Vedi LIONE dell'anno: 1961 - 1973 - 1995
LIONE (v. vol. iv, p. 647)
Le ricerche eseguite dopo il 1959 hanno permesso di stabilire la cronologia dei principali edifici di Lugdunum.
Il più antico, del quale nulla è visibile attualmente, è il praetorium della colonia fondata nel 43 a. C. sulla collina di Fourvière. Formava un quadrato di m 55 × 57, i cui tre lati N, O e S erano occupati da una galleria chiusa, larga m 9, con una fila di pilastri assiali. Prendeva luce da una corte centrale aperta ad E, misurante m 48 × 35; qui si riunivano i cittadini della colonia. Sotto il portico erano deposte le derrate alimentari necessarie alla colonia. In seguito per altri edifici analoghi si ebbe l'idea d'interrare la galleria allo scopo di renderla isotermica; così nacquero i criptoportici, di cui i più tipici sono quelli di Aosta in Piemonte e di Arles in Francia, tutt'e due posteriori all'edificio di Lione.
Verso il 15 a. C. il praetorium fu raso al suolo per la costruzione, sotto Augusto, di un teatro, modesto edificio con due file di gradini soltanto. Concepito in un periodo in cui non si era stabilito un canone per questi edifici, acquistava un aspetto molto originale per il portico coperto che faceva il giro della cavea. Questo portico, largo m 6,20, illuminato da larghe finestre, era accessibile attraverso tre porte, delle quali le due estreme si aprivano là dove le vie esterne, in forte discesa, tagliavano il piano del portico, quella del centro là dove la differenza di livelli era più accentuata. Così vi si accedeva da una doppia scala.
Più originale ancora era l'anfiteatro delle Tre Gallie, costruito a fianco della collina della Croix-Rousse, nel 19 d. C., come rivela la magnifica iscrizione dedicatoria trovata nel 1958, che spinse a intraprendere lo scoprimento dei resti. Nel corso dell'anno 1967 fu messa in luce una quarta parte a NO. Costruito per uso dei delegati galli questo anfiteatro offriva un podio di muratura largo m 8 con un numero relativamente limitato di gradini sui quali erano incisi i nomi delle 60 nazioni celtiche. L'edificio misurava m 73 × 56 non contando i due avancorpi che aggettavano da una parte e dall'altra dell'asse minore e servivano di vestibolo ai pulvinaria. Sull'asse maggiore si aprivano le porte, larghe più di m 5, attraverso le quali i combattenti entravano nell'arena. Ai piedi del podio correva un canale destinato a raccogliere le acque piovane e a drenare quelle che correvano nel sottosuolo della collina.
Intorno al 120 d. C. a L. ci fu una vera rivoluzione edilizia derivante dalla costruzione dell'acquedotto del Gier, lungo 70 km, che permise l'alimentazione idrica della cima del colle di Fourvière. Quest'opera fu seguita dall'ingrandimento del teatro e dell'anfiteatro, i cui dettagli tecnici dimostrano la contemporaneità dei due restauri.
Diventato troppo modesto, il teatro vide rimpiazzata la galleria coperta che lo circondava da una terza fila di gradini che ne raddoppiò la capienza. La decorazione fu completamente rinnovata e particolarmente la sontuosa decorazione della frons scaenae. A questo restauro appartiene anche il sistema del sipario della scena che, in seguito ad una minuta analisi, si è potuto ricostruire in plastico nei minimi dettagli.
L'anfiteatro fu ingrandito in misura ancora maggiore con l'aggiunta al podio di un anello di gradini che portò la larghezza del corpo massiccio circondante l'arena a m 33 e le dimensioni dell'edificio a m 132 × 115. La porta assiale N fu ingrandita fino a m 6,60 e fiancheggiata da due passaggi laterali larghi m 1,50. Quello di O serviva ad un locale di servizio dove era istallato l'apparecchio destinato alla manovra della saracinesca che chiudeva la porta centrale durante i combattimenti. Della parte attribuibile ad Adriano si è scavato finora soltanto il settore NO dove i gradini di pietra da taglio furono poggiati semplicemente sul suolo naturale. I gradini scomparvero alla fine del XII sec. quando i monumenti antichi furono spogliati per i grandi lavori edilizi.
Quaranta anni più tardi ebbe luogo una nuova campagna monumentale. Fu inaugurata nell'anno 160 d. C. con la costruzione di un grande santuario di Cibele. Ricerche condotte nel 1965 al di sopra del teatro di Fourvière hanno rivelato il recinto rettangolare misurante m 52 × 86. Si apriva ad O con un portico monumentale che fronteggiava la cella situata all'altra estremità dell'asse maggiore e che conteneva la statua, di grandezza superiore al naturale, della dea della quale in uno scavo recente si è recuperato il volto. Verso il centro dello spiazzato era un'ara monumentale. Altri edifici dovevano trovarsi all'interno del recinto sacro.
Verso la stessa epoca fu eretto l'odèon. I dettagli tecnici mostrano che è esattamente contemporaneo al tempio di Cibele. Se il diametro dell'emiciclo misura m 73, gli annessi laterali portano la facciata a m 89 e ne fanno il più vasto odèon noto. Inoltre i suoi diversi elementi addossati al fianco della collina a S del teatro si sovrappongono per più di m 20 di altezza, a partire dallo spiazzato e dal portico della facciata a due piani fino al poderoso muro di cinta semicircolare, spesso m 6,45 che sosteneva il tetto sopra alla cavea. In questo muro si aprono cinque porte monumentali che servivano alternativamente di accesso a due settori di gradini. Si arrivava a queste porte da una via terminante a ciascuna estremità in una scalinata monumentale. Sotto la pavimentazione della via un canale largo m 2, alto m 3,50 ha conservato le tavole di rivestimento della vòlta, pietrificate dalle infiltrazioni calcaree.
L'approvvigionamento idrico, con l'acquedotto del Gier, del pianoro ad O dei teatri permise l'istallazione di un quartiere particolarmente ricco. Alla fine del XVIII sec. fu estratta un'enorme quantità di marmi dal punto più centrale e più elevato di questo pianoro. Si è dovuto aspettare fino al 1957 e alla costruzione di una serie di abitazioni moderne per mettere in luce un complesso monumentale misurante m 90 × 120. Era circondato da un muro spesso m 1,50, alto forse m 9 e ornato di pilastri di marmo bianco. Nel 1964 una rapida esplorazione del luogo ha rivelato un podio largo m 45 sul quale si era elevato un tempio ottastilo con colonne alte m 17. Una bella testa di Giove e un ex voto allo stesso dio autorizzano ad identificare il tempio come quello di Giove, eretto al centro del Forum Novum. Questo nome è del resto presupposto da quello di Forum Vetus, donde deriva Fourvière, nome dato allo sperone orientale della città alta, poi esteso a tutta la collina. Oggi più nulla è visibile del Forum Novum.
Tra le scoperte recenti è da ricordare quella del 1966, nel quartiere de la Muette lungo la Saône, di un complesso di fabbriche e di forni di ceramisti. Lo studio di quattro tonnellate di frammenti provenienti dagli scarichi e che contengono numerosi esemplari di forme, autorizza un raffronto cronologico preciso con le ceramiche trovate nell'accampamento di Halthern sul limes del Reno. Nel corso dei due decennî che precedettero e seguirono l'inizio dell'èra cristiana le officine di L. produssero le tazze tipo ACO e una sigillata liscia o decorata strettamente imparentata con quella che alla stessa epoca veniva fabbricata ad Arezzo. Sono stati identificati numerosi stampi, ma lo studio di questo materiale richiederà ancora molto tempo.
Nel gennaio del 1968 è stata definitivamente decisa la costruzione, a fianco dei teatri di Fourvière, di un museo che raccoglierà tutte le collezioni finora disperse in varî luoghi. I lavori comporteranno la prossima chiusura dell'attuale museo provvisorio e durante il 1971 e il 1972 la chiusura in casse della quasi totalità delle collezioni.
Bibl.: Documentazione generale: Chroniques archéologiques, in Gallia, passim; A. Audin, Lyon, miroir de Rome dans les Gaules, I, Parigi 1965; M. Leglay - A. Audin, Découvertes archéologiques récentes à Lugdunum, in Bulletin de la Société des Antiquaires de France, 1966, pp. 95-109. Praetorium e teatro: A. Audin, Le rideau de scène des théâtres romains, in Palladio, 1962, pp. 1-10; id., Fouilles en avant du théâtre de Lyon, in Gallia, XXV, I, 1967, pp. 11-48. Anfiteastro: J. Guey - A. Audin, L'amphithéâtre des Trois-Gaules à Lyon, in Gallia, XX, I, 1962, pp. 103-116; XXI, I, 1963, pp. 125-154; XXII, 1964, I, pp. 37-61. Santuario di Cibele: A. Audin, Le sanctuaire lyonnais de Cybèle, in Bulletin des Musées et Monuments lyonnais, 1965, 4, pp. 299-308. Odèon: A. Audin, L'odéon de Fourvière, in Bull. Mus. et Mon. lyon., 1964, 2, pp. 55-56. Forum Novum: cfr. sopra, A. Audin, Lyon, miroir de Rome dans les Gaules. Ceramiche della Muette: cfr. sopra, Découvertes arch. récentes à Lugdunum.