liberare
In senso proprio, in forme sintatticamente identiche, in Cv IV V 13 per liberare Roma, e V 15 a liberare Roma, dove l. vale " salvare (in questo caso la patria) da un pericolo, da minaccia nemica ".
Nel purgatorio il termine acquista una connotazione morale e religiosa: XI 21 Nostra virtù che di legger s'adona, / non spermentar con l'antico avversaro, / ma libera da lui che sì la sprona; XXIII 75 quella voglia a li alberi ci mena / che menò Cristo lieto a dire ‛ Elì ', / quando ne liberò con la sua vena. Il valore più specifico di " togliere una pena ", " esonerare da una pena ", al v. 90 Con suoi prieghi devoti e con sospiri / tratto m'ha de la costa ove s'aspetta, / e liberato m'ha de li altri giri. Il participio passato compare in Cv II XV 4 le... demonstrazioni [della Filosofia] ... dritte ne li occhi de lo 'ntelletto, innamorano l'anima, liberata da le con[tra]dizioni. V. anche LIVERARE.