liquidificazione
s. f. Variabilità, cambiamento continuo.
• oggi la «liquidificazione» della politica (vedremo alle prossime elezioni amministrative) riporta [Beppe] Grillo alla ribalta. Oggi, come allora, cinque anni fa, Grillo propone liste civiche spontanee «certificate» da lui (che alcuni sondaggi accreditano di percentuali alte al voto). E poi? E poi niente perché in ogni caso Grillo si dispiega soltanto nella politica che dico «orizzontale» che culmina nelle elezioni, ma non ha nessuna ricetta né comprensione sensata della politica «verticale» che partendo dalle elezioni deve creare, o anche ricreare ma pur sempre gestire, una immensa organizzazione gerarchica: appunto, lo Stato. (Giovanni Sartori, Corriere della sera, 25 aprile 2012, p. 1, Prima pagina) • La famiglia ‒ può sembrare banale ricordarlo, ma oggi non lo è affatto ‒ è la cellula prima della società: salvaguardarla e promuoverla significa offrire allo sviluppo quel supporto personale e comunitario che solo può garantire una crescita forte e solida; significa, attraverso l’apertura alla procreazione, riaprire le porte verso il futuro, superare l’individualismo edonistico e la liquidificazione della società, ritrovare la forza di costruire non solo per sé ma anche per le generazioni a venire. (Carlo Costalli, Tempo, 23 novembre 2012, p. 13, Lettere & Commenti).
- Derivato dall’agg. liquido con l’aggiunta del suffisso -ificazione.