LEYTE
. Una delle principali tra le isole Filippine, nel gruppo centrale o delle Visayan; forma, con la vicina isola di Samar (a est) un golfo, chiuso a sud dall'isola di Dinagat (separata da Leyte dallo stretto di Surigao), e dalle isolette di Homonhon e di Suluan. Lo stretto canale tra Leyte e Samar mette in comunicazione il golfo con il mare di Samar, cui si accede per mezzo dello stretto di S. Bernardino.
La Battaglia di Leyte. - Nell'autunno 1944, l'acquisto del predominio nel Pacifico Occidentale da parte degli S. U., dopo la battaglia delle Filippine (v. in questa seconda App., I, p. 941) e la conseguente occupazione delle isole Marianne, Palau e Morotay nelle Molucche rendeva sempre più precaria la situazione strategica giapponese. L'Alto Comando della marina si rendeva conto che senza l'intervento della flotta sarebbe stata inevitabile la perdita delle Filippine: con la quale, tagliate le comunicazioni tra nord e sud, la flotta (come si esprimeva l'amm. Toyoda comandante in capo delle forze navali) se rimaneva nelle acque giapponesi non avrebbe più ricevuto combustibile, e se nei mari del sud, armi e munizioni. Il 17 ottobre 1944 truppe americane sbarcarono nelle isole all'entrata del golfo di Leyte. I Giapponesi, considerando che la fase cruciale dello sbarco è quella iniziale, si disposero a contrastare l'operazione nemica con forze aeronavali il 22 ottobre. Ma per necessità di rifornimento e d'imbarco dei velivoli, l'attacco fu rinviato al 25. Nel frattempo i sommergibili giapponesi affluivano verso la zona di Leyte e le linee di comunicazione del nemico, e 450 velivoli si trasferivano il 23 ottobre da Formosa a Luzon.
Il piano giapponese mirava a porre il nemico nell'incertezza con la simultaneità delle azioni, facendo convergere verso il golfo di Leyte tre forze navali. La forza settentrionale (amm. Ozawa; 4 navi portaerei, 2 corazzate portaerei, con grossi calibri e ponte di volo nella parte poppiera, 3 incrociatori leggeri e 10 cacciatorpediniere) uscì dal mare interno alla sera del 20 ottobre passando dal canale di Bungo e facendo rotta su Luzon. La forza centrale (amm. Kurita; 5 corazzate, 10 grandi incrociatori, 2 incrociatori leggeri, 15 cacciatorpediniere), partita da Lingga, si rifornì a Borneo ripartendo il 22 con rotta verso le Filippine centrali per sboccare dallo stretto di S. Bernardino. La forza meridionale (amm. Nashimura; 2 corazzate, un incrociatore e 5 cacciatorpediniere) mosse da Lingga e da Borneo contemporaneamente alla forza centrale combinando i suoi movimenti con un gruppo formato da due grandi incrociatori, un incrociatore leggero e 4 cacciatorpediniere con provenienza dal Nansei shoto. I due gruppi della forza meridionale dovevano attraversare lo stretto di Surigao.
Azioni preliminari (23-24 ottobre). - Le zone in cui avanzavano la forza centrale e quella meridionale presentavano passaggi obbligati che offrivano campo d'azione particolarmente propizio ai sommergibili americani. Al mattino del 23 ottobre due di essi attaccarono la forza centrale giapponese; due grandi incrociatori furono affondati e un terzo, danneggiato da siluro, dovette ritornare a Borneo scortato da due cacciatorpediniere. Localizzate dalle forze aeree americane il 24 ottobre, in base alle notizie fornite dai sommergibili, la forza centrale nel mare Sibuyano e la meridionale nel mare di Salu subirono continui e intensi attacchi di velivoli bombardieri e siluranti. Del gruppo centrale facevano parte le due più potenti navi della flotta giapponese Yamato e Musashi, di oltre 55.000 t. e cannoni di 456 mm. La Musashi colpita da 5 siluri, affondò e così un incrociatore e un cacciatorpediniere. Altre navi furono danneggiate, fra cui la Yamato, colpita da siluri e da bombe; perciò la velocità del complesso navale fu ridotta a 18 nodi. Da parte giapponese 200 velivoli dalle basi terrestri attaccarono le navi portaerei della III flotta americana ma senza risultati. In tali condizioni l'amm. Kurita giudicò troppo rischioso dover attraversare passaggi ristretti che non consentivano libertà di manovra e invertì la rotta; ma poiché l'amm. Toyoda gli ordinò di attaccare, riprese la rotta verso lo stretto di S. Bernardino. Questi cambiamenti diedero luogo a notizie contraddittorie, che influirono sull'apprezzamento di situazione dell'Alto Comando americano. Al compito dell'appoggio diretto alle forze anfibie era adibita la VII flotta costituita da navi antiquate sotto l'amm. Th. C. Kinkaid. Questi, ritenendo che la forza centrale giapponese avesse rinunciato a proseguire, fece concentrare le sue navi in modo da sbarrare il passo alla forza giapponese meridionale. La protezione indiretta dello sbarco, ossia la missione di contrapporsi all'intervento di forze aeree e navali era affidata alla III flotta (amm. Mitscher) sotto la direzione strategica dell'amm. Halsey, il quale la fece dirigere contro la squadra delle portaerei giapponesi, che era stata localizzata a nord di Luzón. Ne risultò che l'uscita dallo stretto di S. Bernardino rimase debolmente vigilata.
Battaglia dello stretto di Surigao. - La forza giapponese meridionale nelle prime ore del 25 ottobre traversò lo stretto di Surigao; fu attaccata da motosiluranti, poi da cacciatorpediniere e all'uscita dallo stretto si trovò esposta al tiro concentrico degli incrociatori e corazzate dell'amm. J. B. Oldendorf: 2 corazzate e 3 cacciatorpediniere affondarono; un grande incrociatore si ritirò, ma fu affondato dai velivoli al mattino seguente.
Battaglia del Capo Engaño. - Le 4 portaerei della forza aerea giapponese settentrionale (Zuikako e le 3 leggere, Chitose, Chyoda e Zuiko), dislocata la massa dei velivoli nelle basi terrestri, avevano solo un centinaio di velivoli; le due corazzate portaerei, nessuno. Il loro compito era quindi essenzialmente diversivo (facilitare l'azione della forza centrale). Attaccate il 25 ottobre dai velivoli delle portaerei americane della III flotta, le 4 navi portaerei furono affondate; gli Americani perdettero la portaerei di 10.000 t. Princeton e 40 velivoli.
Battaglia di Samar. - Nonostante le gravi perdite subìte, la forza dell'amm. Kurita al mattino del 25 era ancora potente (4 corazzate, 5 grandi incrociatori e 11 cacciatorpediniere). Ebbe la fortuna di avanzare indisturbato nelle acque di Samar, incontrando un gruppo di 6 portaerei americane di scorta e 7 cacciatorpediniere (amm. Th. L. Sprague). Queste si difesero con attacchi aerei e cortine nebbiogene: così i Giapponesi affondarono soltanto una portaerei e 3 cacciatorpediniere. L'ammiraglio giapponese, per mancanza di informazioni e di appoggio aereo, non ebbe sufficienti elementi per apprezzare le sue possibilità d'azione. Preoccupandosi per l'intervento delle portaerei americane della III flotta, non spinse l'attacco nel golfo di Leyte e dopo due ore di inseguimento si ritirò nello stretto di S. Bernardino. Nel frattempo una parte delle forze dell'amm. Mitscher giungeva in soccorso di Sprague: nel pomeriggio 2 incrociatori e un cacciatorpediniere del gruppo centrale giapponese furono affondati.
Risultati riassuntivi. - In queste azioni, chiamate complessivamente la battaglia navale per il golfo di Leyte, il Giappone perdette 4 navi portaerei, 3 corazzate, 6 grandi incrociatori e 4 leggeri, 9 cacciatorpediniere. Annientata la sua flotta di portaerei, ridotta alle basi terrestri l'aviazione marittima (che per rimediare alla scarsità del numero e all'inferiorità di addestramento dei piloti fece sforzi disperati col "Kamikaze"), la marina giapponese cessò di esistere come forza combattiva.