libido
Forma di energia psichica, postulata da Sigmund Freud, che rappresenta l’aspetto psichico della pulsione sessuale (risultando nettamente distinta dall’eccitamento sessuale somatico). Il concetto di l. ha subito nell’ambito del pensiero di Freud una complessa evoluzione, mantenendo comunque alcune caratteristiche fondamentali: una caratteristica qualitativa per cui, anche nei casi in cui si parli di l. desessualizzata, la l. non può mai tuttavia ridursi a una forma aspecifica di energia psichica in generale, e una caratteristica quantitativa per cui la l., anche se non effettivamente misurabile, va peraltro considerata alla stregua di una grandezza che interviene nei fenomeni di transfert, aumento, diminuzione e distribuzione della pulsione sessuale. I difficili problemi suscitati dalle modificazioni introdotte nella teoria delle pulsioni hanno condotto successivamente Freud alla distinzione tra una l. dell’Io (o l. narcisistica) e una l. oggettuale, distinzione operata sulla base della diversa direzione dell’investimento libidico (rispettivamente sull’Io e sull’oggetto). Per Carl G. Jung la l. si presenta invece come energia psichica in generale, come «desiderio o impulso non inibito da istanze morali o di altro genere». La l. viene così di nuovo a ricomprendere sia la sessualità sia i bisogni e gli affetti, divenendo istinto vitale, volontà, ‘appetito’ in genere. Alfred Adler l’assimila al concetto di «volontà di potenza». Le scuole psicanalitiche contemporanee (Erich Fromm, Karen Horney, Harry S. Sullivan e altri) hanno ulteriormente riconsiderato il ruolo della l., ponendo l’accento sui fattori personali, e soprattutto sociali, quali elementi determinanti nello sviluppo della personalità.