ANATOLICHE, LINGUE (IV, p. 918)
Gli ultimi quarant'anni hanno apportato dei cambiamenti profondi alle nostre conoscenze delle l. a.; scoperte di nuovi documenti, decifrazione di scritture, nuovi studi si sono succeduti con tale rapidità che è ora necessario ricapitolare i fatti noti.
Gli studi recenti hanno chiarito storia e caratteri delle lingue indoeuropee che precedettero il definitivo imporsi del greco in Anatolia (dal 3° secolo a. Cristo). Per il 2° millennio a. C. gli archivi di Hattuša (mod. Boǧaz-Köy), la capitale dell'impero hittito, hanno conservato testi cuneiformi in hittito (la grande maggioranza), palaico e luvio.
Hittito (v. XVIII, p. 512) è il nome ora usato (in luogo del più corretto "nesita") per la lingua di popolazioni indoeuropee che apparvero nell'Anatolia centrale prima del 2000 a. C. e in un primo momento fecero capo alla città di Neša (prob. = Kaneš, la moderna Kültepe vicino a Kayseri) e poi si crearono una capitale a Hattuša. Che la lingua era fondamentalmente indoeuropea fu subito ovvio dopo la decifrazione del Hrozný (1915), ma studi successivi hanno dimostrato che oltre alla morfologia anche la fonetica, il lessico e la sintassi preservano caratteri indoeuropei molto arcaici. Si distinguono ora un hittito antico (17°-15° secolo) e un hittito "imperiale" (14°-13° secolo); i testi tardi che precedono la caduta dell'impero alla fine del 13° secolo sono in una lingua profondamente influenzata dal luvio.
Del palaico, la lingua dell'antica Palā nel nord-ovest dell'Anatolia (Paflagonia), abbiamo solo pochi testi religiosi. È una lingua indoeuropea arcaica, forse più vicina al hittito che al luvio.
Sempre da Boǧaz-Köy (13° secolo a. C.) provengono dei testi magici e religiosi in luvio cuneiforme; la lingua, che ebbe grande importanza negli ultimi anni dell'impero hittito, è associata con il sud dell'Anatolia al confine con la Cilicia. Fonetica e morfologia sembrano più innovatrici di quelle hittite (le occlusive finali sono cadute, *-m > -n, passaggio di parte della flessione tematica alla flessione in -i-, ecc.). A differenza di quello che si riteneva un tempo, non vi è ragione di supporre che i Luvi rappresentino quel che rimane di una prima ondata indoeuropea in Anatolia anteriore all'arrivo dei Hittiti.
A partire dal 2° millennio a. C. troviamo sigilli e iscrizioni monumentali in "hittito" geroglifico (v. App. III, 1, p. 814), una scrittura sillabica con numerosi ideogrammi. I testi del 2° millennio sono pochi e difficili da decifrare, ma la lingua è certo molto vicina al luvio, tanto che non è chiaro se e come se ne differenzi. Le iscrizioni più numerose del 1° millennio (8°-7° secolo a. C.) provengono da varie parti dell'Anatolia, ma soprattutto dalla Cilicia e anche dalla Siria del Nord. Alcune nuove interpretazioni di segni di uso frequente hanno dimostrato che il rapporto tra il luvio e la lingua di queste iscrizioni è molto stretto, anche se non si riesce per ora a stabilire che il "hittito" geroglifico derivi dal luvio; è chiaro comunque che, nel ramo a. dell'indoeuropeo, luvio, "hittito" geroglifico e, come vedremo, licio formano un sottogruppo a sé.
Nel 1° millennio a. C. oltre al "hittito" geroglifico almeno altre due lingue continuano la tradizione indoeuropea in Anatolia. Il lidio (attestato dal 6° secolo a. C. e scritto in un alfabeto di origine greca; v. XXI, p. 100) è noto soprattutto grazie a inscrizioni del 4° secolo da Sardi e altre parti della Lidia. Il suo carattere a. e indoeuropeo è ormai ovvio (cfr. amu "io", nom. sing. in -š, acc. sing. in -v; nom., acc. neut. in -d, ecc.); più che al gruppo "luvio" sembra sia vicino al hittito e al palaico, ma i rapporti più precisi tra queste tre lingue non si riescono a determinare.
Il licio (v. XXI, p. 91) è anch'esso attestato a partire dal 6° secolo a. C. in un alfabeto derivato dal greco; le iscrizioni più numerose sono pietre tombali in Licio A (uno dei due dialetti) del 40 secolo. Allo stesso periodo appartiene il dialetto meno noto (B) usato per iscrizioni più monumentali. Una trilingue trovata di recente (greco-licio-aramaico) ha arricchito le nostre conoscenze lessicali. Dopo una serie d'importanti studi comparativi del Laroche è ora chiaro che il licio, nonostante alcune divergenze dovute almeno in parte a sviluppi recenti (a > e, -s > Ø, -s- > -h- in lic. A, ecc.), appartiene al gruppo "luvio" dell'indoeuropeo a. (cfr. gen. sing. in -ahi 〈 -ašiš, pret. 1a sing. in -χa 〈 -éa, ecc.).
Più dubbia è la posizione di altre lingue meno note. Il Cario (v. IX, p. 6) è attestato dal 6° secolo a. C. in poche iscrizioni (in parte provenienti dall'Egitto e in un caso da Atene!); parte dell'alfabeto è di origine greca, ma parte rimane d'incerta lettura e origine. Il carattere della lingua non è ancora ben stabilito (benché si sia parlato di indoeuropeo anatolico). Si è anche parlato di origine indoeuropea e di stretti rapporti con il licio per la lingua delle cinque iscrizioni sidetiche (Pamfilia) del 3°-2° secolo a. C. e delle 18 steli pisidiche di epoca romana, ma anche qui i dati sono troppo scarsi.
Altre due lingue di cui sappiamo qualcosa sono indoeuropee ma non appartengono all'indoeuropeo anatolico. Gli archivi di Hattuša e altre fonti mostrano che nel 2° millennio a. C. il regno di Mitanni (Mesopotamia sett.; v. XXIII, p. 468), che aveva frequenti contatti con i Hittiti, era dominato da una dinastia che parlava una lingua simile al sanscrito e che è stata definita o proto-indoaria o protoaria; della lingua abbiamo parole e composti, ma non testi interi.
Meglio documentato è il frigio (v. XVI, p. 82; XXXIV, p. 137; App. III, 1, p. 155), una lingua indoeuropea parlata da popolazioni forse provenienti dall'Europa che all'inizio del 1° millennio a. C., se non prima, occuparono parte dell'Anatolia centrale (Phrygia Maior), approfittandosi del vuoto politico lasciato dalla caduta dell'impero hittito. Abbiamo ora più di 80 iscrizioni del frigio antico in un alfabeto che sembra derivato da una forma primitiva di quello greco (8°-4° secolo a. C.). Un altro gruppo di iscrizioni in alfabeto greco e in una lingua fortemente grecizzata appartiene ai primi secoli della nostra era (frigio recente). Alcune isoglosse legano il frigio al greco (oltre che all'armeno e all'ario): cfr. l'aumento in edaes "eresse", "fece"; altre ve lo separano (*bh > b, *dh > d, ecc.): la sua posizione nella famiglia indoeuropea è ancora incerta benché si parli spesso di un gruppo traco-frigio.
Gli archivi hittiti conservano anche testi ed espressioni in numerose lingue non indoeuropee. Non è il caso di parlare qui del sumero (v. XXXII, p. 990) e dell'accadico (v. V, p. 742), né di accennare alle altre lingue semitiche che più tardi (1° millennio a. C.) vennero usate in Anatolia (fenicio; v. XIV, p. 1001; aramaico; v. III, p. 952), ma per il 2° millennio vanno almeno citati il proto-hattico e il hurrita.
L'origine dei cosiddetti "proto-Hatti" (v. XVIII, p. 510) non è chiara, ma sembra che nel 3° e 2° millennio occupassero il territorio che fu poi conquistato da tribù hittite e palaiche (Anatolia sett. e centrale). Abbiamo pochi testi per lo più di carattere religioso, tra cui alcune tavolette bilingui o quasi bilingui. La lingua per ora rimane geneticamente isolata; è contraddistinta da prefissi (e pochi suffissi), da numerosi composti e dall'assenza di distinzioni di tempo e persona nel verbo. Dal punto di vista indoeuropeo è importante perché ci fa conoscere qualcosa sul sostrato del hittito e del palaico.
Il hurrita (v. XVIII, p. 609; App. III, 1, p. 818) non è una vera lingua anatolica. I Hurriti compaiono per la prima volta nel 3° millennio a. C. sulle montagne armene a NO della Mesopotamia e da lì si espandono in Siria, Palestina e anche nell'Anatolia orientale. Il primo testo da Urkiš (Tišari) sull'alto Tigre risale al 24° o 23° secolo a. C.; altri testi in varie scritture cuneiformi e in continuo aumento provengono nel 2° millennio da Mari, el-Amarna, Boǧaz-Köy e Ugarit. A Ugarit, oltre a 'lessici' bilingui e trilingui (hurrita, sumero, accadico), abbiamo anche testi nella scrittura consonantica tipica dell'ugaritico (essi dimostrano tra l'altro la regola grafica del hurrita di Boǧaz-Köy per cui pp = [p] e p = [b], una regola che si attribuisce anche al hittito). Si tratta di una lingua con caratteri agglutinanti, contraddistinta da suffissi nella flessione nominale e verbale, da costruzioni ergative, ecc. Non vi sono rapporti genetici con il semitico o l'indoeuropeo, ma vi è una somiglianza, per ora solo tipologica, con alcune lingue caucasiche.
L'unica lingua, peraltro non a., di cui si può dire che è imparentata con il hurrita è la lingua dello stato di Urartu che fiorì tra il 9° e il 7° secolo a. C. vicino al lago Van e che ebbe grande importanza politica (Urartu è il nome assiro; il nome di Haldi o Chaldoi attribuito a questi popoli è certo erroneo); il suo studio però non ci riguarda direttamente in questa sede.
Per concludere: una discussione della stratificazione linguistica dell'Anatolia nel 20 e 10 millennio a. C. non è ora possibile, visto che le nostre conoscenze storiche e linguistiche stanno aumentando di giorno in giorno. È ormai assodata l'esistenza di un gruppo indoeuropeo di Anatolia, rappresentato nel 2° millennio da hittito, palaico e luvio. Entro di esso si distingue anche un sottogruppo luvio (luvio cun., "hitt." ger., licio). Va aggiunto che importanti conclusioni sulla storia e diffusione delle l. a. si possono trarre non solo dai testi, ma anche dagli studi onomastici degli ultimi anni (Laroche, Zgusta).
Bibl.: Un quadro dello stato delle ricerche fino al 1965 circa si ha in Handbuch der Orientalistik, 1, 2, Altkleinasiatische Sprachen, Leida-Colonia 1969 (Friedrich: hurrita e lingua di Urarṭu; Kammehuber: hittito, palaico, luvio e luvio ger.; Neumann: licio; Heubeck: lidio; Kammenhuber: proto-hattico). Si aggiunga: hittito: J. Friedrich, A. Kammenhuber, Heth. Wörterbuch, Heidelberg 1975 segg. Per i tentativi recenti di ridatare su basi linguistiche e paleografiche alcuni dei testi storici più importanti, cfr., per es. H. Otten, Sprachliche Stellung u. Datierung des Madduwatta-Textes, Wiesbaden 1969, e P. H. J. Houwink Ten Cate, The records of the early Hittite Empire, Istanbul 1970. Palaico: O. Carruba, Das Palaische, Wiesbaden 1970; id., Beiträge zum Palaischen, Istanbul 1972. "Hitt." ger.: P. Meriggi, Manuale di eteo geroglifico, Roma 1966-75; Hawkins, Morpurgo-Davies, Neumann, Hitt. Hieroglyphs and Luwian, in Nachrich. Ak. Wiss. in Göttingen, Phil.-Hist. Kl., 1973, n. 6. Lidio: R. Gusmani, Neue epichorischen Schrifterzeugnisse aus Sardis, Cambridge, Mass., 1975; id., Nachträge zum lydischen Wörterbuch, Heidelberg 1976. Licio: E. Laroche, Les épitaphes lyciens, in Fouilles de Xanthos, V, Parigi 1974; id., in Comptes-rendus Acad. des iscr. et belles lettres, 1974, p. 215 segg. (la nuova trilingue). Cario: articolo riassuntivo di O. Masson, in Bull. de la Soc. de linguistique, 68 (1973), p. 187 segg. Pisidico: L. Zgusta, in Archiv Orientální, 25 (1957), p. 570 segg.; P. Metri, in Arch. glottologico it., 43 (1958), p. 42 segg.; J. Borchhardt e altri, in Kadmos, 14 (1975), p. 68 segg. Sidetico: G. Neumann, ibid., 7 (1968), p. 75 segg.; C. Brixhe, ibid., 8 (1969), p. 54 segg.; id., ibid., p. 143 segg.; V. Sevoroškin, ibid., 14 (1975), p. 154 segg. Dinastia aria di Mitanni: M. Mayrhofer, Die Indo-Arier im alten Vorderasien, Wiesbaden 1966; A. Kammenhuber, Die Arier im vorderen Orient, Heidelberg 1968; T. Burrow, in Journ. R. Asiatic Soc., 1973, p. 123 segg. Frigio: O. Haas, Die phryg. Sprachdenkmäler, Sofia 1966; R. Young, in Hesperia, 38 (1969), p. 252 segg. (nuove iscriz.); C. H. E. Haspels, The Highlands of Phrygia, Princeton 1971 (nuove iscr.); M. Lejeune, in Studi Mic. e Egeo-Anat., 10 (1969), p. 18 segg.; id., in Rev. Etud. Anc. 71 (1969), p. 287 segg.; id., in Kadmos, 9 (1970), p. 51 segg. Proto-hattico: H. S. Schuster, Die éattisch-hethitischen Bilinguen, I, Leida 1974. Hurrita e lingua di Urarṭu: I. M. Diakonoff, Hurrisch und Urartäisch, Monaco 1971. Onomastica: E. Laroche, Les noms des Hittites, Parigi 1966; L. Zgusta, Kleinas. Personennamen, Praga 1964; id., Neue Beiträge zur kleinas. Anthroponymie, ivi 1970.