MORELLI, Lionardo
MORELLI, Lionardo. – Nacque a Firenze nel 1476 da Lorenzo e da Vaggia di Tanai de’ Nerli.
Sopravvisse solo 11 anni al padre, morto nel 1528, ed è probabile che la forte personalità paterna e la sua longevità abbiano costituito un freno per la sua carriera nei pubblici uffici. Fu priore nel 1513, capitano di Pisa nel 1525, camerlengo del Monte nel 1531, in un clima politico avviato alla normalizzazione sotto il controllo del giovane Alessandro de’ Medici, capo della Repubblica dal 1530 e poi duca dal 1532. Nel 1507 sposò Cornelia Buondelmonti; dal matrimonio nacque il solo Matteo nel 1510, che sopravvisse al padre e fece proseguire la discendenza. Morì a Firenze nel 1539.
Se la vita pubblica ebbe caratteristiche di scarso rilievo, Morelli si distingue per la sua grande produzione di memoria familiare pervenutaci pressoché integra. Apprese la pratica scrittoria dal padre e la portò a livelli di sofisticata organizzazione. La prima documentazione, un ricordo vergato in un libro del padre, risale al 1496, anche se non è da escludere che possano esistere precedenti interventi nei libri di Lorenzo. Già nel 1496-97, intorno ai vent’anni, iniziò la stesura dei suoi 28 libri pervenuti, la cui scrittura si protrasse per un quarantennio fino al 1538. I codici sono conservati nell’Archivio di Stato di Firenze, Gherardi Piccolomini d’Aragona, 75/IV, 179, 98, 76/I, 140, 168, 165, 99, 76/II, 184, 142, 101, 171, 103, 77, 104, 105, 78, 664/I, 777, 781, 779, 778, 183, 665, 75/II, 181, 664/II.
I libri vanno divisi secondo un duplice criterio, cronologico e tipologico. Il criterio tipologico è applicato con la massima chiarezza da Morelli, che divide i libri di stretta memoria familiare in libri «principali» e libri «di faccende chorsive». Ambedue queste categorie prevedono due sottodivisioni. I libri «principali» sono distinti in libri di Richordi e libri di Debitori e creditori, per un totale di nove codici, con due manoscritti che oscillano nell’appartenenza all’una o all’altra suddivisione (75/IV, 179, 140, 168, 142, 78, 98, 76/I, 184). La categoria di libri di libri «di faccende chorsive» si suddivide in libri «di spese di chasa» (nn. 99, 76/II, 103, 104) e libri «di poderi» (nn. 101, 77, 105).
Accanto a queste due serie di manoscritti di memoria personale e familiare in senso stretto (16 codici complessivamente), Morelli redasse altri 12 libri, distinguibili in quattro tipi e sempre riferiti alla sfera propria e della famiglia. Si tratta di tre libri di Chopie (165, 171, 181), due libri ‘pubblici’ (183, 75/II), due libri ‘storici’ (664/I, 777) e quattro libri ‘storicoistituzionali’ (781, 779, 778, 665), un libro ‘culturale’ (664/II).
I libri di Chopie sono normale strumento nella paideia del mercante fiorentino: in essi vengono trascritti, distinti per contenuto, documenti pubblici e privati al fine di conservarne ordinata memoria. I due libri ‘pubblici’ sono concepiti per registrare fatti inerenti a due incarichi pubblici ricoperti da Morelli, quello di capitano di Pisa del 1525 (n. 183) e quello di camerlengo del Monte del 1531 (n. 75/II). Con i due libri ‘storici’, esemplati l’uno sulla Cronica di Giovanni Villani (n. 777) e l’altro su alcuni prioristi (n. 664/I), Morelli dota la propria famiglia di un articolato schema della storia di Firenze fino al 1515, anno della elezione a capitano dell’esercito fiorentino di Lorenzo de’ Medici, futuro duca di Urbino. Dalla Nuova Cronica di Villani Morelli assume i termini cronologici che fanno da divisione materiale dei due libri e sulle orme di Villani è individuato anche il vero spartiacque della storia fiorentina nella signoria del duca d’Atene del 1342-43. L’impegno politico è al centro anche dei quattro libri ‘storico-istituzionali’. Si tratta di tre diverse redazioni di prioristi (nn. 781, 779, 778) tutte realizzate intorno all’anno 1522 e chiaramente destinate, come è nelle loro caratteristiche, a mantenere in famiglia la documentazione delle glorie repubblicane. Il quarto di questi libri (n. 665) è invece dedicato alla registrazione degli organi di governo del regime mediceo restaurato nel 1512 e durato fino al 1527. Uno dei prioristi, il n. 778, fu riaperto nel 1537 per scrivere il ricordo dell’assassinio del duca Alessandro I e l’avvento al potere di Cosimo de’ Medici. I libri ‘storici’ e soprattutto quelli ‘storico-istituzionali’ fanno di Morelli il degno continuatore del padre, uomo dell’oligarchia repubblicana, geloso dei privilegi del proprio ceto e pronto ad accettare l’affermazione della famiglia principesca a fronte della conservazione di quei privilegi. Non a caso la penna di Morelli restò inattiva negli anni 1527-30, quelli dell’ultimo regime repubblicano prima dell’avvento del principato, per i quali non ritenne di trovare uno spazio nella sua ricostruzione della storia cittadina. Da ultimo, il libro definito ‘culturale’ (n. 664/II) consiste di una breve e disomogenea miscellanea di testi: ricette, un «ritratto da libro di confessione », un «ritratto della rethorica di Cicerone » e così via.
Quanto al criterio cronologico secondo il quale sono raggruppabili i libri di Morelli, si distinguono quattro fondamentali fasi di impianto dei suoi codici. Oltre questi quattro blocchi vi sono codici di proseguimento, che continuano i libri iniziati in momenti fondamentali ed esauritisi nel corso degli anni, e infine una decina di codici che per loro natura sfugge ai raggruppamenti illustrati: i libri ‘pubblici’, quelli ‘storici’, quelli ‘storico-istituzionali’ e il libro ‘culturale’.
I quattro momenti fondamentali di impianto corrispondono rispettivamente agli anni 1496-97, 1507, 1528, 1536. Gli anni 1496-97 sono quelli della presa di coscienza di Morelli del suo ruolo di memorialista della famiglia e dunque egli diede inizio a tre libri «principali»: due di Richordi (nn. 75/IV, 179) e uno di Debitori e creditori (n. 98). Seguono due grandi tappe esistenziali negli anni 1507 e 1528. Il 1507 è l’anno del matrimonio, nel quale Morelli impianta tre libri «principali»: uno di Debitori e creditori (n. 76/I), uno di Richordi (n. 140) e uno misto, di Richordi e di Debitori e creditori (n. 168). Questi tre libri costituiscono il cosiddetto blocco rosso, dal colore delle coperte dei codici, scelto in onore del matrimonio. Il 1528 è l’anno della morte del padre e Morelli inizia ben cinque manoscritti, che costituiscono il blocco nero, dal colore del lutto che distingue le coperte dei cinque libri. Si tratta di due libri «principali»: uno di Debitori e creditori (n. 184) e uno di Richordi (n. 142); due di «faccende chorsive»: uno di «spese di chasa» (n. 76/II) e l’altro di «poderi» (n. 101); uno di Chopie (n. 171). Infine, l’anno 1536 è quello dell’impianto degli ultimi tre codici: un libro «principale » misto, di Richordi e di Debitori e creditori (n. 78), e due libri di «faccende chorsive», cioè uno di «spese di chasa» (n. 104) e uno di «poderi» (n. 105).
La differenziazione tipologica dei libri non si limita alla titolatura, ma investe l’aspetto materiale dei codici (formato, coperta, numero delle carte, fascicolazione, cartulazione), che corrisponde con regolarità al loro contenuto. Nelle coperte, a esempio, oltre ai colori già citati, le legature in cuoio vengono riservate ai tre libri «principali» del primo blocco, mentre i tre libri di prioristi sono distinti da una solida legatura cosiddetta monastica, in legno parzialmente protetto da cuoio.
Fonti e Bibl.: Cronaca di Lionardo di Lorenzo Morelli originale. Dal 1347 al 1520, in Ildefonso di San Luigi, Delizie degli eruditi toscani, XIX, Istoria genealogica dei Morelli, Firenze 1785, pp. 165-212. L. Pandimiglio, La memoria di L. M. (1476-1539), in La Memoria e la Città. Scritture storiche tra Medioevo ed Età Moderna, a cura di C. Bastia - M. Bolognani, Bologna 1995, pp. 151- 233 (recens. di F. Allegrezza, in Quaderni medievali, XLI [1986], pp. 278-280); Id., Quindici anni (circa) con i libri di famiglia, in I libri di famiglia in Italia, II, Geografia e storia, a cura di R. Mordenti, Roma 2001, pp. 32, 35 n., 127; G. Ciappelli, I libri di famiglia a Firenze. Stato delle ricerche e iniziative in corso, ibid., p. 133; Cl. Cazalé Bérard - Ch. Klapisch Zuber, Mémoire de soi et des autres dans le livres de famille italiens, in Annales. Histoire, sciences sociales, LIX, (2004), pp. 805-826; L. Pandimiglio, I libri di famiglia e il «Libro segreto» di Goro Dati, Alessandria 2006, pp. 50 n., 60 s., 65 n., 85 n.; L. Pandimiglio, La memoria di L. M. (1476-1539), in Id., Famiglia e memoria a Firenze, II. Secoli XIV-XXI, Roma 2012, pp. 87-165.