LICOFRONE (Λυκόϕρων)
Poeta ed erudito greco, nato a Calcide nell'Eubea nel 330 a. C., figlio adottivo dello storico Lico di Reggio.
Frequentò ad Eretria Menedemo, fu poeta aulico ad Alessandria sotto Tolemeo II e Arsinoe Filadelfo e curò nella Biblioteca del Museo l'ordinamento delle opere dei poeti comici e scrisse l'opera Περὶ κωμῳδίας che è perduta, e molte tragedie delle quali resta un solo frammento dei Pelopidi e pochi versi del dramma satiresco Menedemo. Abbiamo invece intiera l'Alessandra, lungo monologo in cui un servo custode di Alessandra (Cassandra) riferisce i presagi della profetessa.
Ch. Picard ha riconosciuto l'immagine di L. in uno degli sköphoi argentei di Berthouville al Cabinet des Médailles di Parigi, nel quale appare la figura ammantata e barbata del poeta di fronte ad Alessandra-Cassandra, che tiene un ramoscello e un volumen ed ha accanto l'urna oracolare, mentre una grande maschera teatrale su base caratterizza il riferimento al teatro per Licofrone. Lo Schefold aveva supposto invece che si trattasse dell'immagine di Tespi.
Bibl.: Ziegler, in Pauly-Wissowa, XIII, 1926, cc. 2317-2381, s. v. Lykophron; Ch. Picard, Un cenacle littéraire hellenistique, in Mon. Piot, XLIV, 1950, p. 60 ss., fig. 5, tav. VI; K. Schefold, Bildnisse d. ant. Dichter, Redner u. Denker, Basilea 1943, p. 217; G. M. A. Richter, The Portraits of the Greeks, II, Basilea-Londra 1965, p. 243.