ORE, Libro di
Compendio di testi devozionali a uso dei laici, il cui nucleo centrale è costituito dall'ufficio della Vergine, le Horae Beatae Mariae Virginis, da cui trae il nome l'intero libro, detto anche uffiziolo od officiolo.Generalmente di piccole dimensioni, per essere agevolmente tenuto in mano, e spesso dotato di miniature con la funzione di segnalare i testi più importanti e di costituire lo spunto per la meditazione individuale, il libro d'o. veniva utilizzato dai laici per recitare privatamente uffici e devozioni secondo la liturgia delle ore, l'ufficio canonico contenuto nel breviario (v. Libri liturgici). Il libro d'o. cominciò a diffondersi dalla metà del sec. 13° ed ebbe una straordinaria diffusione nei secc. 14° e 15°, soprattutto in Francia e nei Paesi Bassi; costituisce a tutt'oggi la tipologia di manoscritto conservata nel maggior numero di esemplari.Pur improntato sul breviario, il libro d'o. ne differisce perché, non sottoposto a controllo ecclesiastico, riflette i gusti dei committenti e del loro ambiente nella scelta dei testi, nell'ordine in cui essi sono disposti e nell'entità della decorazione assegnata a ogni incipit.Nel libro d'o. il proprietario poteva iscrivere la sua identità, oltre che nel testo, anche attraverso le immagini: stemmi, emblemi, motti e ritratti del committente o della sua famiglia. Così, in un libro d'o.-messale lombardo del 1380 ca. (Parigi, BN, lat. 757, c. 109v), il committente - identificato come Gian Galeazzo Visconti o come il suo uomo di corte Bertrando de Rossi - è raffigurato inginocchiato di fronte alla Madonna con il Bambino, mentre nelle Ore Butler, del 1340 ca. (Baltimora, Walters Art Gall., 105, c. 15r), la famiglia inglese dei Butler è rappresentata mentre assiste alla messa.Con il termine 'uso' di un libro d'o. si indica la particolare forma di rito adottata in una specifica chiesa, riconoscibile dalla variazione di alcune parti dell'ufficio della Vergine e dei defunti e dal calendario. L'identificazione dell'uso è utile, anche se non determinante, per localizzare il manoscritto, così come il calendario - che compare sempre all'inizio dei libri d'o., a imitazione dei libri liturgici - riveste particolare interesse, perché spesso contiene i nomi di santi di culto locale, che possono indicare il luogo di produzione del codice, oppure di santi legati al committente, nonché gli obiit di componenti della sua famiglia. Quando il calendario è illustrato, le immagini utilizzate sono i segni dello Zodiaco e i lavori agricoli dei Mesi, come in un manoscritto belga dell'inizio del sec. 14°, proveniente da Cambrai, che presenta dei mietitori nel margine inferiore del mese di luglio e la preparazione del pane in quello di dicembre (Baltimora, Walters Art Gall., Walters 88, cc. 9v-10r, 14v-15r).Le pericopi dei vangeli seguivano il calendario e potevano essere illustrate all'inizio di ogni brano con il ritratto dell'evangelista corrispondente oppure all'inizio dell'intera sezione liturgica con quello di S. Giovanni.L'ufficio della Vergine è la sezione liturgica che rivestiva maggiore importanza e abitualmente riceveva la più ampia ornamentazione. Anche negli esemplari più modesti è introdotto da un'iniziale istoriata con l'Annunciazione e può presentare un'iniziale istoriata, una miniatura a piena pagina, o entrambe contemporaneamente, all'incipit di ogni ora. Il ciclo di immagini più frequentemente adottato per illustrare questo ufficio era quello dell'Infanzia di Cristo, a causa della preponderante presenza di Maria; tuttavia nel sec. 14° lo si trova frequentemente sostituito dal ciclo della Passione. Nelle Ore di Jeanne d'Evreux i due cicli compaiono contemporaneamente, all'incipit di ogni ora, in miniature a piena e a mezza pagina (New York, Metropolitan Mus. of Art, The Cloisters, Acc. 54.1.2, cc. 68v-69r).Le ore della Croce sono una versione abbreviata del più raro ufficio della Passione. Analogamente, le brevi ore dello Spirito Santo erano più frequenti dell'ufficio corrispondente, generalmente introdotte da una sola miniatura con la colomba dello Spirito Santo o con la Pentecoste.Nei libri d'o. più antichi i sette salmi penitenziali erano illustrati dal Giudizio universale o da Cristo in maestà, ma già dal sec. 14° si affermò l'uso di illustrarli con l'immagine di Davide in preghiera. Le litanie, che seguivano sempre i salmi penitenziali, erano spesso prive di illustrazioni e non presentavano iconografie canonizzate.L'ufficio dei defunti presenta una grande varietà di soggetti, i più frequenti dei quali erano nel sec. 14° l'ufficio funebre in chiesa e l'inumazione in un cimitero.Insieme all'ufficio della Vergine, i suffragi dei santi costituiscono la sezione dalla decorazione più ampia e variata; i suffragi - brevi preghiere introdotte da antifone, versetti e responsori - sono illustrati dalle corrispondenti immagini dei santi, generalmente rappresentati a figura intera con i loro attributi, talvolta nell'atto di compiere un miracolo o nel momento del martirio.Alcuni dei più antichi libri d'o. realizzati in Inghilterra rivelano grande varietà strutturale e tipologica (Donovan, 1990): il più antico libro d'o. miniato da un artista inglese è costituito dalle Ore di William de Brailes (Londra, BL, Add. Ms 49999), realizzate intorno al 1240 da un miniatore che vi inserì, oltre alle immagini della committente, due autoritratti firmandosi W. de Brailes (identificato con un artista dello stesso nome documentato a Oxford). In questo libro d'o. come anche nelle Ore Salvin (Londra, BL, Add. Ms 48985), databili al 1275-1280 e probabilmente realizzate a Oxford, l'ufficio della Vergine è illustrato da un ciclo della Passione.A una produzione corrente diffusa a Parigi e nella Francia settentrionale all'inizio del sec. 14° si affiancano esemplari di particolare pregio, realizzati a Parigi dai principali miniatori del Trecento, come quello già citato, miniato da Jean Pucelle tra il 1325 e il 1328 per Jeanne d'Evreux, terza moglie di Carlo IV il Bello; il libro d'o. contiene l'ufficio di s. Luigi, chiaramente su indicazione della committente, discendente del santo. Una committenza femminile - particolarmente consueta per i libri d'o. - è anche alla base di codici come le Ore di Giovanna di Savoia (Parigi, Mus. Jacquemart-André), realizzate per la duchessa di Bretagna tra il 1330 e il 1335 da un seguace di Jean Pucelle, o dei codici eseguiti da Jean le Noir (v.) per Giovanna di Navarra nel 1340 ca. (Parigi, BN, nouv.acq.lat. 3145) e per Iolanda di Fiandra nel 1355 ca. (Londra, BL, Yates Thompson 27).Il duca Jean de Berry, tra i suoi ca. trecento manoscritti, possedeva quindici libri d'o., tra cui il più antico sembra essere il codice delle Petites Heures (Parigi, BN, lat. 18014), contenente miniature di Jean le Noir antecedenti il 1375, completato da vari miniatori, tra cui forse Jacquemart de Hesdin (v.), che collaborò anche alle Très Belles Heures di Bruxelles (Bibl. Royale, 11060-11061) e alle Grandes Heures (Parigi, BN, lat. 919), codice purtroppo oggi incompleto. La decorazione delle Très Belles Heures de Notre Dame (Parigi, BN, nouv.acq.lat. 3093) fu intrapresa da uno dei maggiori pittori dell'epoca, il Maestro del Paramento di Narbona (v.), insieme ad alcuni collaboratori, e realizzata in varie campagne. All'inizio del secolo cominciarono a lavorare per il duca i fratelli Paul, Jean e Herman de Limbourg.Un'area italiana in cui è riscontrabile una notevole quantità di libri d'o., già nella seconda metà del Trecento, è la Lombardia, ove il gusto per questa tipologia di libro dovette senz'altro derivare dagli stretti contatti politici e culturali con la Francia (Manzari, 1994). Le prime notizie di libri d'o. di produzione francese giunti in Lombardia riguardano due uffizioli acquistati a Parigi nel 1366, per la moglie di Gian Galeazzo Visconti, Isabella di Valois (Cibrario, 1861⁵). Il più antico libro d'o. lombardo noto è quello di Bianca di Savoia, madre di Gian Galeazzo, databile tra il 1350 e il 1378 (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 23215). Il più noto dei libri d'o. lombardi, l'Uffiziolo Viscontie (Firenze, Bibl. Naz., B.R. 397; Landau Finaly 22), progettato e in parte realizzato da Giovannino de Grassi (v.) per Gian Galeazzo Visconti nell'ultimo venticinquennio del secolo, costituisce un caso eccezionale sia per il contenuto - il libro d'o. è preceduto dall'intero salterio - sia per lo straordinario apparato illustrativo. A Michelino da Besozzo è stato attribuito un libro d'o., oggi ad Avignone (Bibl. Mun., 111), datato ai primi del Quattrocento, mentre alla bottega del Maestro del Libro d'o. di Modena, miniatore legato alla cerchia dei de Grassi, sono stati assegnati tre libri d'o. realizzati tra l'ultimo decennio del Trecento e il primo del Quattrocento (Modena, Bibl. Estense, α.R.7.3; Aia, Koninklijke Bibl., 76.F.6; Parma, Bibl. Palatina, Pal. 56).Tutti i libri d'o. citati sono prodotti di lusso realizzati per una committenza d'eccezione, a dimostrazione del fatto che la produzione italiana non era di qualità inferiore a quella franco-fiamminga. In tutti gli ambiti geografici, tuttavia, accanto agli esemplari di lusso dovette esistere un'attiva produzione di copie d'uso, realizzate con minore cura e con materiali meno preziosi.L'affermazione di questo tipo di libro di preghiera è stata collegata all'evoluzione delle abitudini di lettura nel Tardo Medioevo, cioè all'avvento della lettura silenziosa, che portò alla fusione in ambito privato dei due atti, sino ad allora orali e collettivi, della lettura e della preghiera (Saenger, 1985). Il successo straordinario di questa tipologia di libro fu dunque consentito dalla diffusione della capacità di leggere, oltre che dall'evoluzione della devozione individuale verso gli aspetti umani del culto dei santi e la meditazione sulla Passione di Cristo, e dalla centralità acquisita dal culto di Maria.
Bibl.: L. Cibrario, Della Economia Politica del Medio Evo, 2 voll., Torino 1861⁵, II, p. 349 (1839); M.R. James, Points to be Observed in the Description and Collation of Manuscripts, Particularly Books of Hours, in A Descriptive Catalogue of the Manuscripts in the Fitzwilliam Museum, Cambridge 1895, pp. XIX-XXXVIII; F. Madan, Hours of the Virgin. Tests for Localization, The Bodleian Quarterly Record 3, 1920-1922, pp. 40-44; V. Leroquais, Les livres d'heures manuscrits de la Bibliothèque Nationale, 3 voll., Paris-Mâcon 1927-1943; P. Salmon, Les manuscrits liturgiques latins de la Bibliothèque Vaticane, IV, Les livres d'heures (Studi e Testi, 267), Città del Vaticano 1971; L.M.J. Delaissé, The Importance of Books of Hours for the History of the Medieval Book, in Gatherings in Honor of Doroty E. Miner, Baltimore 1974, pp. 204-207; L.M.J. Delaissé, J. Marrow, J. De Wit, Illuminated Manuscripts (The James A. De Rothschild Collection at Waddesdon Manor), London 1977, pp. 13-20; J. Harthan, Books of Hours and their Owners, London 1977; R.G. Calkins, Illuminated Books of the Middle Ages, London 1983, pp. 243-281; J. Backhouse, Books of Hours, London 1985; P. Saenger, Books of Hours and Reading Habits of the Later Middle Ages, Scrittura e civiltà 9, 1985, pp. 239-269; C. de Hamel, A History of Illuminated Manuscripts, Oxford 1986, pp. 159-185; I libri d'ore della Biblioteca Riccardiana, a cura di C. Gnoni Mavarelli, I, I libri d'ore francesi e fiamminghi, Roma 1986; Andachtsbücher des Mittelalters aus Privatbesitz, a cura di J.M. Plotzek, cat., Köln 1987; P. Saenger, Prier de bouche et prier de coeur. Les livres d'heures du manuscrit à l'imprimé, in Les usages de l'imprimé. XVe-XIXe siècle, Paris 1987, pp. 191-227; G. Morello, Libri d'Ore della Biblioteca Apostolica Vaticana, Zürich 1988; Time Sanctified. The Books of Hours in Medieval Art and Life, a cura di R.S. Wieck, cat. (Baltimore 1988), New York 1988; C. Donovan, The Mise-en-Page of Early Books of Hours in England, in Medieval Book Production: Assessing the Evidence, a cura di L. Brownrigg, Los Altos Hills 1990, pp. 147-161; F. Manzari, Cum picturis ystoriatum. Scrittura e programmi iconografici di tre libri d'ore lombardi, BArte, s. VI, 89, 1994, 84-85, pp. 29-70; Pregare nel segreto. Libri d'Ore e testi di spiritualità nella tradizione cristiana, cat., Roma 1994.F. Manzari