione dei lotti, con i fabbricati principali rivolti verso la piazza e un'edilizia minore nella parte retrostante, affacciata sugli assi stradali secondari che corrono paralleli. Nella zona meridionale l'andamento più irregolare dell'impianto sembra denunciare i caratteri di un successivo ampliamento. La maggior parte delle abitazioni, tuttavia, risale al Tardo Medioevo o all'età moderna e ciò anche a causa dei numerosi incendi che colpirono la città (1332, 1342, 1431, ecc.).La parrocchiale, dedicata a s. Giacomo Maggiore, venne fondata con ogni probabilità alla fine del 13° secolo. L'analisi dell'edificio, per il quale mancano notizie documentarie, consente di ricostruire una storia architettonica piuttosto complessa. Si tratta di una chiesa 'a sala' con coro poligonale a 5/8 e navate laterali a terminazione rettilinea. Rispetto alle tre campate orientali del corpo longitudinale, tuttavia, le ultime quattro verso O si presentano più allungate, riflettendo probabilmente un cambiamento di progetto. Al di sopra dei pilastri quadrangolari si impostano fasci di colonnine con mensole fogliate che sostengono le volte della navata centrale, leggermente rialzata. Un successivo intervento di sopraelevazione interessò anche l'arco trionfale e i sostegni angolari del coro. Alla fase stilisticamente più antica appartiene il portale interno sul lato nord del corpo longitudinale. La fase costruttiva più tarda è strettamente connessa al repertorio formale introdotto a L. dalla costruzione della chiesa francescana. La cappella di S. Giorgio, a N, addossata al corpo longitudinale, può essere datata in base all'indicazione cronologica contenuta nella lastra tombale del parroco Georg Ulenbach, ivi sepolto nel 1392, e grazie alla menzione della dedicazione della cappella in un breve papale del 1414. Tali date costituiscono dunque un terminus ante quem per l'edificazione della chiesa e uno post quem per l'erezione dell'atrio nord. All'ultimo terzo del sec. 14° risale con certezza il portale meridionale, che presenta una lunetta decorata a traforo e capitelli riccamente scolpiti con motivi figurati.All'interno la chiesa conserva resti di pitture parietali; nel coro, al di sopra di un primo strato leggibile solo in modo frammentario, si dispongono figure di apostoli, accompagnate da passi tratti dal Credo, santi e scene neotestamentarie, databili alla fine del 14° secolo. Gli affreschi, fortemente restaurati alla fine dell'Ottocento, testimoniano l'adesione stilistica a moduli centroeuropei con influssi evidenti dell'arte boema. Alla stessa epoca risalgono la Crocifissione affrescata sulla parete orientale della navatella meridionale, sicuramente il brano meglio conservato, e i dipinti lungo la navata laterale nord, anch'essi pesantemente restaurati, con la rappresentazione delle Virtù e dei Vizi capitali, accompagnati da iscrizioni rimate in medio alto-tedesco, e scene della Vita di s. Dorotea. I resti di affreschi dell'atrio settentrionale attestano l'adesione ai modi del weicher Stil degli anni intorno al 1410.L'arredo originario della chiesa andò perduto alla fine del sec. 15° e al principio del 16°, quando si provvide alla sua sostituzione con l'arredo attuale. Del primitivo complesso decorativo si è conservato un Crocifisso, oggi montato su una croce moderna, databile alla prima metà del 14° secolo. Grandi figure lignee di apostoli, risalenti al 1390 ca. e già parte dell'altare maggiore, vennero reimpiegate nella cuspide della struttura tardogotica. La vasca battesimale in bronzo che si trova nella cappella sudoccidentale appartiene, come indica il modello utilizzato, al gruppo di manufatti in bronzo realizzati nel corso della seconda metà del sec. 14° a Neudorf (od. Spišská Nová Ves).Il convento francescano, dedicato a s. Ladislao, re d'Ungheria, fu fondato secondo la tradizione dal conte Donch nel primo decennio del Trecento. Mancano dati documentari riguardanti la storia costruttiva del complesso, ma criteri di datazione su base stilistica possono essere forniti in particolare dal repertorio formale adottato, che ricorda assai da vicino l'architettura degli Ordini mendicanti del primo terzo del sec. 14° d'ambito austriaco (per es. nelle caratteristiche forme dei fasci di colonnine del coro e dei capitelli a motivi fogliati). Sebbene la chiesa, passata ai Gesuiti nel sec. 17°, sia stata ampiamente rimaneggiata in forme barocche a partire dal 1674, essa ha mantenuto inalterato, nella sua redazione gotica, il Langchor su tre campate a terminazione poligonale a 5/8; lungo il suo lato settentrionale si trova una semplice torre quadrata. Il corpo longitudinale della chiesa 'a sala' è fiancheggiato da strette navatelle e diviso in cinque campate da sottili pilastri ottagonali; le volte sono frutto del rifacimento barocco. A O si addossa alla chiesa una torre con un passaggio ad arco acuto al piano terreno; tale soluzione, insolita per una chiesa mendicante, è in realtà pertinente al sistema difensivo della città.Lungo il fianco settentrionale della chiesa si sviluppa il complesso conventuale, anch'esso profondamente rimaneggiato, ma conservato nell'impianto originario a due piani, con gli edifici disposti lungo i lati est e nord di un chiostro gotico. La sagrestia, adiacente al coro della chiesa, rappresenta uno spazio tipico dell'architettura mendicante del sec. 14° con un unico pilastro centrale a sezione ottagonale, privo di capitello, posto a sostegno della volta a costoloni.Nel complesso francescano sono stati riportati alla luce negli anni Trenta diversi brani di pittura murale, che si presentano in buono stato di conservazione. Sulla parete nord del coro, entro una cornice riccamente decorata con motivi ornamentali e figurati, è la raffigurazione della Morte e dell'Incoronazione della Vergine. Questa, al pari della contemporanea Crocifissione affrescata sulla parete est della sagrestia, è stilisticamente assimilabile alla produzione delle botteghe d'influsso italiano del secondo quarto del 14° secolo. Sulla parete settentrionale del corpo longitudinale venne riportato alla luce un ciclo con le Sette opere di carità, con la rappresentazione, nella prima e nell'ultima scena, rispettivamente del Cristo sofferente e della Trinità. Si tratta di pitture che, dal punto di vista dello stile, presentano notevoli affinità con quelle realizzate negli anni novanta del Trecento nella parrocchiale di S. Giacomo Maggiore. Gli affreschi del chiostro, assai frammentari, costituiscono una serie di esempi variamente datati della pittura del 15° secolo.Lo Spišské Múz. raccoglie numerose testimonianze relative alla storia della regione, una collezione dei reperti archeologici rinvenuti nella zona e diverse opere d'arte, fra cui una scultura lignea raffigurante la Maddalena, proveniente da Danišovce, capolavoro del weicher Stil di Zips, degli anni intorno al 1410.
Bibl.:
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Letteratura critica. - W. Merklas, Die Stadtpfarrkirche S. Jakobi Maior in der königlichen Freistadt Leutschau, Leutschau 1862; I. Henszlmann, Lőcsének régiségei [Le antichità di L.], Budapest 1878; K. Demkó, Lőcse története [La storia di L.], Lőcse 1897; K. Divald, A lőcsei Szent Jakab-templom [La chiesa di S. Giacomo a L.], Magyar Építomuvészet 5, 1907, pp. 5-10; O. Schürer, E. Wiese, Deutsche Kunst in der Zips, Brünn-Wien-Leipzig 1938; J. Bureš, Postup stavby minoritského kostola v Levoči [Il procedimento di costruzione della chiesa dei Minoriti di L.], Ars 1, 1967, pp. 152-158; D. Radocsay, A középkori Magyarország faszobrai [Le sculture lignee del Medioevo ungherese], Budapest 1967; V. Mencl, Gotická stavebná kultúra Spiša [L'architettura gotica di Spiš], Vlastivední Časopís 17, 1968, pp. 3-14; E. Marosi, Einige tendenziöse Planänderungen, Acta technica 77, 1974, p. 297ss.; V. Dvořáková, J. Krása, K. Stejskal, Středovĕká nástĕnná malba na Slovensku [Pitture murali medievali in Slovacchia], Praha-Bratislava 1978, pp. 114-120; I. Chalupecky, Chrám sv. Jakuba v Levoči [La chiesa di S. Giacomo a L.], Martin 1991.E. Marosi