LIGURIA (XXI, p. 122; App. II, 11, p. 205)
Il territorio di questa regione ha subìto una modesta riduzione (circa 38 km2) in seguito alla cessione alla Francia di esigui lembi della val Roja, per effetto del trattato di pace. La popolazione ha invece registrato un sensibile incremento: da 1.467.000 ab. nel 1936 si è passati ad 1.566.000 al censimento del 1951 ed a 1.692.718 al 31 dicembre 1959 (con densità di 313 ab. per km2). Lo sviluppo demografico più rilevante si è verificato, fra il 1936 ed il 1951, nella provincia di Savona e poi in quella della Spezia; negli anni successivi invece nelle province di Genova e Imperia. In realtà la popolazione va sempre più addensandosi in tutta la fascia costiera e specialmente in corrispondenza dei centri urbani, per effetto di attive correnti di immigrazione, provenienti sia dall'entroterra sia da altre regioni d'Italia (il movimento naturale della popolazione della provincia di Genova dal 1951 in poi si chiude infattì con un saldo addirittura negativo; d'altro lato la sola provincia di Imperia ospita oggi circa 40.000 immigrati dalle regioni del Mezzogiorno). Per contrapposto le aree montane dell'interno sono soggette ad uno spopolamento sempre crescente, specialmente nei lembi più prossimi alla displuviale, ed in proporzioni sempre maggiori a mano a mano che si procede verso le due estremità della regione. Infatti in queste zone, la cui economia è basata su attività agricole e forestali dai redditi estremamente bassi, si sono ulteriormente accentuate (malgrado l'esecuzione sia di lavori di rimboschimento sia di diverse opere pubbliche) le condizioni di disagio e di crisi. L'agricoltura pertanto è fiorente soltanto lungo la costa, nei pochi lembi vallivi pianeggianti e sulle pendici collinari immediatamente retrostanti; qui hanno avuto notevole sviluppo le colture specializzate, sia ortofrutticole sia floricole (queste ultime, nella sola provincia di Imperia, sono arrivate a fornire un reddito di quasi 30 miliardi, nella campagna 1956-57).
Ma fra le attività economiche della regione prevalente importanza conserva la presenza dei tre porti di Genova, La Spezia e Savona, sia per il traffico destinato alla Valle del Po, sia per il rifornimento di materie prime alle industrie locali; esse hanno subìto, nel complesso, un deciso impulso, anche se la necessità di concentrare il più possibile le lavorazioni ha determinato la smobilitazione di taluni impianti periferici (vedi, in questa App.: cornigliano; genova; savona; spezia). Floride tuttavia rimangono diverse iniziative anche in centri minori: per esempio i cantieri navali a Riva Trigoso ed a Pietra Ligure, le industrie chimiche nella alta val Bormida. Nel complesso, nel 1951 venivano censite in tutta la regione 16.000 sedi industriali e quasi 70.000 fra industriali, commerciali ed artigiane (di cui 40.000 nella sola Genova); risultava inoltre aumentata la percentuale di popolazione attiva occupata nell'industria (oggi più del 30%) rispetto a quella dell'agricoltura (scesa al 18%).
Sullo sviluppo delle attività commerciali ha poi influito il recente, assai considerevole, incremento del turismo: nel 1958 sono stati registrati nelle quattro province liguri oltre 2.100.000 arrivi di turisti (di cui quasi 900.000 di stranieri) e quasi 15.000.000 di presenze (di cui poco meno di 5.000.000 di stranieri). La rete delle comunicazioni, sia stradali sia ferroviarie, rimane insufficiente alle esigenze del traffico sempre crescente; ma alcune importanti opere sono in via di esecuzione.