linguaggio
Facoltà umana di esprimersi attraverso la parola.
Il problema delle basi fisiologiche del l. umano ha dato vita a uno dei capitoli più significativi e più intensamente dibattuti della polemica sulle localizzazioni cerebrali. L’avvio alle ricerche anatomocliniche è stato dato dal chirurgo francese P. Broca, che in due soggetti che avevano perso la capacità di esprimersi verbalmente, pur conservando quella di comprendere quanto veniva loro detto e anche quella di esprimersi a gesti, riscontrò una lesione distruttiva nella parte posteriore della terza circonvoluzione frontale dell’emisfero cerebrale sinistro. Broca considerò tale reperto prova della esistenza, in quella zona della corteccia, di un centro del l. articolato, e denominò tale difetto funzionale come afemia, termine sostituito successivamente da quello di afasia. Le successive ricerche hanno portato a una migliore configurazione e definizione delle molteplici varianti di afasia e dei disturbi affini (agnosie, asimbolie), e a una descrizione particolareggiata dei corrispondenti focolai di lesione. Le ricerche anatomo-cliniche successive, in particolare quelle di H. Head, hanno messo l’accento sull’artificiosità della suddivisione della parola in componenti elementari (motorie, auditive e visive) e sulla impossibilità di separare nel l. la formulazione dall’espressione. Il fatto che i disturbi possono essere provocati, sia pure con diversa frequenza per le singole varietà, stimolando una qualsiasi delle aree citate, ha suggerito a W. Penfield, cui si devono i maggiori contributi su questo argomento, l’idea che dette regioni siano unite da collegamenti trans- e sottocorticali, che le fanno diventare funzionalmente un tutto unico.
Possono osservarsi sia nel periodo evolutivo sia nell’adulto. Nel primo ne possono essere responsabili anche un insufficiente contatto affettivo con l’ambiente o una insufficienza di riverberazione linguistica (per es., bambini isolati). Ritardo o mancanza del normale sviluppo possono aversi per mancata percezione del suono e difficoltà o assenza del riconoscimento del suono e della parola nel suo significato simbolico (sordità verbale). Esistono altri casi, invece, nei quali il bambino presenta difficoltà o mancata formazione del l. parlato pure essendo il l. esattamente percepito o compreso e il livello psichico normale o subnormale. Il l. resta allora allo stadio affettivo e gesticolatorio. Fra le lesioni acquisite come cause di un disturbo o arresto nell’evoluzione del l. sono da ricordare: la perdita dell’udito che, quanto più è precoce, tanto più condizionerà una perdita rapida e completa del l. locutorio; l’afasia propriamente detta (di natura vascolare, infiammatoria, tumorale); disturbi dell’articolazione del l. dovuti a un difetto nella coordinazione dei movimenti e nell’integrità della muscolatura interessata (➔ disartria). Nell’adulto si possono, d’altro canto, osservare: disturbi dell’articolazione, per paralisi o disturbi dell’innervazione di singoli muscoli; afasia, in cui il l. è degradato verso le forme più elementari e primitive e che può concretarsi in un disturbo dell’evocazione volontaria dei vocaboli, della costruzione sintattica della frase, in una incapacità a concepire l’insieme del l.; disturbi psicotici, cioè in corso di malattie mentali, fra cui il mutacismo, espressione di una inibizione psichica, altre volte fenomeno isterico o intenzionalmente voluto, e la logorrea. Vi rientrano i disturbi del l. dialogato, quali il parlare a traverso, in cui il soggetto non dà alcuna risposta esatta nonostante le capacità intellettuali siano integre, e l’incoerenza del l., espressione di un grave disturbo del decorso ideativo.