MUMFORD, Lewis
(App. II, II, p. 369)
Critico, storico dell'architettura e urbanista-sociologo, morto ad Amenia (New York) il 26 gennaio 1990. La sua preparazione fu quella, vasta e composita di un autodidatta, soprattutto in architettura. Presso la Stuyvesant High School di New York ottenne il diploma d'ingegnere. Insegnò presso il Darthmouth College (1929-35), la Stanford University (1942-44) e l'University of Pennsylvania (1951-56 e 1959-61). Nel 1967 ricevette la laurea honoris causa in architettura dall'università di Roma ''La Sapienza''.
Originale critico nei confronti della separazione tra i saperi scientifici e le arti, con particolare riguardo all'architettura statunitense, M. si rivolse ad essa apprezzandone i valori ''organici'', rivolti a garantire all'uomo un più libero modo di vita ed evitandone le più tradizionali letture formali e stilistiche. Come critico d'architettura e generalist, quale egli stesso si definì in quanto interessato ai temi sociali e tecnici insieme a quelli architettonici, M. svolse con successo un'intensa attività di giornalista e scrittore. Sin dagli anni Venti collaborò a periodici e riviste: la sua più importante collaborazione fu quella, prestata per oltre vent'anni, al New Yorker. Dopo il primo più sistematico lavoro, The story of utopias (1922; trad. it., 1968), i presupposti per una rivalutazione della cultura architettonica americana furono da lui esposti in due fondamentali volumi: Sticks and stones (1924), dove tentò per primo di tracciare una storia dell'architettura americana tra Ottocento e Novecento rivendicandone l'originalità nell'ambito dell'architettura occidentale, e The brown decades (1931), dove collegò la tradizione, da lui individuata nei protagonisti della Scuola di Chicago, alla contemporanea produzione architettonica di F. L. Wright e ne rivendicò la priorità nei confronti delle ricerche del razionalismo europeo in architettura. Quest'ultimo studio è particolarmente caratterizzato dall'esaltazione delle singole personalità artistiche, secondo un metodo che si può ravvisare anche nei contemporanei articoli, più tardi raccolti in Roots of contemporary American architecture (1952).
L'attenzione di M. fu sempre estesa alla città e allo sviluppo della comunità umana oltre che all'architettura, e l'influsso esercitato su di lui dalle teorie organiche di P. Geddes, biologo, sociologo, studioso di statistica e urbanista, trovò ampia eco nella profetica condanna, da parte di M., del grattacielo come causa di congestione urbana e disordine, e in genere nella sua critica della città americana post-industriale. Ne è frutto la serie di volumi dall'esplicito titolo The renewal of life: technics and civilization (1934; trad. it., 1961), The culture of cities (1938), The condition of man (1944; trad. it., 1964) e The conduct of life (1951), opere che proposero M. come un interprete aggiornato dei principi ispiratori di Olmsted in urbanistica e di Roeblings nell'impiego della tecnica, e che trovano completamento nel suo tentativo di sintesi storica The city in history (1961; trad. it., 1963). In quest'ambito s'inquadra anche la sua avversità nei confronti delle teorie urbane di Le Corbusier. D'altro canto, ripercorrendo la storia della scienza e della tecnica, M. ne condannò gli sviluppi estranianti per l'uomo, culminanti nel pericolo nucleare, insieme all'organizzazione sociale e politica responsabile, in The myth of the machine, l'ultima sua importante fatica articolata nei volumi Technics and human development (1967) e The pentagon of power (1970).
Bibl.: M. Gabriel, L. White, The intellectual versus the city from Thomas Jefferson to Frank Lloyd Wright, Cambridge (Mass.) 1962; V.W. Brooks, The Van Wyck Brooks-Lewis Mumford letters: the record of a literary friendship, 1921-1963, a cura di R. Spiller, New York 1970; L. Mumford, Findings and keepings: analecta for an autobiography, ivi 1975; Id., My works and days, a personal chronicle, ivi 1979; Id., Sketches from life: the autobiography of Lewis Mumford, the early years, ivi 1982; D.L. Miller, Lewis Mumford: a life, ivi 1989; T.P. Hughes, Lewis Mumford: Public intellectual, ivi 1990; L. Fried, Makers of the city, Amherst 1990; R. Wojtowicz, Lewis Mumford: the architectural critic as historian, in The architectural historian in America (Studies in the history of art, 35), Washington 1990, pp. 237-49.