LIBELLATICI
. L'imperatore Decio (249-251), nel suo tentativo di ricostituire l'impero romano sulla base delle antiche istituzioni, compresa la religione, emanò, nel 249 o nel gennaio 250, un editto per cui tutti i cittadini dell'impero erano obbligati a fare pubblicamente un sacrificio alle divinità, sotto le pene più gravi. Per controllare l'esecuzione dell'editto, i magistrati consegnavano a ciascuno che aveva eseguito il sacrificio un attestato scritto (libellus). L'editto era diretto in modo particolare contro i cristiani; l'effetto, in realtà, fu disastroso per le comunità dei fedeli, dei quali moltissimi si presentarono per offrire il sacrificio prescritto, come si raccoglie specialmente dalle lettere di S. Cipriano (v.) e dal suo trattato De lapsis.
Tra questi lapsi (caduti) ve ne erano di quelli che non avevano fatto realmente il sacrificio idolatrico, ma soltanto si erano procurati, con denaro o in altro modo, il libellus attestante il sacrificio: onde furono detti libellatici. Varî sinodi, tenuti dopo la persecuzione, fissarono norme speciali per la riconciliazione di questa classe di lapsi. Furono ritrovati gli originali di alcuni di questi libelli in papiri egiziani.
Bibl.: P. Franchi de' Cavalieri, Due libelli originali di libellatici, in Nuovo bull. di arch. crist., I (1895), pp. 68-73; id., Un nuovo libello originale di libellatici, in Miscell. di storia e coltura eccles., III (1904); H. Leclercq, art. Dèce, in Dict. d'arch. chrét. et de liturgie, IV, i (1920), col. 312 segg.; art. Libellatiques, ibid., IX, i (1930), col. 78 seg. (bibliografia); A. Bludau, Die ägyptischen Libelli u. die Christenverfolgung des Kaisers Decius, in Röm. Quartalschrift, suppl. 27, Friburgo in B. 1931.