Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Nel Settecento il dibattito sul metodo e le finalità teorico-pratiche della tassonomia vegetale, animale e minerale è legato ai nomi di Carl von Linné e Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon. La vivace e a volte rancorosa contrapposizione tra i due naturalisti e tra i loro rispettivi sostenitori scaturisce da due opposte concezioni della natura e delle capacità dell’intelletto umano di costruire un sistema di classificazione di tutti gli esseri animati e inanimati.
Linneo
Viaggiatore e riformatore della classificazione botanica, secondo principi che cerca di applicare anche ai regni animale e minerale, Carlo Linneo si impone all’attenzione dei naturalisti europei con due opere: Il sistema della natura (1735), successivamente ampliato in numerose edizioni, e la Filosofia botanica (1751), un’opera in forma di brevi e incisivi aforismi che enorme fortuna riscuote nel dibattito di fine secolo sulla riforma della storia naturale. Nel Sistema la recente scoperta della riproduzione sessuale delle piante diviene il fulcro di una nuova e relativamente semplice struttura tassonomica. Come molti dei suoi contemporanei, Linneo aderisce alla definizione di specie come insieme di esseri in grado di riprodurre individui simili; gli stamini e i pistilli, gli organi della riproduzione, devono dunque essere considerati la parte della pianta più importante per la preservazione dei caratteri specifici e la classificazione deve quindi fondarsi sulle loro caratteristiche. Contro l’uso invalso di definire una pianta tramite un’accurata descrizione di gran parte delle sue peculiarità anatomiche e funzionali, delle sue abitudini e del suo habitat, Linneo propone di concentrare l’attenzione sul numero, la forma, la posizione e le relazioni reciproche degli stami, gli organi maschili, per stabilire la specie e il genere, mentre ricorre anche ai pistilli, gli organi femminili, per stabilire gli ordinamenti superiori.
Linneo elabora un sistema di nomenclatura binaria, per cui ogni specie è designata dal nome del genere e da quello indicante la specie, ad esempio, Felis tigris per indicare la tigre, animale del genere felino: come per ogni essere umano, ogni vegetale può così venire definito con un cognome e un nome. Per coloro che intendono liberare la storia naturale dall’approssimazione di descrizioni prive di metodo e ricche di dettagli aneddotici, il rigore delle definizioni linneane sembra quindi poter conferire alla tassonomia botanica lo statuto di scienza esatta, fondata su criteri di precisione geometrica nelle descrizioni delle parti della pianta e dotata di un linguaggio in grado di riprodurre le caratteristiche essenziali di ogni organismo tramite un frase corta ed incisiva, quasi una formula matematica.
Buffon
Nel 1749 escono i primi quattro volumi della Storia naturale di Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon, intendente del Jardin des Plantes (Orto botanico) di Parigi. L’opera, completata nel 1777 inclusi i quattro volumi di Supplementi, conosce diverse edizioni e viene ripubblicata, ampliata e aggiornata più volte nel corso del Settecento e dell’Ottocento. La prefazione all’opera, un discorso sul modo di studiare la storia naturale, è un attacco deciso e fortemente polemico contro Linneo. Per Buffon gli esseri viventi sono organismi molto complessi e classificarli prendendo in considerazione un solo organo e una sola funzione significa privarsi della possibilità di conoscere le leggi della natura vivente; in attesa di approfondire le conoscenze sui viventi, è dunque opportuno descrivere in modo esaustivo tutti i caratteri anatomici e funzionali di piante e animali, il loro modo di procacciarsi il cibo, di porsi in relazione con il proprio ambiente fisico e con gli esseri che lo abitano. Alla stringatezza delle definizioni linneane Buffon contrappone una prosa altamente elaborata ed efficace che fa della Storia naturale un classico della lingua francese. Se Linneo aborrisce le illustrazioni, in quanto l’unica rappresentazione scientifica di un essere vivente è la frase che lo designa, le opere di Buffon sono impreziosite da tavole acquerellate, anche se sono disponibili edizioni in bianco e nero più economiche. Infine, se per Linneo scopo ultimo della tassonomia è la descrizione delle specie e dei generi così come sono usciti dalle mani del Creatore, per Buffon il compito della storia naturale è quello di studiare la “marche de la nature”, quel processo che dalle molecole inorganiche porta alla formazione di molecole dotate di vita, le quali a loro volta sono in grado di aggregarsi per formare organismi complessi, capaci di adattarsi al variare delle condizioni climatiche sulla terra. Buffon non è tuttavia, come si è più volte affermato, un sostenitore della trasformazione progressiva delle forme di vita: a trasformarsi sono i discendenti dei 38 tipi di organizzazione animale generatisi per aggregazione di molecole organiche in epoche remote. L’ultima opera di Buffon, Le epoche della natura, pubblicata nel 1778, propone una storia del globo terrestre suddivisa in sei epoche, dal raffreddamento progressivo di una massa incandescente distaccatasi dal sole fino alla comparsa dell’uomo.
Allievi e continuatori
Per tutto il Settecento, e in particolare negli ultimi due decenni del secolo, i nomi di Linneo e Buffon assurgono al ruolo di stendardi nella battaglia per la riforma della storia naturale, a dispetto degli aggiustamenti e delle concessioni reciproche che i due avversari e i loro seguaci sono poi disposti a introdurre nei loro sistemi. Per i riformatori, la storia naturale deve abbandonare lo spirito enciclopedico e suddividersi in branche specializzate che devono aspirare al rigore e alla precisione delle scienze fisico-matematiche. La Filosofia botanica di Linneo diviene così il testo più apprezzato dai seguaci della chimica di Lavoisier che ne imitano lo stile essenziale e scarno; René-Just Haüy, fondatore della moderna cristallografia, propone addirittura di fare a meno del linguaggio comune, sostituendo alle già essenziali frasi “alla Linneo” delle formule matematiche che rappresentino gli angoli dei cristalli. Per i riformatori, la chimica di Lavoisier e la nuova nomenclatura chimica costituiscono l’esempio più convincente di come un’arte intrisa di concezioni metafisiche se non addirittura magiche possa trasformarsi in una scienza rigorosa. Nell’ultimo decennio del secolo i nomi di Linneo e di Lavoisier vengono indicati come gli ispiratori per la riforma del linguaggio dell’anatomia comparata, della nosologia medica e della tassonomia zoologica.
Buffon e la sua scuola sono gli ovvi obiettivi della polemica dei riformatori che li accusano di vuota retorica, troppa fantasia e un amore eccessivo per i romanzi filosofici che pretendono di spaziare sulla storia del cosmo, della terra e della vita nel volgere di qualche centinaio di pagine. In realtà sono proprio questi difetti a garantire il successo della vasta produzione di opere della scuola buffoniana. Il pubblico dei curiosi di scienze naturali è chiaramente affezionato alle grandi visioni e fino a tutto l’Ottocento non fa mai mancare il proprio appoggio a un genere di produzione scientifica sempre meno tollerato nella scienza istituzionale.
Gli allievi di Buffon non si limitano tuttavia a vuoti esercizi di stile. A loro avviso non è possibile considerare ogni essere vivente, ogni combinazione chimica, ogni minerale come un ente immutabile: tutto è soggetto a leggi di mutamento e di adattamento.
Scopo della storia naturale è appunto scoprire le leggi di produzione e riproduzione degli esseri, senza limitarsi a farne un elenco la cui aspirazione all’esaustività è peraltro del tutto illusoria, viste le capacità di trasformazione degli oggetti naturali. Tra i seguaci di Buffon non pochi, come ad esempio Lamarck e Lacépède, finiscono con l’accettare i suggerimenti della tassonomia linneana, restando comunque fedeli all’impostazione filosofica che Buffon ha conferito alla storia naturale.