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LIBANO

di Umberto BONAPACE - Onorio GOBBATO - Ettore ANCHIERI - - Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
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LIBANO (XXI, p. 30; App. II, 11, p. 192)

Umberto BONAPACE
Onorio GOBBATO
Ettore ANCHIERI

Popolazione. - Immutata, dal 1948, l'estensione territoriale (10.170 km2) e la divisione amministrativa in quattro distretti (v. tabella). La popolazione è divisa in misura quasi uguale fra cristiani (in massima parte maroniti e greco ortodossi) e musulmani. Nelle quattro città principali (Beirut, Sidone, Tripoli e Zahle) si calcola che risieda attualmente circa un terzo della popolazione totale. Non si conosce esattamente il numero degli arabi rifugiati dalla Palestina dopo la creazione dello stato d'Israele; nel 1950 essi erano valutati in poco meno di 73.000 unità. Beirut è divenuta in questi ultimi anni una delle più grandi città e certamente il massimo centro commerciale e finanziario dei paesi del Vicino Oriente.

Risorse economiche. - Nonostante che la notevole estensione del rilievo limiti le aree coltivabili alla fascia costiera e alla fertile depressione interna (al-Biqā‛), l'agricoltura resta la principale risorsa economica del Paese. Le aree destinate a coltura assommano a 270.000 ha, pari al 26,5% della superficie territoriale, ma altri 400.000 ha sono considerati potenzialmente produttivi. L'area forestale ammonta a circa 80.000 ha.

I principali prodotti sono il frumento (70.000 ha), di cui si producono oltre 600.000 q annui, l'orzo e il mais. I cereali tuttavia non sopperiscono per intero al fabbisogno interno, e il grano deve essere largamente importato. Particolare importanza hanno le colture arborescenti, e in primo luogo la vite (22.000 ha e 750.000 q d'uva, destinata alla vinificazione e all'essiccazione) e gli agrumi, che figurano al secondo posto nelle esportazioni libanesi. Anche la produzione di banane, che ha segnato un notevole incremento negli ultimi anni, sta assumendo importanza fra le voci dell'esportazione, insieme con le mele e le pere. L'ulivo ha sofferto gravi danni nell'inverno 1955-56, tuttavia fornisce, col sesamo, abbondante materia prima all'industria oleifera.

Scarsa importanza relativa ha nel L. l'allevamento, che conta soprattutto sui bovini (96.000) e sui caprini (420.000). La bachicoltura, in sensibile regresso, alimenta un'industria prevalentemente artigianale.

Lo sviluppo industriale è ostacolato dalla scarsità di energia. Tuttavia sono in corso di realizzazione due sbarramenti sui fiumi Litani e Oronte, destinati ad alimentare due grosse centrali elettriche. Le attività industriali del paese sono accentrate per la maggior parte a Beirut. Predominano le industrie tessili (setificio e cotonificio) e di abbigliamento (maglieria, calzificio, calzaturificio). Altri impianti producono beni di consumo (sigarette a Bikfeiva e Hammana, birrificio a Beirut). Tripoli e Sidone, stazioni terminali degli oleodotti dall'Iraq e dal Golfo Persico, hanno importanti raffinerie di petrolio.

Beirut è il massimo porto marittimo siriano, dotato di zona franca, di depositi e di impianti refrigeratori. L'aeroporto di Khaldé, presso la capitale, è uno dei maggiori scali aerei internazionali del Mediterraneo orientale.

Finanze. - Con decreto 29 dicembre 1954 n. 10 è stata riordinata tutta la materia del bilancio, dello stato, dei municipî e degli enti pubblici. Il controllo sulle finanze pubbliche è attribuito alla Corte dei Conti, istituita con legge 16 aprile 1951, modificata con decreto legge 1° gennaio 1953, n. 9 e con il decreto legislativo 23 dicembre 1954, n. 9.

Il bilancio dello stato, normalmente in pareggio, è ammontato a 123,4 milioni di lire libanesi nel 1954, a 137,5 milioni nel 1955, e a 194 milioni nel 1958. Le entrate sono costituite per più della metà da proventi di tassazioni indirette e in buona parte da royalties petrolifere; tra le spese più importanti si ricordano quelle per la difesa, che nel 1957 hanno superato i 35 milioni, quelle per i lavori pubblici e le comunicazioni (28,5 milioni) e quelle per la pubblica istruzione (22,3 milioni).

Nel 1956, la banca di Siria e del Libano che, anche dopo la scadenza del mandato francese, aveva esercitato la funzione di banca centrale dei due stati, è stata soppressa e sostituita da istituti centrali separati. Il sistema bancario libanese si articola pertanto in una banca centrale, in 35 istituti di credito, di cui 16 stranieri, e in numerosi piccoli istituti abilitati ad effettuare operazioni di sconto e a concedere prestiti il cui tasso di interesse è generalmente molto elevato. Il cambio ufficiale è stabilito in 2,19 lire libanesi per 1 dollaro USA; quello libero in 3,16 lire per i dollaro.

Storia. - Il L. ha visto confermata pienamente la sua indipendenza e sovranità all'interno e all'estero con il suo accoglimento a membro delle N. U. (1945) e con il ritiro, avvenuto nel 1946, delle truppe franco-inglesi che si erano installate nel paese durante la seconda guerra mondiale. La vita politica interna è caratterizzata da una struttura sociale ancora antiquata, da una pubblica amministrazione disordinata, che si è cercato di riformare con un decreto del 13 luglio 1959, dalla vivacità delle lotte tra i partiti, dai contrasti tra i due gruppi musulmano e cristiano e dalle lotte fra le pochissime, ma influenti famiglie che detengono il potere effettivo. Il Partito costituzionale ottenne la maggioranza alla Camera nelle prime elezioni del 1947 e in quelle successive del 1951 e del luglio 1953. Una grave crisi extraparlamentare a carattere rivoluzionario turbò la vita politica del paese nel 1952 e portò alle dimissioni del Capo dello Stato, Shukri el-Khūrī, cui successe, il 23 settembre 1952, Camillo Shamoun. La crisi rientrò tuttavia nell'alveo costituzionale avendo ottenuto una sanzione di legittimità da parte della maggioranza parlamentare. Una nuova crisi si aprì nel maggio 1958 e, per parare un possibile scivolamento a sinistra con conseguenze nei rifornimenti petroliferi ed evitare violenze, gli S.U.A. inviavano a Beirut truppe da sbarco delle loro forze mediterranee, poi ritirate nell'ottobre 1959, mentre veniva formato il gabinetto Karami che sanzionava l'avvenuta pacificazione del paese.

Buoni sono i rapporti con gli S. U. A., che hanno pure istituito una università a Beirut e fornito largamente aiuti economici e assistenza tecnica. Il L. ha strettamente collaborato con le N. U. e con le sue organizzazioni, tanto che nel 1948 si tenne a Beirut l'Assemblea generale dell'UNESCO. Le relazioni con gli Stati arabi sono buone, anche se il Patto di Baghdād ha creato dal 1954-55 delle difficoltà al Libano il quale, membro della Lega degli Stati Arabi, ha cercato di attuare una politica di pacificazione e mediazione tra i paesi dei due gruppi. Particolarmente stretti sono i rapporti con la R. A. U., confermati da una dichiarazione comune dei due Presidenti del 25 marzo 1959 e riaffermati con la firma, al Cairo, il 6 giugno 1959, di un accordo economico. Il L., che ha concluso un trattato di armistizio con Israele il 23 marzo 1949, accoglie entro i suoi confini numerosi profughi dalla Palestina, che costituiscono un grave problema economico e politico. Il piano proposto dal Segretario Generale delle N. U., Hammarskjold, che prevedeva il definitivo stanziamento dei profughi palestinesi nel L., è stato respinto, il 26 agosto 1959, dalla Camera libanese, la quale ha auspicato il ritorno dei profughi in Palestina.

Bibl.: E. De Vaumas, La répartition de la population au Liban, in Bull. Soc. de géogr. d'Egypte, 5-76, carte; M. Févret, La sériciculture au Liban, in Revue de géographie de Lyon, XXIV (1949), pp. 247-60 e 341-61; F. Reinhold, Wasserwirtschaft in Syrien und Libanon, in Berichte der Abwassertechnischen Vereinigung, 1953, pp. 112-36; E. De Vaumas, Le Liban. Étude de géographie phisique, Parigi 1954; E. De Vaumas, La répartition confessionnelle au Liban et l'équilibre de l'État Libanais, in Revue de géographie alpine, XXXXIII (1955), pp. 511-604; L. Jarach, Il problema dei profughi arabi palestinesi, in L'Universo, XXXVI (1956), pp. 115-26; P. Minganti, In margine alla crisi libanese, in Oriente moderno, 1958, pp. 489-496; G. Lenczowski, The Middle East in World Affairs, Ithaca 1598, pp. 266-292.

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libano libàno s. m. [dall’arabo libān «canapo, corda», o dall’ant. nordico līk-band, comp. di līk «orlo della vela» e band «legame, nodo»; cfr. fr. liban, provenz. ant. liban(t)]. – Corda vegetale, fatta di fibre intrecciate e non ritorte,...
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