Leys d'Amors
. Denominazione del codice poetico edito a Tolosa nel sec. XIV dal " Consistori de la Subregaya Companhia del Gay Saber ". Tale accademia, fondata nel 1323 da sette trovatori tolosani di estrazione borghese, con lo scopo di mantenere vivo l'interesse per la poesia lirica, indisse per il maggio del 1324 un concorso poetico al quale invitò tutti i rimatori occitanici. In seguito, sentendo la necessità di un codice proprio, i fondatori diedero commissione orale al giurista Guilhelm Molinier (v.) di redigere un corpus di regole retoriche e grammaticali. Tale compilazione venne chiamata Leys d'Amors, intendendo amor sinonimo di poesia.
Dalle allusioni contenute nel Glosari di Joan de Castelnou al Doctrinal de trobar di Raimon de Cornet, si ricava che la prima redazione delle L. fu compiuta verso il 1341. Col proseguire dei concorsi l'accademia definì ulteriormente il proprio regolamento e nel 1355 diede commissione, questa volta scritta, a Guilhelm Molinier, divenuto suo cancelliere, di curare la revisione delle L. che vennero pubblicate e divulgate. Esse ci sono giunte in quattro redazioni diverse, cui una in versi, e contengono, tenendo conto del loro complesso, una storia della fondazione dell'accademia del " Gay Saber ", un trattato di etica, un ricco manuale di grammatica, un'ars poetica e un trattato di retorica. Le fonti sono citate di rado e in forma assai vaga, comunque Brunetto Latini appare consultato per quanto riguarda l'etica, insieme con Albertano da Brescia e con un trattato anonimo assai diffuso nel XIII secolo, il Compendium theologicae veritatis; sono citati inoltre Seneca, Cicerone e Aristotele. Per la grammatica vengono citati Prisciano, Donato, Isidoro di Siviglia e altri. Per quanto riguarda la tecnica della versificazione è particolarmente studiata la tradizione della strofe provenzale sulla quale anche D. fermò l'attenzione nel De vulg. Eloquentia.
Un rilievo comparativo si può fare osservando che mentre nelle L. la stanza trobadorica, di cui si presuppone l'uso per ogni genere di argomento e di stile, viene interpretata secondo i precetti della ritmica latina, D. sceglie e ordina fra gli esempi dei doctores illustres di poesia volgare ciò che nella struttura strofica rivela ordine e chiarezza delle parti, senza riferimento alla ritmica latina e interessandosi dei tipi che meglio rispondono alle esigenze del genere lirico. In tal modo mentre nelle L. l'analisi della stanza si ferma alla ricerca della regolarità senza dare un'interpretazione delle forme più originali e senza tener conto del rapporto fra struttura strofica e melodica, D., definendo la stanza sub certo cantu et habitudine limitatam carminum et sillabarum compagem (VE II IX 6), afferma che il sistema strofico dipende dallo sviluppo della frase melodica. Inoltre le L. non considerano quella della canzone la forma metrica per eccellenza, qualità attribuita invece al vers cui si concede maggiore ampiezza, materia varia e grave, frase melodica ampia ed elaborata. La canzone dev'essere più breve, di materia amorosa ed encomiastica e caratterizzata dall'uso di " motz plazens " e da " graciosas razos "; concetti questi ai quali, semmai, D. si avvicinò nelle rime del periodo della Vita Nuova.
Bibl.-La prima redazione, in prosa, delle L. d'A. è stata pubblicata in modo assai difettoso da A.F. Gatien Arnoult, Monuments de la littérature romane..., Parigi-Tolosa 1841-43. L'ultima redazione in prosa è stata pubblicata da J. Anglade (Las L. d'A., Tolosa-Parigi 1919-20) che ha edito anche quella in versi: Las flors del Gai Saber, Barcellona 1926. Si vedano anche gli studi di C. Chabaneau, Origine et établissement de l'académie des Jeux Floraux de Toulouse, in Histoire générale du Languedoc, X, Tolosa 1885, 177-208; e di A. Jeanroy, Les L. d'A., in Histoire Littéraire de la France, XXXVIII, Parigi 1941, 139-233.