SAPIENZIALI, LIBRI
Sono un gruppo di libri dell'Antico Testamento, così denominati, in epoca cristiana, a motivo dell'argomento generico da essi trattato, il quale è la "sapienza " secondo il concetto ebraico.
La "sapienza" (ebraico ḥokmāh) consisteva nell'arte di giudicare rettamente le cose o di trovare i mezzi opportuni per raggiungere un dato scopo: c'era perciò la "sapienza" di governare, di sciogliere gli enigmi, di scrutare i disegni di Dio, di raggiungere la felicità umana, ecc.; era quindi affine alla "sagacia" e alla "prudenza" (ebr. ‛ormāh, tūshiyyāh), che avevano tuttavia un senso più pratico e materiale. Ma non tanto si occuparono gli Ebrei antichi della sapienza teoretica - che per essi s'identificava col "timore di Dio" cioè con la religione - quanto di quella pratica, che applicava il principio generale ai casi singoli ed enunciava le norme secondo cui regolarsi nelle varie contingenze. Di qui il fatto che presso di loro fu coltivata, molto più che la morale speculativa, quel genere di etica spicciola che enunciava con il detto sentenzioso, con l'aforisma e il "proverbio" (ebraico māshāl), e che oggi si può designare come "gnomica".
Fra i libri sapienziali si contarono i libri dei Proverbî, di Giobbe, dell'Ecclesiaste, dell'Ecclesiastico, della Sapienza, e talvolta anche il Cantico dei Cantici e i Salmi (vedi a tutte queste voci). Sennonché gli ultimi due, salvo qualche salmo, non appartengono al vero tipo sapienziale; anche il libro di Giobbe, con la sua lunga discussione di tipo speculativo sull'origine e il valore morale del dolore, non è di genere gnomico, bensì tutta una speculazione di filosofia religiosa; più filosofico (sotto l'influenza del pensiero e della terminologia ellenistica) e meno praticamente gnomico è anche il libro della Sapienza. Al contrario tipicamente sapenziali-giudaici sono i Proverbi, l'Ecclesiastico e in misura alquanto minore l'Ecclesiaste, che nella loro massima parte sono composti da sentenze staccate o tutt'al più raggruppate su determinati argomenti.
Come presso gli Ebrei questi libri sapienziali furono raccolti nella terza e più recente classe del Canone (detta degli "Scritti" o Agiografi), così nella chiesa cristiana essi furono impiegati soprattutto per l'istruzione morale dei catecumeni. Anche oggi nel messale romano è rimasto l'uso di designarli all'epistola della Messa col titolo collettivo di Liber Sapientiae, compresovi il Cantico dei Cantici (i Salmi non sono mai usati come epistola).
Raccolte analoghe di poesia gnomica furono in uso, ancor prima che fra gli Ebrei, fra i Babilonesi e gli Egiziani, a cui parzialmente si sono ispirate quelle ebraiche (rilevantissima è l'affinità fra la raccolta egiziana di Amenemope e quella dei Proverbî ebraici); raccolte speciali, probabilmente non israelitiche, sono espressamente allegate in Proverbî, XXX - XXXI.
Bibl.: Oltre ai commenti ai Proverbî, Ecclesiaste, Ecclesiastico, Sapienza e agli altri libri sunnominati (vedi alle singole voci), cfr. specialmente: A. Hudal, Die religiösen sittlichen Ideen des Spruchbuches, Roma 1914; A. Vaccari, Il concetto della Sapienza nell'Antico Testamento, in Gregorianum, I (1920), pagine 219-251; P. Heinisch, Die persönliche Weisheit des A. Test., Münster 1923.