levonorgestrel
Ormone progestinico di seconda generazione, normalmente utilizzato nella contraccezione e nella intercezione (contraccezione post-coitale). Quando viene utilizzato (per via orale o sottocutanea) come contraccettivo, il l. è normalmente associato all’estrogeno etinilestradiolo e presenta un’efficacia contraccettiva molto elevata. Quando è utilizzato come contraccettivo post-coitale (e perciò popolarmente denominato anche ‘pillola del giorno dopo’) se ne somministrano due dosi (da 0,75 mg) con un intervallo di 12 ore, entro 72 ore dal coito. L’efficacia è valutata intorno al 75% e si riduce con l’aumentare del tempo trascorso tra il coito e l’assunzione del farmaco.
Il l. mima le azioni del progesterone endogeno, stimolandone il relativo recettore. Chimicamente il l. non deriva dal progesterone ma dal nortestosterone. Per via di questa origine, ha una leggera affinità anche per i recettori degli androgeni. Quando viene utilizzato come contraccettivo, inibisce l’ovulazione bloccando l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, riduce la secrezione di gonadotropine (GnRH) che vengono fisiologicamente rilasciate in maniera pulsatile dalle cellule ipotalamiche, aumenta la viscosità del muco cervicale sfavorendo il transito degli spermatozoi. Quando viene utilizzato come contraccettivo post-coitale, probabilmente agisce inibendo l’ovulazione, se il coito è avvenuto nella fase pre-ovulatoria e, inoltre, sembra agire sulla tuba sfavorendo l’incontro tra spermatozoo e ovulo e inducendo cambiamenti nell’endometrio che impediscono l’impianto.
Quando utilizzato come contraccettivo può dare ipertensione, disturbi della coagulazione, trombosi venosa profonda, sanguinamenti, alterazione della glicemia, aumento di peso, irsutismo, alopecia, disturbi dell’umore. Si può sviluppare cancro della cervice (specie in presenza di papillomavirus), mentre raro è il cancro epatico. Dati epidemiologici sembrano indicare, quando associato con estrogeni, bassa probabilità di cancro al seno e un effetto protettivo nel cancro ovarico e in quello endometriale. L’assunzione involontaria nelle prime fasi della gravidanza non sembra provocare sindrome polimalformativa. Quando utilizzato nel post-coito, sono noti solo gli effetti acuti, rappresentati principalmente dal vomito, che può compromettere l’efficacia della terapia. In caso di fallimento della terapia, occorre considerare la possibilità che il feto possa risentire degli effetti del farmaco. Attualmente, non è stata accertata un’incidenza di casi di malformazioni superiore alla media in bambini nati da madri che hanno voluto continuare la gravidanza dopo il fallimento della contraccezione post-coitale.