Liberia
Stato dell’Africa occidentale. Corrispondente con la regione denominata dagli europei Costa di Malagueta, o del Pepe, etnicamente variegata e divisa fra molte piccole entità politiche, conobbe dal 1821 l’insediamento di gruppi di neri statunitensi sotto il patrocinio di associazioni filantropiche e antischiaviste, sulla base di disegni largamente utopici di ritorno all’Africa dei neri liberati dalla schiavitù. Nel 1847 le comunità di immigrati si unirono in una Repubblica indipendente, che assunse il nome di L. e si dotò di una Costituzione democratica su modello statunitense, riservata tuttavia alle poche decine di migliaia di libero-americani, mentre gli indigeni ne erano esclusi. Nel corso della spartizione coloniale, fu con l’Etiopia l’unico Stato africano che mantenne la propria sovranità, seppure sotto forte influenza britannica. Delimitati i confini con i possedimenti francesi e inglesi nel 1902, il governo assunse un reale controllo dell’interno del Paese solo negli anni Venti del 20° sec., conducendo campagne di sottomissione delle comunità indigene, verso cui i libero-americani mantennero atteggiamenti di superiorità e relazioni basate sull’esclusione e sullo sfruttamento. All’estensione dei diritti di voto a tutti i cittadini si giunse solo con la presidenza di William V.S. Tubman (1944-71), il quale rafforzò i legami politico-commerciali con gli USA (la L. divenne il centro mondiale della produzione di caucciù, nelle grandi concessioni della Firestone plantations Co.). Rinsaldati i rapporti con gli Stati vicini e apertasi ai Paesi socialisti con il presidente W.R. Tolbert, negli anni Settanta la L. fu colpita dalla crisi dei prezzi delle materie prime. La destabilizzazione economica favorì nel 1980 il colpo di Stato di S.K. Doe, di etnia krahn, che salì al potere ponendo fine alla supremazia libero-americana ma instaurando un regime fortemente autoritario. Nel 1989 la ribellione scatenata da C.G. Taylor, legato agli interessi dell’industria diamantifera, precipitò il Paese in una devastante guerra civile, nella quale anche Doe fu barbaramente ucciso. Interventi internazionali (ECOWAS, ONU) favorirono il raggiungimento di un accordo di cessate il fuoco (1993). Nel 1994 il presidente ad interim A. Sawyer lasciò il governo a un Consiglio di Stato di personaggi eminenti, che organizzò elezioni (1997), vinte da Taylor. Una relativa calma durò solo due anni e nel 2000 il Paese era di nuovo in pieno conflitto civile. La guerra terminò con un accordo di pace nel 2003 e le dimissioni e l’esilio di Taylor, poi accusato dalla Corte internazionale dell’Aia di coinvolgimento criminoso nella guerra civile della Sierra Leone. Dopo due anni di governo transitorio capeggiato da G. Bryant, nel 2005 fu eletta alla presidenza E. Johnson-Sirleaf. La ricostruzione del Paese procede in una situazione ancora non del tutto stabilizzata.