Liang Qichao
Filosofo cinese (n. Xinhui 1873 - m. 1929). Ricevuta un’educazione classica, studiò in seguito filologia e critica testuale, dedicandosi a una lettura analitica dei classici e dei rispettivi commentari. Fu discepolo di Kang Youwei (➔) e partecipò attivamente nel 1898 alle iniziative riformistiche dei ‘Cento giorni’, auspicando il mantenimento del sistema imperiale con l’instaurazione di una monarchia costituzionale. Insegnò alla Qinghua University, scrivendo di storia della cultura cinese e della filosofia confuciana. Con la tradizione dei filosofi confuciani condivise pienamente quel ricorrente orientamento pragmatico, teso non al conseguimento di una conoscenza astratta, ma piuttosto alla definizione di un complesso di norme per governare rettamente l’agire umano, le relazioni sociali e in genere gli affari politici. Idea fondamentale della sua filosofia è quella di qun, che significa sia «gruppo» sia «raggruppare», «formare gruppi». È la tendenza attiva nel cosmo, e quindi anche nella natura; è il modo in virtù del quale le molteplici cose, enti ed esseri condividono qualcosa. Tutto è costituito di parti: la sussistenza e la sopravvivenza di ogni singola cosa dipendono proprio dalla capacità di tenere unite queste parti. Tutte le cose hanno cioè una spontanea tendenza a restare insieme, ossia in «gruppi» (qun), assicurandosi così la sopravvivenza e un continuo sviluppo.