linguaggio
Le reti del linguaggio
L’uso del linguaggio richiede un flusso di informazioni che interessa un grande numero di aree cerebrali tra loro connesse, il cui insieme costituisce le reti del linguaggio. La mancanza di facoltà omologhe al linguaggio in specie non umane ha impedito la costruzione di modelli animali, pertanto le conoscenze sulle basi neurali del linguaggio si sono basate su altre fonti, in primo luogo lo studio di soggetti con afasia (➔). Queste ricerche hanno innanzitutto mostrato il ruolo dominante nel linguaggio dell’emisfero sinistro, mettendo in evidenza due principali aree corticali connesse al linguaggio, la prima, l’area di Broca (➔), localizzata nella regione frontale, e la seconda, l’area di Wernicke (➔), nel giro temporale superiore (GTS) in posizione posteriore.
Queste osservazioni hanno portato a un primo modello di reti del linguaggio, formulato da Karl Wernicke e successivamente rivisto prima da Ludwig Lichtheim e poi da Norman Geschwind. In questo modello si ipotizza che le aree di Wernicke e di Broca svolgano, rispettivamente, il ruolo di analizzare le ‘immagini acustiche’ delle parole e quello di articolarle; il fascicolo arcuato trasporta informazioni dall’area di Wernicke a quella di Broca per il passaggio dalla comprensione alla articolazione della parola e si presume che ciascuna di queste aree interagisca con aree associative polimodali (➔ funzioni cerebrali superiori), tra le quali assume importanza cruciale il giro angolare (area di Brodmann 39). Geschwind sosteneva che il giro angolare fosse importante per l’associazione tra il nome udito e l’oggetto visto o toccato. Questo modello ha costituito la base per la classificazione delle afasie e ha rappresentato uno schema per le successive ricerche sulle reti del linguaggio. Tuttavia, numerosi studi hanno dimostrato che esso presenta notevoli limitazioni: non rende conto della varietà delle sindromi afasiche, non é sufficientemente specifico rispetto ai sottosistemi linguistici ed esclude aree che contribuiscono all’elaborazione linguistica.
Oggi é chiaro che la differenza di ruolo delle aree di Wernicke e di Broca non è così netta come inizialmente ipotizzato. Per es., soggetti con afasia di Broca non hanno la comprensione del linguaggio completamente intatta, ma mostrano difficolta nella comprensione di frasi che richiedono analisi sintattica la quale, a sua volta, implica la memoria di lavoro (circuito di ripasso articolatorio). Anche l’anatomia del fascicolo arcuato é molto più complessa di come inizialmente pensato, in quanto non connette esclusivamente le sole aree di Wernicke e di Broca. Molte altre aree corticali e sottocorticali dell’emisfero sinistro vanno incluse nelle reti del linguaggio. Tra queste: le cortecce associative polimodali frontali, temporali e parietali, che potrebbero essere l’interfaccia fra concetti e linguaggio; parti della regione dell’insula (area corticale sita nella profondità della scissura che separa il lobo temporale da quello frontale), che potrebbero essere importanti per l’articolazione del linguaggio; aree prefrontali che consentirebbero l’apporto della memoria di lavoro. Per es., il GTS, il giro frontale inferiore e la corteccia parietale inferiore permetterebbero la decodifica fonologica, mentre le aree del giro temporale mediale opererebbero la comprensione a livello di parola. Anche la corteccia supplementare motoria giocherebbe un ruolo, con le zone anteriori attive in relazione alla selezione del lessico, quelle posteriori nel controllo motorio. Le aree inferotemporali sarebbero importanti non solo per il riconoscimento visivo di categorie di oggetti ma anche per la loro denominazione. Se sono lesionate zone circoscritte delle aree inferotemporali, la difficolta di denominazione é limitata a categorie di oggetti, per es., luoghi o persone ma non oggetti di uso comune. Lo schema attuale (2010) delle reti del linguaggio prevede: un sistema di implementazione, che analizza i segnali uditivi (e visivi) afferenti in modo da attivare la loro conoscenza concettuale é che provvede alla costruzione dei fonemi (➔) e delle forme grammaticali, e al controllo dell’articolazione delle parole; un sistema di mediazione, che agisce come intermediario fra il sistema di implementazione e il sistema concettuale, e che é rappresentato da un gruppo di aree associative ancora non completamente definito.
Nonostante l’emisfero dominante per il linguaggio sia il sinistro, il ruolo dell’emisfero destro non é nullo: infatti, esso sembra cruciale per il controllo della prosodia. Pazienti con lesioni anteriori destre non riescono a intonare le parole e le frasi (deficit nel controllo motorio della prosodia); pazienti con lesioni destre posteriori non riescono a capire il tono emotivo dei discorsi (deficit nella comprensione della prosodia). La dominanza dell’emisfero sinistro nell’elaborazione del linguaggio é evidente già alla nascita, suggerendo che l’emisfero sinistro sia predisposto a diventare l’emisfero linguistico nella maggior parte dei soggetti umani. Tuttavia, lo sviluppo delle reti del linguaggio dipende dall’esperienza. Infatti, la specializzazione dell’emisfero sinistro diventa progressivamente maggiore con l’esperienza linguistica; in soggetti con lesione precoce dell’emisfero sinistro si può osservare uno sviluppo di reti del linguaggio nell’emisfero destro, che consentono un soddisfacente, anche se non ottimale, apprendimento del linguaggio. In soggetti precocemente sordi, il linguaggio dei segni (➔) attiva una rete di aree che comprende le aree del linguaggio di sinistra e una rete di aree a destra: questo suggerisce che le aree del linguaggio di sinistra accettino un ingresso visuomotorio, non solo uditivo, e che reti neurali a destra possano essere reclutate per ruoli linguistici.