CAVANI, Liliana
Regista del cinema e della televisione, nata a Carpi (Modena) il 12 gennaio 1937. Laureatasi in lettere antiche all'università di Bologna, si iscrive (1960) al Centro sperimentale di cinematografia. Realizzati due cortometraggi sul razzismo (Incontro notturno, 1961; L'evento, 1962), tra il 1962 e il 1965 firma vari documentari, fra cui Storia del Terzo Reich (1962-63) e La donna nella Resistenza (1965). Nel film Francesco d'Assisi (1966), la C. sottolinea anticonformisticamente non tanto la santità quanto la carica contestatrice del personaggio, con chiare allusioni all'attualità; e alla stessa impostazione risponde la figura dello scienziato nel Galileo (1968), in cui è enunciata una netta presa di posizione a favore della cultura contro il potere; quello stesso potere che, all'indomani della contestazione, è attaccato in I cannibali (1969), versione moderna e del tutto libera dell'Antigone di Sofocle, per decretare l'inutilità di ogni repressione destinata ad alimentare altri rifiuti, altre rivolte. Dopo L'ospite (1971), dramma televisivo su una donna emarginata perché malata di mente, la C. sigla l'inconsueto Milarepa (1973-74) ispirato, anche stavolta assai liberamente, a un libro tibetano del sec. 12°.
Nel suo conclusivo invito alla meditazione e all'ascesi, Milarepa sembra dar ragione a quanti riscontrano nei film della laica C. un alito di religiosità che l'avvicinerebbe a P. P. Pasolini. Il riferimento obbligato per il successivo Portiere di notte (1974) è invece L. Visconti ne La caduta degli dei (1969), per il senso di disfacimento, di disgregazione, di decadimento ugualmente diffuso nei due film. Incappato prima nelle maglie della censura, poi sequestrato dalla magistratura, infine rimesso in circolazione, Il portiere di notte costituì al suo apparire un ''caso'' politico e culturale dai molteplici riflessi.
Il tema, suggerito alla regista dalle interviste a ex deportate nei lager nazisti all'epoca di La donna nella Resistenza e dal materiale di repertorio visionato per Storia del Terzo Reich, verte sulla relazione sado-masochista tra un ufficiale delle SS e un'ebrea sua prigioniera, ed è svolto con occhio attento a Dostoievskij, Sade, Masoch, Freud e Jung, delle cui lezioni C. fa opportuno uso, proponendo del rapporto vittima-carnefice una sintesi persuasiva, specialmente se letta in chiave psicanalitica e non storica.
Nei film successivi C. rimane a parere di larga parte della critica al di sotto del livello di espressività raggiunto con Il portiere di notte. Al di là del bene e del male (1977) soffre di un eccesso di estetismo; La pelle (1981), da C. Malaparte, denuncia un cedimento allo spettacolo sia pure di classe, che si accentua in Oltre la porta (1982) e diventa predominante in Interno berlinese (1985). Controversa è anche l'accoglienza riservata a Francesco (1988), in cui la figura del santo, interpretata dal ''divo'' M. Rourke, torna al centro dell'ispirazione drammatica dell'autrice.
Bibl.: C. Tiso, L. Cavani, Firenze 1975; Lo sguardo libero, a cura di P. Tallarigo e L. Gasparini, ivi 1990.