LIPSIA (anticamente urbs Libzi, dallo slavo lipa "tiglio"; ted. Leipzig; A. T., 53-54-55)
È la quinta città della Germania per numero d'abitanti (dopo Berlino, Amburgo, Colonia, Monaco) e la prima della Sassonia, uno dei più importanti centri commerciali e industriali dello stato. Posta a 110-125 m. s. m., 12° 23 ′ E. e 51° 20′ N., si trova in un'ampia e fertile pianura (formata da sedimenti diluviali e alluviali, i quali alla loro volta coprono strati terziarî carboniferi), inclinata leggermente da SE. a NO., la cui uniformità è appena rotta dalla presenza di qualche lontana collina. La media annua della temperatura è di 8°,6 (− 0°,9 in gennaio e 18°,1 in luglio); quella della precipitazioni annue 620 mm. I fattori che hanno contribuito al suo sviluppo da piccolo centro di pescatori, costruito da Slavi alla confluenza della Pleisse nel Parthe (corsi d'acqua che non sono navigabili e che attraverso l'Elster affluiscono nella Saale presso Halle), a grande emporio commerciale, sono in primo luogo in rapporto col fatto che la pianura di Turingia-Sassonia costituisce, a somiglianza delle pianure di Colonia e di Breslavia, una delle tre vaste insenature che continuano verso sud la pianura germanica, proprio a eguale distanza dal Baltico e dalle Alpi, dal confine occidentale e da quello orientale, al centro del territorio dove si parla tedesco, in un luogo di passaggio obbligato dove vengono a incrociarsi le strade che uniscono il distretto vestfalico con quello slesiano, Berlino con il Lago di Costanza. La pianura, nella quale i primi abitanti seppero sfruttare abilmente anche le piccole differenze di livello, è limitata a SE. dagli Erzgebirge e a SO. dalla Selva Turingia, regioni montuose dalle quali gli abitanti scendevano a scambiare i loro prodotti. Verso S. riusciva facile il passaggio nella Germania meridionale attraverso il Voigtland, verso SO. nella Boemia attraverso l'Elba e a occidente verso Francoforte attraverso la Turingia. Il luogo era paludoso (case su palafitte) e nel complesso poco favorevole, perché lontano da fiumi navigabili, ma forniva invece buone condizioni di difesa, in modo da permettere che gli scambî si svolgessero senza eccessive, preoccupazioni. Favorevole si mostrò pure la posizione rispetto alla pianura circostante, che andò col tempo trasformandosi (prosciugate le paludi e abbattute le boscaglie) in una fertile distesa di campi. Allo sviluppo del centro commerciale contribuì anche la concessione di privilegi da parte degli imperatori.
La parte più antica (Altstadt), di cui il centro è il Markt con l'antico municipio, aveva originariamente pianta triangolare e in seguito quadrata; essa è circondata ora da bei viali alberati (Promenadenring: Goethestr., Schillerstr., Rathausring, Dittrichring, Wagnerstr.), sorti sul luogo delle antiche mura (abbattute nel 1785) ed è posta in una zona di antichi sedimenti che s'interponevano tra le bassure della Pleisse (a O.) e della Parthe (a N.), i due corsi d'acqua che si riuniscono presso l'odierno Giardino Zoologico; si è cercato poi di guadagnare spazio sulle acque per mezzo di dighe, ma la larga fascia verde che divide tuttora il centro di Lipsia dai quartieri occidentali e la vasta zona occupata dai fasci di binarî della nuova grande stazione ferroviaria indicano quali fossero le maggiori bassure. Ancora al principio del secolo XIX, pur essendo un emporio commerciale di primo ordine, Lipsia aveva un aspetto modesto e numerose erano le case di legno, ma poi lo sviluppo industriale dei dintorni e la creazione della rete ferroviaria, che ha in parte ricalcato le antiche strade commerciali (pur con qualche deviazione a favore del vicino nodo prussiano di Halle), hanno contribuito rapidamente a ingrandirla: a poco a poco i maggiori villaggi dei dintorni si sono riuniti a essa, senza tuttavia saldarsi del tutto, in modo da farle assumere una pianta stellare, raggruppandosi attorno alla Gerberstrasse (verso N.), Grimmaischer Steinweg (verso E., in direzione di Dresda), Petersteinweg (verso S.), Ranstädter Steinweg (Turingia e Franconia). Gli spazî intermedî sono stati riempiti da giardini e da nuclei di grandi casamenti sorti nelle vicinanze delle. stazioni ferroviarie. Caratteristica della parte centrale che di regola ha case molto alte e strade strette, avendo avuto a disposizione poco spazio, è l'esistenza di numerosi sottoportici (Höfe), occupati per lo più da botteghe, i quali mettono in comunicazione le strade attraverso i principali palazzi. La vita commerciale pulsa soprattutto nel centro; seguono all'esterno i quartieri abitati dalle persone dedite al commercio (innere e äussere Vorstädte) e quindi i sobborghi industriali. Ora la fiera, che da luogo di vendite dirette si è trasformata in esposizione di campioni (Musiermesse), si svolge due volte all'anno, quella di primavera la domenica precedente al primo lunedì di marzo, quella di autunno nell'ultima domenica di agosto; essa si svolge in 39 grandi palazzi del centro, mentre la Technische Messe e la Baumesse trovano luogo in 16 appositi edifici, costruiti nelle vicinanze del grande monumento commemorativo della battaglia del 1813. I principali espositori provengono dalla Sassonia, Berlino, Baviera, Turingia, Provincia Renȧna, Württemberg; tra quelli esteri nella primavera del 1929 era al primo posto la Cecoslovacchia (286 espositori), quindi l'Austria (246) e l'Italia (147). La fiera di primavera è visitata in media da 150-180 mila persone, tra cui 30 mila stranieri (1929: 4600 Cecoslovacchi; 2760 Austriaci; 2680 Inglesi; 2430 Olandesi; 1020 Italiani). Lipsia è mercato di prim'ordine soprattutto per le pellicce (le cosiddette Rauchwaren, che hanno il loro emporio nel Brühl), per il cuoio, la lana, i prodotti di vetro, i libri (quartiere librario nei dintorni della Johannisplatz). Le industrie locali, che hanno tratto vantaggio dalla vicinanza del carbone, occupano in tutto 88.360 operai; ai primi posti sono quella delle confezioni, l'industria chimica (essenze), delle macchine, dei libri (stampa, legatura, illustrazioni, in tutto 1015 imprese, tra le quali notissime le case Brockhaus, Baedeker, Bibliographisches Institut), degli strumenti musicali, apparecchi elettrici di precisione. Lipsia è anche sede d'un'importante università (seconda in Germania soltanto a Heidelberg: 520 docenti e 7370 allievi), d'un conservatorio di musica (fondato nel 1843 da Mendelssohn: 700 studenti), della suprema corte di giustizia (Reichsgericht), d'un'accademia per l'arte grafica (fondata nel 1764), d'una scuola superiore di commercio (fondata nel 1898; 700 studenti), di alcuni musei (Museo Grassi, Museo di arte figurativa) ed è sede della Deutsche Bücherei.
La superficie del comune, che era di 17,8 kmq. nel 1885, diventa di 84,0 nel 1915 ed è ora di 128,5 di cui 28, 1 coperti da abitazioni, 16,3 occupati da vie, strade, piazze, 34,8 destinati all'agricoltura, 10,4 coperti da boschi, 6,6 da parchi, il resto da acque e stabilimenti industriali. Le maggiori aggregazioni avvennero tra il 1888 e il 1892 (17 comuni). Nel 1927 gli edifici erano 33.816, gli alloggi 178.922. Gli abitanti erano soltanto 14-15 mila alla fine del secolo XVI, 20 mila nel 1676 e 32 mila nel 1800. Nel 1849 sono ancora appena 62 mila e solo venti anni dopo Lipsia giunge ai 100 mila. Poi l'aumento, in parte per l'aggregazione dei comuni vicini, in parte per l'immigrazione, diventa sempre più rapido e imponente mentre il centro, destinato agli affari, come in altre città commerciali, vede progressivamente diminuire i suoi abitanti (città interna: 25.016 ab. nel 1885 e 19.650 nel 1895). Nel 1890 vennero contate nel comune 295.025 persone; nel 1900, 456.156; nel 1910, 589.850; nel 1925, 679.159 e 702.050 nel giugno 1933. Si calcola che durante la settimana della fiera la popolazione aumenti di 50 mila persone.
Monumenti - La chiesa di S. Nicola ha qualche parte di stile romanico (sec. XIII); fu rimaneggiata poi in diverse epoche e venne trasformata internamente nel 1784-94. Il suo pulpito di forme gotiche fiorite si trova ora nell'atrio della torre. Anche la chiesa di S. Tommaso, resa celebre da Joh. Seb. Bach che vi fu cantore, fondata nel 1213 come collegiata dei canonici agostiniani, fu poi sovente rimaneggiata: ha del secolo XIV l'atrio della torre meridionale, del secolo XV il coro, la sacristia e le navate (ricostruite nel 1482-96 da Claus Roder). Conserva, tra altro, numerose pietre sepolcrali ed epitaffî dei secoli XVI e XVII il sepolcro tardo gotico di Giorgio e Apollonia di Wiedebach (1517), il grande monumento in alabastro della famiglia Bachofen con il Giudizio Universale e la Resurrezione (circa 1550). La chiesa dei Paolini, fondata nel sec. XIII, ma rimaneggiata più volte, ha due tavole d'altare del sec. XIV e numerosi sepolcri dei secoli XV-XVII, e un capolavoro di Luca Cranach il Vecchio. La chiesa degli Scalzi (1494-1504) ha due navate di eguale altezza, il pulpito in una trasformazione del 1698 fu spostato, cosa liturgicamente interessante. Del già convento dei Domenicani (Paulinum), poi parte dell'università, si conserva la sola casa principesca, probabilmente opera (1558) di Paul Wiedemann. La Borsa fu costruita nel 1678 da Chr. Richter. L'attuale stazione principale (inizî sec. XX) attesta l'importanza commerciale di Lipsia. La vecchia città conserva tuttora numerose belle case d'abitazione del Rinascimento e barocche. Tra le prime ricordiamo la casa Auerbach con scene dipinte della leggenda di Faust (circa 1615), e la casa Weber (circa 1550). Begli esemplari di cortili con gallerie lignee si hanno nella Katherinenstrasse 4 e Neuer Markt 26 (1690). Alcune case (Katherinenstrasse, ecc.) hanno loggette aggettanti in legno riccamente intagliate; altre hanno facciate d'ispirazione olandese (casa Deutrich sulla Reichsstrasse, ecc.). Sono di stile barocco due case sulla piazza del Mercato (1705-1707), e altre costruite dal Fuchs cui si deve anche la casa Hohmann (Katherinenstrasse), l'edificio più notevole del barocco in Lipsia. Di stile rococò va citato il Castello Hohlis (circa 1750) con decorazione pittorica (circa 1780) di A. F. Oeser, a cui si deve pure il progetto del monumento a Federico Augusto III (circa 1780) con piedistallo del Dauthe. Il gigantesco monumento della Battaglia dei Popoli fu elevato nel 1898-1913 su progetto dello Schmitz. La stazione centrale, costruita dal 1904 al 1915, è una delle più grandi di Europa: copre 251 mila mq. con una fronte di 298 m.
Tra i musei, notevoli il Museo tedesco di libri e manoscritti con ricchissime collezioni per la storia del libro e della scrittura, il civico museo Grassi con prodotti antichi e nuovi d'arte applicata, il Museo civico storico nel vecchio palazzo comunale e il Museo civico di arte figurativa con una interessante se pur non cospicua serie di vecchi dipinti, tra cui il celebre Ecce Homo del maestro Franke, e la più importante raccolta di sculture e pitture di Max Klinger.
Vita culturale. - Patria di Leibniz e di Wagner; sede della maggiore attività musicale di Bach e degli studî di Lessing e di Goethe; celebrata già nel sec. XVIII come "piccola Parigi in riva alla Pleisse", per il culto dell'eleganza e degli ornati studî; rapidamente assurta a principale centro dell'editoria e del commercio librario della Germania, Lipsia ha notevole importanza anche per la sua vita culturale. L'Università, fondata nel 1409 e giunta nella seconda metà del sec. XIX - con Wundt, Zarneke, Curtius, Roscher, ecc. - a risonanza europea, conta ora 7470 studenti e 520 professori: ha tradizioni particolarmente gloriose nel campo delle scienze morali, della medicina, della fisica e della chimica; è fiancheggiata - oltre che dalla Sachsische Akademie der Wissenschaften, fondata nel 1846 - da gran numero di istituti per la ricerca scientifica, in parte strettamente universitarî e in parte autonomi: la sola "Konig-Friedrich-August-Stiftung" ne alimenta 12 diversi, ognuno con una propria serie di pubblicazioni; fiorente è l'"Institut für Auslandskunde", con numerose pubblicazioni sul germanesimo all'estero; dal 1932 funziona anche una "Gesellschaft für italienische Literatur", con una propria rivista Il libro italiano. Biblioteche imponenti per ricchezza di mezzi e organizzazione sono l'universitaria Bibliotheca Albertina, fondata nel 1543 (6000 mss. e oltre 1 milione di volumi); la Stadtbibliothek, fondata nel 1077 (1700 mss., 700 incunaboli, 165.000 voll.); la Comenius-Bücherei, per gli studî sulla scuola e l'educazione (325.000 voll.); la Bibliothek des Reichsgerichts, per gli studî giuridici e politici (250.000 voll.); la Bibliothek des Börsenvereins der deutschen Buchhändler (48.000 voll. e 40.000 cataloghi di case editrici e di librerie e antiquariati); la Musik-Bibliothek Peters (30.000 voll.); l'Archiv von Breitkopf und Härtel (con ricca raccolta di autografi e con tutte le pubblicazioni della casa, dal 1719 in poi); e, infine, la Deutsche Bücherei, la quale fu fondata nel 1912 per raccogliere tutte le pubblicazioni che escono nel mondo in lingua tedesca e tutte le pubblicazioni che escono in qualsiasi lingua entro i confini del Reich (patrimonio attuale:1.100.000 volumi con 40.000 pubblicazioni periodiche) e, controllando tutta l'attività editoriale, funziona come Istituto centrale per la bibliografia tedesca, con le seguenti principali pubblicazioni: Deutsche Nationalbibliographie; Tägliches Verzeichnis der Neuerscheinungen des deutschen Buchhandels; Halbjahrsverzeichnis der Neuerscheinungen; Deutsches Bücherverzeichnis, quinquennale; Literarisches Zentralblatt für Deutschland; Jahresberichte des Literarischen Zentralblattes; Monatliches Verzeichnis der reichsdeutschen amtlichen Druckschriften; Deutsche Bibliophilie.
Fra le rimanenti istituzioni meritano particolare ricordo: la Handelshochschule (1200 studenti), con taluni insegnamenti in diretta collaborazione con l'università; la Staatliche Akademie für graphische Künste und Buchgewerbe che, insieme con altre istituzioni minori, la Buchhändlertechnik und-Verwaltung, promuove gli studî sull'arte della stampa e sull'attività libraria e bibliotecaria; e infine, e soprattutto, il Conservatorio.
Per quel che riguarda il teatro, Lipsia non poté reggere il confronto con la vicina Dresda, favorita dalla presenza della corte; solo alla metà del sec. XVIII, con le rappresentazioni di K. Neuber e con la critica di Gottsched, durante il fiorire della locale scuola poetica che segnò gli inizî del rinnovamento letterario tedesco, assurse a importanza storica: più tardi ebbe ancora momenti felici con la direzione di C. Ch. Schmidt e H. Marr, di M. Strägemann, di R. Volkner, di M. Martesteig, ma senza giungere a un particolare significato nella storia dell'arte teatrale germanica (oggi, fra opera, operetta e prosa, Lipsia possiede 6 teatri).
Vita musicale. - Grande importanza va riconosciuta a Lipsia quale centro di vita musicale: si può dire che nel campo degli studî musicali i suoi istituti siano tra i primi non soltanto della Germania ma del mondo. Tra essi menzioniamo l'Istituto musicologico dell'Università e il Conservatorio, fondato nel 1843. L'interessamento per le grandi opere musicali è appagato da organizzazioni concertistiche come il Gewandhaus, teatrali come l'Opera comunale, oltre che dall'attività musicale della Thomasschule (appartenente alla chiesa di S. Tommaso) che dai tempi di J. S. Bach, il quale ne fu Kantor, fino a oggi è stata al centro della vita musicale tedesca. Lipsia, inoltre, è sede di società come la Deutsche Musikgesellschaft e la Neue Bach-Gesellschaft.
Tra i principali musicisti che lavorarono a Lipsia si ricordano J. S. Bach, R. Schumann, F. Mendelssohn-Bartholdy, A. Lortzing, R. Wagner, M. Reger e il direttore d'orchestra A. Nikisch.
Storia. - È ricordata per la prima volta da un documento del 1015, come luogo fortificato. La futura città ebbe origine da un primo nucleo slavo, accanto al quale si formò, nel sec. XII, il più antico stanziamento tedesco, destinato in breve tempo a predominare completamente. Fra il 1156 ed il 1170 Lipsia ottenne dal margravio Ottone di Misnia il riconoscimento del suo primo statuto municipale; ma solo nel 1263 la città ebbe un'amministrazione autonoma. Da quest'epoca appunto Lipsia comincia a essere annoverata fra i mercati urbani di maggiore importanza della Germania centrale, di una regione cioè in cui alla fine del Duecento lo sviluppo urbano era appena agl'inizî. Lipsia deve - come si è detto - questa sua maggiore importanza alla posizione geografica.
Città e mercato sono ancora ben lontani dalla floridezza che essi raggiungeranno nell'età modema: la città non doveva contare nel Trecento che due o tre migliaia di abitanti, e appena nel 1600 si calcola che essa abbia raggiunto i 10 mila; il mercato è ben lontano dall'avere assunto l'importanza mondiale delle famose fiere di Lipsia. Ma, pure in propor. zioni ancora assai modeste, l'importanza economica della città si rivela in continuo aumento: nel 1273 essa ottiene il diritto di batter moneta; nel 1352 e nel 1362 quello di esigere dazî sulle merci in transito e su quelle vendute al mercato annuale (1458) e coi privilegi imperiali del 1497 e del 1507 può considerarsi iniziata l'attività delle vere fiere di Lipsia, non più semplice tappa di mercanti di passaggio, ma luogo di convegno a cui accorrono i mercanti di molte regioni della Germania e anche dei paesi vicini.
Nello stesso tempo Lipsia comincia ad affermarsi come massimo centro culturale della Sassonia: nel 1409 essa diventa sede di una università, che si costituisce con un primo nucleo di professori e di studenti emigrati da Praga, e che sarà destinata a diventare più tardi una fra le maggiori università germaniche. E forse non per puro caso nel luglio 1519 essa fu scelta come sede della famosa disputa fra Lutero e Ciovanni Eck, che determinò la rottura definitiva fra il movimento luterano e la chiesa romana.
Dopo la metà del Cinquecento l'ascesa di Lipsia si fa più rapida e la stessa guerra dei Trent'anni, durante la quale Lipsia fu ripetutamente presa e ripresa da imperiali e da Svedesi, se determinò una sosta, non impedì una rapida ripresa dopo la pace di Vestfalia.
L'incremento demografico si accompagna a un rapido progresso economico e a un totale rinnovamento edilizio. Già alla fine del Cinquecento la situazione particolarmente favorevole di Lipsia era stata riconosciuta dai profughi dei Paesi Bassi spagnoli, i quali in gruppo abbastanza numeroso avevano scelto la città come luogo di rifugio e avevano contribuito a dare un notevole sviluppo alla sua industria tessile; e un secolo più tardi una nuova colonia di ugonotti francesi si stabiliva a Lipsia e concorreva anch'essa a promuoverne il progresso economico. Dopo gli ultimi decennî del Seicento s'iniziò infatti il periodo della maggiore fioritura di Lipsia e delle sue fiere, che assunsero un carattere decisamente internazionale. I mercanti stranieri vi erano attratti dalla libertà completa di cui vi godevano per tutta la durata della fiera, che, limitata dapprima a una settimana, venne estesa allora a due e anche a tre; dalla totale parità di condizioni coi mercanti locali, e finalmente dal permesso che essi riuscivano spesso a ottenere di potersi trattenere a Lipsia ed esercitarvi il commercio anche nell'intervallo compreso tra fiera e fiera. Perciò il numero degli stranieri che frequentavano la fiera sale a cifre molto considerevoli, e fu calcolato che variasse, a seconda degli anni, da 3000 a 7000. Essi erano per la maggior parte inglesi, olandesi, greci, e in prima linea ebrei polacchi, che da soli raggiungevano spesso il 25% del numero totale dei frequentatori della fiera. Indice molto significativo della grande importanza riconosciuta ormai a Lipsia come centro commerciale e culturale è il trasferimento in questa città, da Francoforte sul Meno, del "Centro del commercio librario tedesco".
Il grande mercato librario, che si viene a poco a poco accompagnando con un grande sviluppo dell'industria editoriale, se è collegato allo sviluppo assunto nel Settecento da Lipsia come mercato internazionale, trova d'altra parte la sua ragione d'essere nella posizione preminente che la maggiore città della Sassonia si è assicurata, dopo la Riforma, nella vita intellettuale germanica, per ciò che riguarda sia la lingua sia la letteratura; per il teatro come per la musica (v. sopra). La sua posizione di centro della vita nazionale trova infine una consacrazione nella battaglia del 16-19 ottobre 1813 (v. appresso), considerata come l'atto di nascita dell'unità nazionale germanica.
Il distacco avvenuto in seguito ai trattati del 1814-15 della Sassonia settentrionale, incorporata nel regno di Prussia, e l'adesione, avvenuta nel 1834, all'Unione doganale tedesca, determinano l'abbandono della politica economica tradizionale, che aveva fatto finora la fortuna del mercato di Lipsia. Non è più il comune privilegiato, che sfrutta la posizione vantaggiosa e i favori che esso riesce a ottenere dal principe, per attirare con franchigie temporanee i mercanti stranieri, allontanandoli dai mercati rivali; ma è ormai un elemento di una più grande unità economica, in condizioni di perfetta uguaglianza giuridica con tutte le altre città della Germania.
La rinuncia all'autonomia doganale non solo non determinò i danni che da molti si erano temuti, ma fu seguita anzi dal periodo di più rapido e intenso sviluppo economico che Lipsia avesse mai avuto fino allora. In una Germania libera da ogni barriera doganale interna Lipsia può sfruttare più intensamente che mai il vantaggio della sua posizione centrale e della rete di strade che vi s'incrociano. Ed è sintomatico che la prima ferrovia germanica tra due grandi città sia appunto la Lipsia-Dresda, aperta all'esercizio nel 1839; primo passo di quello sviluppo che, in meno di 40 anni, doveva fare di Lipsia il maggiore centro ferroviario della Germania.
Ma, cosa che può sembrare strana, l'ingresso nello Zollverein non solo è seguito da un rapido incremento di tutte le attività cittadine; ma le fiere stesse, a cui si riteneva che quell'adesione dovesse dare un colpo mortale, ebbero per quasi un trentennio una frequenza di visitatori, un afflusso di merci e una mole di affari di gran lunga superiori a quelli degli anni migliori dei due secoli precedenti. Soltanto dopo il 1860, raggiunto il punto più alto della sua ascesa, comincia la decadenza della fiera famosa che ormai, in seguito al completamento della rete ferroviaria germanica e alla profonda trasformazione che ne deriva nei metodi commerciali, ha perduto quasi completamente le ragioni della sua floridezza. Ma non decade per questo l'attività commerciale di Lipsia, che è anzi in continuo incremento e in cui primeggia sempre, se non per il valore degli scambî almeno per la sua importanza internazionale, il commercio librario, per il quale Lipsia, diventata fin dal 1825 sede del Börsenverein der deutschen Buchhändler, raggiunge alla fine del secolo il numero di 160 ditte, molte delle quali importantissime, che esercitano il commercio di commissione per conto dei librai di tutto il mondo, e assieme a esse un buon numero di importantissime librerie antiquarie e di grandi case editrici.
Dopo la guerra mondiale Lipsia, nel periodo di disorganizzazione dei mercati, ha visto una rifioritura, che dura tuttora, delle sue fiere, e ha avuto, dalla costituzione di Weimar, un solenne riconoscimento della sua funzione nazionale, divenendo la sede del tribunale supremo che decide nei casi di conflitto fra il governo del Reich e quelli dei singoli stati.
La battaglia di Lipsia (16-19 ottobre 1813). - La piana attorno a Lipsia fu più volte teatro di battaglie; ma la più celebre fu quella combattuta dal 16 al 19 ottobre 1813, non solo per il numero dei combattenti che vi parteciparono e per le abili manovre che vi si svolsero, ma soprattutto per le sue gravi conseguenze, potendosi affermare che da quel momento l'impero napoleonico apparve non più in condizioni di resistere all'ondata dei nemici.
L'azione offensiva dei coalizzati, per un momento arrestata da Napoleone con la battaglia di Dresda (v.), aveva ripreso con nuova baldanza, determinando anche il distacco della Baviera dall'alleanza francese. Napoleone volle, con rapida mossa del grosso delle sue forze (del quale aveva il comando diretto), prevenire a Lipsia la congiunzione della massa austro russa di Boemia coi Prussiani scendenti da nord. I distaccamenti che l'imperatore aveva lasciati sull'Elba col compito di ritardare l'avanzata nemica venivano respinti dagli Austro-Russi, e ciò accresceva la necessità di affrettarsi. L'imperatore disponeva di 6 corpi d'armata francesi, uno polacco, uno sassone, un corpo di cavalleria würtemberghese, inoltre la cavalleria del Murat e il corpo della Guardia. Il giorno 16 ottobre i coalizzati avanzarono all'attacco concentricamente, ma Napoleone dapprima li contenne, poi con un contrattacco li respinse. Tentò anche di sbaragliarli con un'azione finale di cavalleria contro il centro nemico, ma i Russi che colà si trovavano tennero fermo; e anzi, alla fine della giornata, i coalizzati, fatte entrare in linea grosse riserve, riprendevano ad attaccare. Il maresciallo Ney, che comandava un grosso distaccamento di protezione inviato da Napoleone verso nord, non essendo impegnato e sentendo la viva cannonata a sud, aveva avuto l'iniziativa d'inviare due delle sue divisioni all'imperatore; ma le aveva richiamate quando egli stesso fu attaccato dai Prussiani del Blücher; sicché le due divisioni si mossero fra due battaglie senza prender parte ad alcuna.
La lotta, dopo aver sostato il giorno 17 per l'estrema stanchezza dei combattenti nei due campi avversi, fu ripresa il 18 per iniziativa dei coalizzati che avevano nel frattempo ricevuto 100.000 uomini di rinforzo e avevano raccolto 1400 cannoni, esattamente il doppio dei cannoni francesi. Conscio della propria grave inferiorità numerica, Napoleone rimase - contro il suo solito - sulle difese e aggravò la situazione chiedendo al nemico un armistizio. La risposta fu un nuovo attacco dei coalizzati, di fronte al quale Napoleone dispose una difesa a oltranza, cui avrebbe eventualmente seguito una ritirata, già logisticamente predisposta. I risultati della lotta del 18, malgrado il valoroso contegno delle truppe, furono tali - per ragione di numero - che l'imperatore decise di dar corso alla ritirata immediatamente, in modo da sottrarsi al contatto col nemico durante la notte. Si aggiunga che il precipitare degli eventi determinò la defezione del corpo sassone e della cavalleria würtemberghese. La ritirata era tuttora in corso il mattino del 19 attraverso i ponti dell'Elster, quando i coalizzati attaccarono nuovamente. La critica situazione dell'esercito francese, aggravata dall'intempestivo brillamento della mina di un ponte (per il quale 30.000 uomini furono tagliati fuori e fatti in gran parte prigionieri) non permise all'imperatore che di salvare l'onore delle ȧrmi. I coalizzati perdettero 40 mila uomini e i Francesi 30 mila, oltre a 23 mila prigionieri.
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