lietamente
Nell'avverbio prevale il valore di " con animo sereno ", " tranquillamente ", rispetto a quello di " con gioia ", " con grande letizia ". A questo proposito si veda il luogo di Rime CVI 32-35, in cui l. è usato due volte (e fra di esse compare l'aggettivo lieta in funzione predicativa); vi si descrive il sereno obbedire della virtù al comando dell'uomo onesto: essa esce lietamente (" serenamente ") dalle porte del cielo, penetra nell'anima umana che diventa sua signora, lieta vi rimane, opera lietamente (" con buona volontà ") il suo servizio verso l'anima stessa, ossia " applica la sua grande e fedele prodezza " (Contini).
Meno significativo l'uso di l. in Vn XXIV 2 pareami che [l'amore] lietamente mi dicesse nel cuor mio, si rivolgesse " sereno ", " in atto affabile e affettuoso ", verso di me, nel mio cuore.
Per quanto riguarda Pd IX 34 lietamente a me medesma indulgo / la cagion di mia sorte, e non mi noia, il Buti spiega: " non desidero d'essere stata se non di quella condizione che io fui, imperò che se io desiderassi altro, non avrei vita beata ", senza peraltro rifiutare del tutto l'interpretazione corrente, " perdono a me stessa le mie colpe " (v. INDULGERE).