Lionel Messi
La Pulce da record
Dall’Argentina a Barcellona, ha sconfitto una forma di nanismo infantile per imporsi come una delle rivelazioni calcistiche più sensazionali del nuovo Millennio, oggetto di studio in varie università. L’unico paragone possibile? Con il suo connazionale Diego Armando Maradona.
Non solo i piedi, ma anche il cervello di Leo Messi è diventato oggetto di studio. Lo vogliono, per ulteriori accertamenti, gli olandesi e i tedeschi, che ne hanno fatto il centro di un ponderoso studio dell’Università di Kassel, Visual span and change direction in football: an expertise study. Si tratta di una ricerca sulla capacità di certi giocatori di avere una visuale del gioco tale da saper anticipare l’azione prima che ci arrivi l’avversario. Sicuramente, se c’è qualcuno che di questo talento ha fatto un’arte-professione è Lionel Andres Messi (n. Rosario, 24 giugno 1987). A soli 26 anni ha conquistato tutto, a cominciare dal trofeo come miglior giocatore del mondo (4 volte consecutive dal 2009). Leo Messi è argentino, ma ha praticamente vissuto tutta la sua vita a Barcellona dov’è arrivato ragazzino. È cresciuto alla Masia, il settore giovanile (cantera) da cui sono usciti i campioni che hanno fatto la storia del club catalano. La sua è una specie di favola, di esemplare percorso di riscatto, di coraggio, di genio senza sregolatezza. Figlio di un operaio di un’acciaieria, Jorge Horacio Messi, e di Celia Maria Cuccittini, Leo Messi ha lontane origini italiane: il suo trisavolo Angelo Messi emigrò in Sudamerica da Recanati. Soprannominato la Pulga, cioè la Pulce, per la sua bassa statura (1,69 m), da bambino gli è stata diagnosticata una forma di ipopituitarismo caratterizzata da una diminuita secrezione di ormoni ipofisari che si può tradurre in nanismo ipofisario da deficit di somatotropina. Il River Plate lo ingaggia a 11 anni, ma non vuole farsi carico delle spese per combattere la malattia (900 dollari al mese), così arriva il Barcellona, per il quale la Pulce firma il suo primo contratto professionistico nel 2001.
Leo compie il percorso inverso rispetto ai suoi avi: per il football l’America tanto sognata dagli emigranti è da questa parte dell’Atlantico. Il suo talento emerge prepotente anno dopo anno e i record si sprecano. Gli ultimi: migliore realizzatore in una stagione ufficiale tra club e nazionale (82 reti, 2011-12), migliore realizzatore in un anno solare (91 reti nel 2012, superato il primato del tedesco Gerd Müller che resisteva dal 1972). Il Barcellona è stato modellato da Pep Guardiola, l’allenatore ora passato al Bayern Monaco, attorno a Leo Messi. È l’unica grande squadra che gioca senza un centravanti di ruolo, ma si affida alla rapidità e ai cambi di direzione del suo Harry Potter. Baricentro basso, solidità, gioco di gambe, accelerazione, dribbling, velocità di esecuzione, senso del goal, palleggio, facilità di spostamento (laterale, ma anche verticale), fantasia, visione e volume di gioco: queste caratteristiche ne hanno fatto un giocatore unico, capace di racchiudere in sé più giocatori.
L’attaccante svedese Zlatan Ibrahimović , che a Barcellona è rimasto una stagione e poi è stato ceduto proprio perché non poteva coesistere con Messi, ha definito l’ambiente del club catalano «un collegio». Sì, è quasi un ordine monastico, con le sue regole, tra cui c’è quella di non ostentare la ricchezza. Ai giocatori è caldamente suggerito di non arrivare allo stadio con macchinoni costosi. Messi vive a Castelldefels, a sud di Barcellona, con la famiglia a cui si è aggiunto nel 2012 Thiago, avuto dalla compagna Antonella Roccuzzo. Anche con il passaporto spagnolo, Messi rimane argentino e il paragone più ovvio è quello con Diego Armando Maradona. Finora, malgrado le cifre esagerate di Messi (324 gol in 411 partite), il Pibe de Oro è ancora di una spanna sopra. La differenza a favore di Maradona, infatti, al di là di numeri e tecnica individuale, la fa quella che si può definire ‘capacità di vincere da solo’. Maradona ai Mondiali del Messico (1986) trascinò l’Argentina al successo. Messi, invece, con la sua nazionale, lontano dal ‘collegio’ del Camp Nou, non ha ancora lasciato il segno. In qualcosa, però, la Pulce si è avvicinata al Pibe: i guai con il fisco. Italiano per Maradona, spagnolo per Messi che, secondo l’accusa, avrebbe evaso 4 milioni di euro. Briciole, diciamolo, per il calciatore più pagato del mondo, che incassa poco meno di 100.000 euro al giorno, fattura 100 milioni all’anno e ha un patrimonio stimato in 250 milioni.
I record mondiali
4 volte vincitore del Pallone d’Oro (2009-12)
91 goal in un anno solare (2012)
25 goal internazionali in un anno solare (2012)*
19 partite consecutive di campionato segnando almeno un goal (2012-13)
* record condiviso con Vivian Woodward (1879-1954)