LICURGO re di Sparta
Discendente da una lontana linea collaterale della famiglia reale spartana degli Euripontidi. Nel 219 a. C., corrompendo gli efori, riuscì a farsi eleggere re assieme all'Agiada Agesipoli. Poiché Agesipoli era ancora un fanciullo, L. tenne la direzione dello stato, mostrandosi principe attivo e ardito. Era egli capo e guida del partito antimacedonico, e, stabiliti accordi con l'Etolia, fu come l'anima di quel conflitto che va sotto il nome di guerra sociale degli Achei (219-217 a. C.). Appena assunto il potere iniziò la guerra contro la Lega achea con l'invasione dell'Argolide; quindi rivoltosi al territorio di Megalopoli espugnò l'Ateneo. Nell'autunno seguente un tale Chilone, forse incitato anche dalla Macedonia, cospirò contro L., uccise gli efori, ma non poté colpire lo stesso re che riparò a Pellene. Fallito il tentativo di Chilone, L. ritornò al potere e riprese la guerra. Un suo tentativo contro la Messenia non diede risultati decisivi; riuscì invece a occupare Tegea, alleata degli Achei, non l'acropoli. Tuttavia non poté impedire l'incursione di Filippo V re di Macedonia nella Laconia; L. poté sorprendere e sbaragliare a Glimpe un corpo di Messenî che cercavano di unirsi con i Macedoni, ma non seppe sbarrare a Filippo la via tra Sparta e l'Eurota, e fu da lui battuto sui colli intorno al Menelao. Citato dagli efori a render conto del suo operato, accusato di voler tentare delle novità, si ritirò in Etolia. Ritornato poco dopo a Sparta, egli, d'accordo con Pirria, comandante etolico nell'Elide, rinnovò l'assalto contro la Messenia, occupando a tradimento Calame e spingendosi fino ad Andania; ma, fallita l'invasione da parte di Pirria, anche L. dovette rinunziare all'impresa. La pace di Naupatto pose termine alla guerra. L. poté consolidare la sua posizione in Sparta scacciando Agesipoli (circa 215 a. C.). Morì intorno al 212 lasciando il trono al figlio Pelope.
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