LINGUAGGI SETTORIALI
Con l. s. s'intende una varietà funzionale della lingua comune utilizzata da determinati gruppi socioprofessionali per esprimere e comunicare contenuti, nozioni, argomenti specialistici. Rispetto alla lingua comune presentano ampliamenti nel lessico e semplificazioni nella morfosintassi; sono inoltre dotati di un'organizzazione testuale e di caratteri pragmatici peculiari.
Gli studiosi hanno adottato nomi diversi (spesso frutto di un apparato nozionale differentemente orientato) per tali varietà della lingua: oltre a l. s., ricorderemo almeno linguaggi o lingue speciali, sottocodici, tecnoletti. Occorre tuttavia distinguere i l. s., che si presentano come insiemi organici e strutturati, dalle escursioni di registro, regolate dal contesto e prive di sistematicità, proprie, per es., della lingua dei mass media (giornali, radio, televisione).
Nell'ambito dei l. s. il gruppo più cospicuo è rappresentato dai linguaggi tecnico-scientifici, ossia quelli propri di discipline e pratiche specialistiche come, per es., la fisica, la matematica, la chimica, la medicina, l'informatica. Il rapido sviluppo delle conoscenze, il progresso delle teorie, la continua riorganizzazione del sapere obbligano tuttavia a incessanti ridefinizioni sia delle discipline sia dei loro linguaggi. Oggi, soprattutto in alcune scienze molto articolate come la fisica, la chimica, la biologia, si assiste a una proliferazione di terminologie solo parzialmente coincidenti. Sono l. s. anche quelli di discipline come il diritto, l'economia, la sociologia, la linguistica, o di attività come lo sport, la caccia, la pesca, la navigazione.
Gli studiosi distinguono i l. s. ''forti'' da quelli ''deboli'': i primi sono propri delle scienze altamente formalizzate come la matematica e la fisica; i secondi pertengono alle discipline meno specializzate come, per es., la giurisprudenza e l'economia. Mentre i primi, a causa dell'elevato livello di formalizzazione, non ricorrono in genere a vocaboli diversi da quelli della lingua comune, i secondi abbondano di termini specialistici per poter marcare le distanze dalla lingua di tutti i giorni. Non va inoltre trascurato il peso della tradizione e dell'ambiente di formazione dei l. s.: il vocabolario della fisica trova in Galilei il primo convinto assertore dell'uso di parole comuni; il vocabolario dell'informatica, nato negli Stati Uniti, è ricco di anglicismi.
Ciascun l. s. presenta al proprio interno una scala di livelli e di registri che sono modulati a seconda delle circostanze, del destinatario e del canale linguistico di emissione. Se pensiamo al linguaggio medico, noteremo che esso evidenzia caratteri diversi nelle varie forme del saggio scientifico, della comunicazione letta durante un convegno di studi, della conversazione tra due specialisti o del colloquio tra un medico e un suo paziente. Tale gerarchia interna produce inevitabili riflessi tanto sulle scelte lessicali e morfosintattiche, quanto sul progetto e la struttura testuale di ogni discorso specialistico.
Il lessico dei l. s. è composto di vocaboli comuni e di termini. Il termine è un vocabolo che assume un solo e ben determinato significato nel l. s. di riferimento; si differenzia pertanto da un vocabolo della lingua comune che possiede in genere più di un significato o che, comunque, possiede un significato più elastico, estensibile in vari modi.
Per es., nella lingua comune campo detiene numerosi significati, ma in fisica il sintagma campo magnetico non può essere confuso con nient'altro; il vocabolo complesso indica vari referenti nella lingua comune, ma assume un significato particolare nel linguaggio della psicoanalisi. Tendenzialmente, dunque, in un l. s. dovrebbero essere bandite la sinonimia e la polisemia: ciascun vocabolo dovrebbe avere un solo significato e occorrerebbe rifiutare due vocaboli esprimenti il medesimo significato. Ma non sempre è così, a causa delle stratificazioni, a volte molto profonde, che intervengono nel lessico. Nella chimica, per es., coesistono varianti tecniche e altre più comuni: diossido di carbonio e anidride carbonica, triclorometano e cloroformio; nella medicina si alternano termini scientifici e nomi ''popolari'': faringite e mal di gola, leucociti e globuli bianchi, cefalea e mal di testa; nella lingua del calcio convivono sinonimi inglesi e italiani: corner e calcio d'angolo, penalty e calcio di rigore, cross e traversone.
A volte l'uso del termine scientifico è imposto dalla necessità di denominare oggetti che sfuggono all'esperienza comune: è il caso dei nomi delle particelle atomiche caratterizzate dal suffisso −one: elettrone, neutrone, protone, ecc. Spesso, però, vi è la ricerca di un effetto di scientificità attraverso l'uso di espressioni e vocaboli stereotipici che potrebbero essere sostituiti da sinonimi della lingua comune senza alcun nocumento alla denotatività scientifica. Tale prassi è diffusa soprattutto nel linguaggio burocratico, regno dell'espressione ''pesante'' e ricercata. Qualche esempio: effettuare per fare; un colloquio improntato a franchezza e cordialità per un colloquio franco e cordiale; avere come conseguenza per causare; apportare modifiche per modificare. Anche nel linguaggio medico compaiono vocaboli ed espressioni con una falsa aura di scientificità: accusare un dolore, esitare.
In alcuni casi discipline di nuova formazione si servono in tutto o in parte di vocabolari tecnici già esistenti. Tale fenomeno, detto transfert, consente di ''risparmiare'' vocaboli. L'esempio più noto è rappresentato dal travaso di una parte della terminologia della navigazione marittima nel linguaggio dell'aeronautica e dell'astronautica, che presentano vocaboli come cabina, equipaggio, nave spaziale, navigare, pilota.
La circolazione di vocaboli e di espressioni non avviene del resto solo all'interno dei l. s.: in realtà non esistono paratie tanto consistenti da impedire, nella lingua d'oggi come in quella del passato, un incessante debordamento di termini specialistici nella lingua comune e di parole usuali nei l. settoriali. Nel passaggio alla lingua comune il termine tecnico assume connotazioni nuove e, al tempo stesso, perde la denotatività che possedeva nel settore di appartenenza.
Per es., il linguaggio militare ha fornito alla lingua comune una discreta quantità di vocaboli e di espressioni, che hanno assunto un valore metaforico: alzare bandiera bianca, battere in ritirata, imboscato, segnare il passo, terra di nessuno. La terminologia medica, dotata di particolare fascino e prestigio, offre molte risorse lessicali alla cronaca politica ed economica che leggiamo sui giornali: collasso, depressione, febbre della Borsa; atrofia, paralisi, risanamento dell'economia; diagnosi, rigetto del quadro politico.
Per formare il proprio vocabolario ogni l. s. dispone di tre procedimenti privilegiati:
a) rideterminazione del significato di vocaboli della lingua comune: nel linguaggio della fisica massa e potenza hanno un valore particolare, diverso da quello che hanno nella lingua comune; lo stesso avviene per nodo nel vocabolario della marina, per campo in molti sport (campo di calcio, campo da tennis), per base nel linguaggio della matematica, per asse in quello della geofisica.
b) uso dei meccanismi di formazione delle parole. Occorre distinguere tra i procedimenti formativi condivisi con la lingua comune e quelli esclusivi dei l. settoriali. Al primo gruppo appartengono per es. i suffissati in −tore/-trice molto diffusi in alcune terminologie tecniche: amplificatore, sintonizzatore, trasformatore, calcolatrice, copiatrice, trebbiatrice. Al secondo gruppo risalgono i morfemi specializzati delle varie discipline, come per es. i suffissi −one e −trone della fisica in termini quali protone, fotone, mesone, betatrone, ciclotrone, sincrotrone; oppure il suffisso −ite della medicina: artrite, bronchite, epatite, epicondilite, polmonite. Nei vocabolari tecnico-scientifici abbondano i composti greci creati modernamente; talvolta tali composti rappresentano degli ibridi linguistici, nei quali si mescolano il latino e il greco (aeronave, altimetro, spettroscopio), oppure una lingua moderna e il greco (burocrazia, partitocrazia, discoteca); contrariamente alla norma del greco classico compaiono inoltre composti di tre elementi: ecocardiografia, elettromiografia, sigmoidocolonscopia.
c) Ricorso al prestito linguistico. Il caso più evidente è rappresentato dal vocabolario dell'informatica, nel quale compaiono prestiti non adattati come file, hard disk, software, hardware, bottom up, oppure calchi come banca dati, dall'inglese data bank. Anche nel linguaggio finanziario della Borsa ricorrono spesso anglicismi coloriti come duck "pagatore moroso", bull e bear rispettivamente "speculatore al rialzo" e "al ribasso". L'affermazione dell'elemento inglese, soprattutto nella forma del prestito non adattato, è particolarmente forte nelle discipline e nelle tecniche di nuova formazione. Ma anche nei settori tradizionalmente refrattari sono penetrati negli ultimi decenni anglicismi non adattati: per es. in medicina si usano termini come bypass (da cui si è formato il verbo italiano bypassare), clearance, pacemaker; nelle analisi dei valori sanguigni, sigle internazionali di origine inglese stanno progressivamente sostituendo i corrispettivi italiani.
Accanto ai tre più importanti procedimenti di formazione dei vocabolari settoriali, occorre segnalarne un quarto, costituito dall'uso di sigle e di acronimi: tali forme hanno il pregio di conferire velocità ed economia al discorso tecnico-scientifico: si pensi all'uso di sigle come AIDS (Acquired Immuno-Deficiency Syndrome), ECG (ElettroCardioGramma), TAC (Tomography Assisted by Computer, oppure, in italiano, Tomografia Assiale Computerizzata) nel linguaggio medico. Talvolta la sigla è fatta coincidere con una parola di uso corrente o con un nome proprio, tanto che non è riconoscibile a prima vista: il noto linguaggio di programmazione basic va in realtà interpretato come Beginner's All-purpose Symbolic Instruction Code.
Sul piano della sintassi è ugualmente possibile individuare alcune linee di tendenza all'interno delle diverse trafile storiche di ciascuna disciplina. Innanzitutto si ha, in particolare nei linguaggi tecnico-scientifici, una disposizione generalmente lineare delle frasi con un uso limitato della subordinazione e una struttura sintattica nel complesso semplificata e snellita. In secondo luogo si ha una riduzione dell'uso del verbo a vantaggio del nome. Prevalgono le forme nominali del verbo; vi è una forte selezione dei modi, dei tempi e delle persone verbali; sono usati pochi verbi forniti di contenuto semantico generico come avvenire, comportare, dipendere, essere, riferirsi, ecc. La spinta alla nominalizzazione fa sì che espressioni del tipo le dichiarazioni del ministro o il decreto del governo siano più frequenti delle corrispondenti forme verbali il ministro dichiara o il governo decreta.
Lo stile nominale dilaga nelle pagine dei quotidiani; un esempio è tratto da una cronaca sulla Guerra del Golfo comparsa nel quotidiano la Repubblica del 26 febbraio 1991, p. 8: "[La contraerea irachena] era temuta. Considerata la più agguerrita del mondo. Per intensità di pezzi disposti sul campo. Quattromila. Missili di tipo sovietico, artiglieria antiaerea e pezzi mobili a profusione. Come i micidiali ZSU da 23 millimetri a quattro canne da radar".
Anche l'organizzazione testuale presenta tratti peculiari che andrebbero focalizzati settore per settore. La tipologia tradizionale che distingue tra testi descrittivi, narrativi, espositivi, argomentativi, prescrittivi appare inadeguata. L'idea che esistano testi settoriali ''puri'' non gode oggi di molto credito; esistono piuttosto testi ''misti'', nei quali cioè convergono diversi campi di conoscenze e diversi modelli linguistici. Si creano di continuo tipi testuali ibridi, strutturalmente complessi, che rispondono a varie strategie discorsive. S'intrecciano procedimenti diversi: il discorso citato e quello espositivo, l'uso di dislocazioni sintattiche e di collegamenti interfrasali ricorrenti, meccanismi di anafora e di parafrasi. Non va infine sottaciuta la prospettiva pragmatica che guida sovente la produzione di un testo settoriale. Il linguaggio usato mira al conseguimento di determinati fini. È pertanto di fondamentale importanza considerare e valutare con attenzione l'effetto del discorso sul destinatario.
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