Baarová, Lída
Nome d'arte di Ludmilla Babkova, attrice cinematografica, nata a Praga il 14 settembre 1914 e morta a Salisburgo il 28 ottobre 2000. Interpretò ruoli sia drammatici sia comici, comunque venati di romanticismo. La sua carriera cinematografica si svolse in Cecoslovacchia, in Germania e in Italia intrecciandosi alla sua vita privata. Determinante fu infatti la sua relazione con J. Goebbels, ministro della propaganda del Terzo Reich, al punto che viene ricordata più spesso per questa ragione che per i suoi effettivi meriti artistici.Il suo esordio cinematografico avvenne in Cecoslovacchia, dove nel 1931 ebbe una piccola parte in Kariéra Pavla Camrdý (La carriera di Pavla Camrdý) di Miroslav Josef Krnansky, ma raggiunse la notorietà in patria soltanto qualche anno più tardi grazie al regista Otakar Vávra che la diresse in diversi film, tra cui Panenství (1937, Verginità) e Divka v modrém (1940, La ragazza in blu). Nel frattempo, trasferitasi in Germania nel 1934, fu ingaggiata dalla UFA e ottenne il successo per il suo aspetto esotico, lontano dai canoni della bellezza teutonica, che le procurò, nel cinema del Terzo Reich, ruoli di bella italiana come quello di Giacinta in Barcarole (1935) di Gerhard Lamprecht, interpretato assieme al marito Gustav Fröhlich, di piccante francesina in Patrioten (1937) di Karl Ritter, o di giovane russa in Der Spieler (1938) ancora di Lamprecht. Tornata in Ceco-slovacchia, dietro invito di Hitler che la voleva allontanare da Goebbels, rimase a Praga fino al 1941, quando venne espulsa dopo l'invasione tedesca. Si trasferì quindi in Italia dove nel 1943 interpretò la giovane e affascinante modella in La fornarina di Enrico Guazzoni, e ricoprì il ruolo brillante dell'attricetta Elisa in Ti conosco, mascherina! di Eduardo De Filippo. L'anno successivo partecipò al film Il cappello da prete di Ferdinando Maria Poggioli e nel 1945 fu la bella avventuriera in L'ippocampo di Giampaolo Rosmino, al fianco di Vittorio De Sica. Dopo altre burrascose vicende personali, tra cui l'invito della Gestapo a tornare in Cecoslovacchia e la successiva detenzione da parte degli Alleati, negli anni Cinquanta tornò al cinema, in Italia, interpretando personaggi lacrimevoli, come quello di Adriana in Gli innocenti pagano (1952) di Luigi Capuano; ricoprì poi ruoli minori, affiancando Amedeo Nazzari sia in Pietà per chi cade (1954) di Mario Costa, sia in Il cielo brucia (1957) di Giuseppe Masini. Era stato Federico Fellini comunque ad affidarle il ruolo più interessante, a cui la sua immagine è ormai legata, quello di Giulia, una donna sposata ma insidiata da Franco Fabrizi, in I vitelloni (1953). Nel 1958 si trasferì a Salisburgo dove condusse vita ritirata fino alla sua morte. Nel 1991 fu pubblicata l'autobiografia Života sladké hořkosti (La dolce amarezza della vita).